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Diritto Tributario

TOSAP autostrade: la Cassazione conferma il tributo
Una società concessionaria di autostrade ha impugnato un avviso di accertamento per la TOSAP (Tassa per l'Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche) relativo a un viadotto che sovrastava una strada di proprietà comunale. La società sosteneva di non dover pagare il tributo poiché l'opera era stata realizzata in virtù di leggi statali e non di una concessione comunale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso. Ha stabilito che l'esenzione dal pagamento della TOSAP autostrade, prevista per lo Stato, non si estende alla società concessionaria, anche se gestisce un'opera pubblica. L'occupazione del suolo comunale, sottraendolo all'uso pubblico, costituisce il presupposto per l'applicazione della tassa, indipendentemente dal fatto che l'opera sia di proprietà statale.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9961/2024, si è pronunciata sulla responsabilità per l'imposta unica scommesse in un caso riguardante un bookmaker estero e una ricevitoria italiana per le annualità 2010 e 2011. La Corte ha confermato la responsabilità solidale di entrambi i soggetti per l'imposta dovuta dal 2011 in poi, seguendo un precedente della Corte Costituzionale. Tuttavia, ha accolto il ricorso della società limitatamente alle sanzioni per l'anno 2010, annullandole a causa della condizione di 'obiettiva incertezza normativa' preesistente alla legge interpretativa del 2010.
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Soggetto fittizio IVA: no alla detrazione dell’imposta
Una società si è vista negare il rimborso di un credito IVA poiché ritenuta un'entità fittizia. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9968/2024, ha confermato la decisione, chiarendo che un soggetto fittizio IVA, privo di una reale attività economica a sé imputabile, non ha diritto alla detrazione. La Corte ha sottolineato che la totale assenza di organizzazione non era la causa diretta del diniego, ma la prova che la società era una mera interposta, creata per favorire un'altra impresa.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile?
Una società ha richiesto la revocazione di una sentenza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto revocatorio. La società lamentava che la Corte non avesse riconosciuto una duplice motivazione (ratio decidendi) nella sentenza di grado inferiore. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errata interpretazione della motivazione di una sentenza costituisce un errore di diritto e non un errore di fatto, il quale è l'unico presupposto per la revocazione.
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Plusvalenza terreni lottizzati: quando si tassa?
La Corte di Cassazione ha stabilito che per la tassazione della plusvalenza terreni lottizzati è sufficiente l'approvazione della delibera comunale di lottizzazione, anche se la convenzione urbanistica viene firmata successivamente dall'acquirente. Il caso riguardava la vendita di un terreno da parte di alcuni eredi. L'Agenzia delle Entrate sosteneva che il terreno fosse solo 'edificabile', ma la Corte ha confermato la tesi sostanzialistica, rigettando il ricorso dell'Agenzia e dando ragione ai contribuenti.
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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo unificato
In una causa per il rimborso dell'IVA su una tariffa ambientale, la società ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiarendo un punto fondamentale: la rinuncia al ricorso non fa scattare l'obbligo di versare il doppio del contributo unificato, poiché tale sanzione è prevista solo per casi specifici come il rigetto o l'inammissibilità dell'impugnazione e non può essere estesa per analogia.
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Notificazione nulla: quando l’errore non è fatale
Un'impresa contribuente, in stato di fallimento, era parte in un giudizio tributario. L'Agenzia delle Entrate ha notificato un ricorso indicando come destinataria l'impresa stessa anziché il suo curatore fallimentare, pur inviando l'atto al corretto avvocato domiciliatario. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale vizio non rende la notificazione 'inesistente' ma al massimo 'nulla', poiché l'atto ha raggiunto il suo scopo informativo. Questo caso chiarisce l'importante differenza tra notificazione nulla, che è sanabile, e inesistente, che è insanabile.
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Grave incongruenza: quando l’accertamento è valido?
Una società in fallimento ha impugnato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore, sostenendo che lo scostamento dei ricavi fosse troppo basso per costituire una 'grave incongruenza'. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la nozione di grave incongruenza non è legata a una soglia percentuale fissa, ma è una valutazione di fatto rimessa al giudice di merito, che può ritenerla sussistente anche per scostamenti inferiori al 10%. La Corte ha inoltre respinto le censure sulla motivazione della sentenza e dell'atto impositivo.
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Fatture inesistenti: quando si paga l’IVA ma non l’IRPEF
La Cassazione chiarisce il trattamento fiscale delle fatture inesistenti. Con la sentenza 9900/2024, ha stabilito che chi emette una fattura falsa deve versare l'IVA indicata, ma i proventi fittizi non concorrono a formare il reddito imponibile per IRPEF e IRAP, poiché un'operazione inesistente non può generare ricchezza reale. La Corte ha quindi parzialmente accolto il ricorso di una società, annullando la pretesa fiscale su redditi e IRAP ma confermando quella sull'IVA.
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Sopravvenienza attiva: tassazione nel bilancio
Una società di trasporti ha ridotto un fondo rischi nel 2012, generando una sopravvenienza attiva. L'azienda sosteneva che dovesse essere tassata in un anno precedente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sopravvenienza attiva è tassabile nell'anno in cui la società registra formalmente la riduzione del fondo nei suoi rendiconti finanziari, poiché è in quel momento che il componente di reddito diventa certo e determinabile ai fini fiscali.
