LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Tributario

Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione
Un contribuente ha impugnato in Cassazione una sentenza relativa alla notifica di un avviso di accertamento. Durante il giudizio, la stessa corte d'appello ha revocato la propria sentenza. La Cassazione ha quindi dichiarato la cessazione materia del contendere, poiché l'atto impugnato non esisteva più, rendendo il ricorso inammissibile per sopravvenuto difetto di interesse e compensando le spese legali.
Continua »
Controllo automatizzato: illegittimo senza dichiarazione
Una società in liquidazione ha impugnato una cartella di pagamento emessa a seguito di controllo automatizzato per il mancato versamento delle imposte sul reddito minimo delle società non operative. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9320/2024, ha accolto il ricorso, stabilendo che la procedura di controllo automatizzato ex art. 36-bis d.p.r. 600/1973 è illegittima se utilizzata per accertare un reddito non dichiarato dal contribuente. Tale procedura presuppone una dichiarazione presentata, sulla quale effettuare controlli meramente cartolari. In assenza di dichiarazione del reddito in questione, l'Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto emettere un avviso di accertamento motivato, non potendo procedere con la via automatizzata.
Continua »
Agevolazioni prima casa: quando è immobile di lusso?
Un contribuente perde le agevolazioni prima casa poiché l'immobile acquistato viene classificato come di lusso. La Corte di Cassazione chiarisce il criterio di calcolo, stabilendo che per definire un immobile di lusso, il valore del terreno non deve superare di una volta e mezza il costo di costruzione. La sentenza conferma inoltre la non retroattività delle normative successive più favorevoli.
Continua »
Definizione agevolata: estinzione del processo
Una contribuente impugna in Cassazione una sentenza della Commissione Tributaria Regionale relativa a un avviso di accertamento per redditi non dichiarati. Durante il giudizio, aderisce alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197 del 2022. L'Agenzia delle Entrate conferma la regolarità della procedura e la Corte di Cassazione, prendendone atto, dichiara l'estinzione del processo, stabilendo che le spese restino a carico di chi le ha sostenute.
Continua »
Agevolazioni fiscali terremoto: no per debiti scaduti
Un contribuente ha richiesto la riduzione di vecchi debiti fiscali basandosi sulle norme per il sisma del 2009. La Corte di Cassazione ha negato il beneficio, chiarendo che le agevolazioni fiscali terremoto sono valide solo per i pagamenti con scadenza nel periodo di sospensione, non per debiti pregressi e già scaduti.
Continua »
Definizione agevolata: estinzione del processo
Un contribuente, dopo aver ricevuto un avviso di liquidazione per la revoca delle agevolazioni "prima casa", aderiva a una definizione agevolata durante il processo d'appello. La Commissione Tributaria Regionale ignorava la richiesta e decideva nel merito. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che il giudice, di fronte a una richiesta di definizione agevolata, ha il dovere di prenderne atto e dichiarare l'estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, configurandosi altrimenti un error in procedendo.
Continua »
Calcolo interessi crediti tributari: basta la norma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9306/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul calcolo interessi crediti tributari nelle procedure fallimentari. L'Agenzia delle Entrate si era vista rigettare la richiesta di interessi perché non aveva allegato i fogli di calcolo. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, chiarendo che per l'ammissione al passivo è sufficiente indicare la norma di legge alla base della pretesa, senza necessità di produrre calcoli dettagliati, poiché i tassi sono pubblicamente noti e il computo è una semplice operazione matematica.
Continua »
Onere della prova notifica: chi prova il contenuto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9279/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di onere della prova notifica. In caso di notifica a mezzo raccomandata, la consegna del plico fa presumere la conoscenza dell'atto. Spetta al destinatario, che ne contesti il contenuto, dimostrare che l'involucro era vuoto o conteneva un documento diverso da quello indicato dal mittente. La Corte ha così cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato tale onere probatorio sull'Amministrazione finanziaria.
Continua »
Estratto di ruolo: basta per ammettere il credito?
Una società di riscossione si è vista negare l'ammissione di crediti tributari al passivo di un fallimento perché basata su un estratto di ruolo non preceduto dalla notifica della cartella. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, ai fini dell'insinuazione al passivo fallimentare, l'estratto di ruolo è prova sufficiente del credito, essendo irrilevante la preventiva notifica della cartella di pagamento.
Continua »
Ammissione al passivo: basta l’estratto di ruolo
Un agente della riscossione ha richiesto l'ammissione al passivo in un fallimento, ma parte del credito è stata esclusa per mancata notifica della cartella di pagamento. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: per l'ammissione al passivo dei crediti tributari, l'estratto di ruolo è documento sufficiente e non è necessaria la preventiva notifica della cartella di pagamento al debitore.
