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IMU immobile inagibile: quando spetta la riduzione?

Una società richiedeva la riduzione del 50% dell’IMU per un complesso immobiliare ritenuto parzialmente inagibile. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per beneficiare dell’agevolazione per un IMU immobile inagibile non basta il mancato utilizzo o l’assenza di allacci, ma è necessario provare un degrado strutturale grave, non risolvibile con semplice manutenzione. L’onere di fornire prove concrete e tempestive ricade interamente sul contribuente.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IMU Immobile Inagibile: Quando Spetta la Riduzione del 50%?

La possibilità di ottenere una riduzione del 50% sull’imposta municipale unica (IMU) per un immobile inagibile è un’agevolazione importante per i proprietari, ma è subordinata a condizioni precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i requisiti necessari, sottolineando come l’onere della prova ricada interamente sul contribuente. Analizziamo la decisione per comprendere quali elementi sono decisivi per ottenere il beneficio fiscale e quali errori evitare.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava una società proprietaria di un complesso industriale che aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2013. La società si opponeva alla pretesa fiscale, sostenendo di avere diritto alla riduzione del 50% della base imponibile poiché una parte significativa del complesso era, a suo dire, inagibile e di fatto inutilizzata. In particolare, un capannone industriale era stato privato della copertura e versava in uno stato di dissesto statico irreversibile.
La Commissione Tributaria Regionale, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato il debito IMU, ritenendo che la società non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare l’inagibilità secondo i criteri di legge. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sulla Riduzione IMU per Immobile Inagibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando la linea dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione è la distinzione tra “inutilizzabilità di fatto” e “inagibilità” giuridicamente rilevante. Per ottenere la riduzione IMU, non è sufficiente che l’immobile sia semplicemente non utilizzato o privo di allacciamenti. È invece necessario dimostrare una condizione di degrado fisico talmente grave da non poter essere superata con interventi di manutenzione ordinaria, ma che richieda interventi di restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia.

La Prova dell’Inagibilità: un Onere del Contribuente

La Corte ha evidenziato come l’onere di provare tale stato di degrado spetti esclusivamente al contribuente. Nel caso di specie, la società non è riuscita a fornire elementi oggettivi e collocabili con precisione nell’annualità d’imposta in questione. La documentazione fotografica e la perizia di parte sono state giudicate insufficienti perché non permettevano di retrodatare con certezza lo stato dei luoghi al 2013.
Inoltre, altri elementi giocavano a sfavore del contribuente:
1. Mancata comunicazione formale: Non era stata presentata al Comune una formale dichiarazione di inagibilità.
2. Utilizzo parziale: La società aveva versato la tassa sui rifiuti (all’epoca Tares) per gli anni 2013, 2014 e 2015, dimostrando che una parte del complesso era comunque utilizzata, il che contraddiceva la tesi di un’inagibilità totale o grave.
3. Dichiarazioni catastali: Le stesse dichiarazioni DOCFA presentate dalla società non chiarivano in modo inequivocabile le condizioni di grave e insuperabile inagibilità richieste per l’agevolazione.

L’Esclusione della Buona Fede e la Conferma delle Sanzioni

La Cassazione ha anche respinto il motivo relativo all’illegittimità delle sanzioni. La società sosteneva di aver agito in buona fede, ma i giudici hanno ribadito che in materia tributaria vige una presunzione di colpa a carico di chi commette la violazione. Per essere esentato, il contribuente deve dimostrare di aver agito senza negligenza, magari a causa di un’oggettiva incertezza normativa, cosa che in questo caso non è stata provata.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su una duplice ratio decidendi. In primo luogo, la valutazione dello stato di fatto dell’immobile è una prerogativa del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è motivata in modo logico e congruente. La Commissione Tributaria Regionale non si era limitata a contestare la mancanza di una dichiarazione formale, ma aveva analizzato nel merito le prove, ritenendole insufficienti e contraddittorie. In secondo luogo, il ricorso del contribuente tendeva a una inammissibile rivalutazione dei fatti già esaminati nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito ai contribuenti: per beneficiare della riduzione del 50% dell’IMU per immobile inagibile, è indispensabile un approccio proattivo e documentato. Non basta affermare l’inagibilità, ma bisogna provarla con certezza attraverso perizie asseverate, dichiarazioni formali e tempestive al Comune e una condotta coerente (ad esempio, non versando tributi che presuppongono l’utilizzo dell’immobile). La semplice assenza di utilizzo non è sinonimo di inagibilità e non dà diritto, di per sé, ad alcun beneficio fiscale.

È sufficiente che un immobile sia di fatto non utilizzato per ottenere la riduzione IMU del 50%?
No, non è sufficiente. La normativa richiede una condizione di inagibilità o inabitabilità, che consiste in un degrado fisico strutturale grave, non superabile con interventi di manutenzione ordinaria, ma che necessita di interventi di restauro o ristrutturazione.

Chi deve provare lo stato di inagibilità dell’immobile?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. Egli deve fornire prove oggettive e databili con certezza, come una perizia tecnica asseverata allegata alla dichiarazione o una dichiarazione sostitutiva che attesti in modo inequivocabile le condizioni di degrado per il periodo d’imposta di riferimento.

Il pagamento di altre tasse, come la tassa sui rifiuti, può influire sulla richiesta di riduzione IMU per inagibilità?
Sì. Secondo la Corte, il pagamento della tassa sui rifiuti (Tari/Tares) può essere considerato un elemento contrario alla tesi del contribuente, poiché dimostra che, nonostante le presunte condizioni di degrado, una parte dell’immobile era comunque in concreto utilizzata, indebolendo la pretesa di inagibilità ai fini IMU.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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