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Inammissibilità ricorso: analisi e conseguenze
Un contribuente, dopo aver impugnato un'intimazione di pagamento per sanzioni fiscali, aderisce a una definizione agevolata che annulla le sanzioni stesse. Di conseguenza, la Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse. Tuttavia, applicando il principio di soccombenza virtuale, la Corte valuta i motivi originari del ricorso, li ritiene infondati e condanna il contribuente al pagamento delle spese legali.
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Errore revocatorio: quando non è ammissibile
Un contribuente, a cui l'Agenzia delle Entrate contestava un reddito occulto di 400.000 euro, ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto. L'imprenditore affermava che la Corte avesse erroneamente dato per scontata l'esistenza di utili extracontabili distribuiti dalla sua società. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che non si può parlare di errore revocatorio quando il fatto in questione è stato un punto centrale e controverso del dibattito processuale. La revocazione è uno strumento eccezionale per correggere sviste su fatti pacifici, non per ottenere un nuovo giudizio nel merito.
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Costi inesistenti: Cassazione su onere della prova
Una società del settore commercio rottami si è vista contestare dall'Agenzia delle Entrate la deduzione di costi inesistenti per gli anni 2011 e 2012. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 9907/2024, ha rigettato il ricorso della società fallita, stabilendo principi chiave sull'onere della prova. In particolare, ha chiarito che il contribuente che intende ottenere una riduzione dei ricavi a fronte di costi non deducibili perché fittizi, deve fornire la prova rigorosa che anche i ricavi corrispondenti siano inesistenti. Non sussiste alcun automatismo e la sola contestazione degli elementi presuntivi dell'Amministrazione non è sufficiente.
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Impugnazione estratto di ruolo: quando è possibile?
Un contribuente ha contestato un estratto di ruolo per una cartella non notificata. La Cassazione, applicando la nuova normativa sull'impugnazione estratto di ruolo, ha respinto il ricorso. La Corte ha chiarito che l'azione è ammissibile solo se il debitore dimostra un pregiudizio specifico (es. esclusione da appalti), cosa non avvenuta nel caso di specie, rendendo il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad agire.
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Operazioni soggettivamente inesistenti: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9896/2024, si è pronunciata su un caso di operazioni soggettivamente inesistenti in materia di IVA. L'Amministrazione Finanziaria aveva contestato a una società la detrazione dell'imposta su fatture emesse da un fornitore ritenuto una 'cartiera'. La Corte ha rigettato quasi tutti i motivi di ricorso della società, confermando che spetta all'Agenzia Fiscale provare l'oggettiva fittizietà del fornitore e la consapevolezza del destinatario della fattura. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alle sanzioni, cassando la sentenza e rinviando il caso per l'applicazione del principio del 'favor rei', ovvero della norma sanzionatoria più favorevole sopravvenuta nel corso del giudizio.
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Giudicato esterno: ricorso inammissibile, ecco perché
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società di riscossione. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno: una precedente sentenza definitiva aveva già accertato la mancata notifica delle cartelle di pagamento alla base dell'iscrizione ipotecaria, precludendo un nuovo esame della questione.
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Uso promiscuo veicoli: bollo ridotto per auto d’epoca
Un contribuente ha richiesto il rimborso del bollo auto per un veicolo storico registrato per "uso promiscuo". L'autorità fiscale ha negato il rimborso, sostenendo che tale classificazione implicasse un uso professionale, escluso dall'agevolazione. La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente, stabilendo che la classificazione "uso promiscuo veicoli" non equivale automaticamente a un uso professionale. Quest'ultimo deve essere provato in base all'utilizzo effettivo e concreto del mezzo, non potendo essere semplicemente presunto dalla sua potenziale destinazione.
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Notifica cartella di pagamento: le regole della Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9866/2024, ha rigettato il ricorso di una società, confermando la validità di una intimazione di pagamento e delle relative cartelle. Decisivo il principio secondo cui la notifica della cartella di pagamento, effettuata direttamente dall'Agente della Riscossione via raccomandata, segue le norme postali ordinarie, senza necessità di una successiva raccomandata informativa.
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Costi indeducibili e spese legali: guida alla Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9910/2024, ha chiarito i confini dei costi indeducibili. Ha respinto il ricorso di una società fallita che contestava un accertamento per fatture inesistenti, confermando l'onere della prova a carico del contribuente. Inoltre, accogliendo il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, ha stabilito l'indeducibilità delle spese legali per la difesa degli amministratori, in quanto non inerenti all'attività d'impresa.
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Improcedibilità ricorso cassazione: le conseguenze
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso in materia tributaria a causa del mancato deposito nei termini di legge, pur essendo stato regolarmente notificato alla controparte. Questa decisione sottolinea il rigore dei termini processuali e ha comportato per la società ricorrente la condanna al pagamento delle spese legali e la sussistenza dei presupposti per il versamento del doppio del contributo unificato. Il caso chiarisce che la notifica da sola non è sufficiente a radicare il giudizio, rendendo l'improcedibilità ricorso cassazione una conseguenza automatica del mancato deposito.
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