Continua »
Compenso riscossione: estinzione e spese compensate
Una società contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la natura del compenso della riscossione. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, ha rinunciato all'azione a seguito di un consolidato orientamento giurisprudenziale contrario. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio e, in via eccezionale, ha disposto la compensazione delle spese legali, motivando la decisione con il fatto che il consolidamento della giurisprudenza era avvenuto in un momento successivo alla proposizione del ricorso stesso.
Continua »
Sopravvenuta carenza di interesse: ricorso inammissibile
Un contribuente impugna un preavviso di ipoteca. Durante il processo in Cassazione, il debito tributario sottostante viene annullato. Il contribuente chiede quindi di chiudere il caso. La Corte, rilevando la sopravvenuta carenza di interesse, dichiara il ricorso inammissibile perché la ragione del contendere è venuta meno, rendendo inutile una pronuncia nel merito.
Continua »
Riconoscimento del debito: stop alla prescrizione
Un ente creditore si è visto negare l'ammissione al passivo di un fallimento per la prescrizione dei crediti tributari. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la richiesta di rateizzazione del debito, presentata dalla società prima di fallire, costituisce un valido atto di riconoscimento del debito. Tale riconoscimento interrompe la prescrizione e non è necessario produrre l'istanza originale, essendo sufficiente la prova della sua presentazione e accoglimento. Questo principio si applica anche nei confronti del curatore fallimentare.
Continua »
Carenza di interesse: ricorso inammissibile
Un contribuente impugna un preavviso di ipoteca. Durante il processo in Cassazione, ottiene lo sgravio del debito e chiede la cessazione della materia del contendere. La Corte Suprema, rilevando la mancanza di adesione della controparte, dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché il ricorrente non ha più un vantaggio pratico dalla continuazione del giudizio.
Continua »
Accertamenti bancari: la Cassazione chiarisce le regole
La Corte di Cassazione, con l'Ordinanza n. 9179/2024, chiarisce l'applicazione degli accertamenti bancari. I versamenti ingiustificati su conti personali sono presunti reddito per tutti i contribuenti, non solo per le società. L'onere di provare la loro natura non imponibile spetta al contribuente. La sentenza impugnata, che escludeva tale presunzione per le persone fisiche, è stata cassata con rinvio.
Continua »
Responsabilità amministratore: limiti per debiti IRAP
La Corte di Cassazione interviene sul tema della responsabilità amministratore di società estinta per debiti fiscali. Con la sentenza n. 9170/2024, ha stabilito che la responsabilità prevista dall'art. 36 del d.P.R. 602/1973 si limita alle sole imposte dirette (come l'IRES) e ai relativi interessi, escludendo esplicitamente l'IRAP e le sanzioni. Questa precisazione deriva dalla natura civilistica, e non tributaria, di tale responsabilità, che sanziona la mala gestio dell'amministratore e non configura una successione nel debito d'imposta.
Continua »
Accertamenti bancari: come difendersi dal Fisco
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9172/2024, ha stabilito che in tema di accertamenti bancari, il contribuente può superare la presunzione di maggior reddito dimostrando che i versamenti sul proprio conto sono rimborsi di finanziamenti erogati a una società di cui è socio. La prova può essere fornita tramite una combinazione di scritture contabili societarie e dichiarazioni testimoniali degli altri soci, che il giudice di merito deve valutare in modo rigoroso e analitico.
Continua »
Motivazione avviso accertamento catastale: la guida
Un contribuente impugna un avviso di accertamento per la rideterminazione della rendita catastale. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la motivazione dell'avviso di accertamento deve indicare gli elementi specifici dell'immobile e del contesto, non bastando il riferimento generico ai valori della microzona.
Continua »
Accertamenti bancari: la prova del contribuente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9159/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva ritenuto sufficiente una giustificazione generica da parte di un contribuente per alcuni movimenti bancari oggetto di accertamento fiscale. La Corte ha ribadito che, in tema di accertamenti bancari, il contribuente ha l'onere di fornire una prova analitica e rigorosa per ogni singola operazione, dimostrando che non si tratta di reddito imponibile. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per un nuovo esame che applichi correttamente questo principio.
Continua »
Notifica al fallito: quando è valida per il Fisco?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9150/2024, ha stabilito che la notifica di un atto impositivo al solo curatore fallimentare non è sufficiente a far decorrere i termini per il contribuente. Il soggetto fallito, una volta tornato in bonis, può legittimamente contestare la pretesa fiscale, inclusa la prescrizione, a partire dalla notifica del successivo atto a lui direttamente indirizzato. La Corte ha quindi cassato la sentenza che riteneva preclusa l'eccezione di prescrizione, basandosi su una precedente notifica al fallito effettuata unicamente al curatore.
Continua »