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Accertamento sintetico: la prova contraria del leasing

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9012/2024, ha stabilito che, ai fini dell’accertamento sintetico, il possesso di un’imbarcazione in leasing costituisce un valido indice di capacità contributiva. Spetta al contribuente l’onere di fornire prova documentale che le relative spese siano state sostenute con redditi esenti o non imponibili. La sentenza di merito che aveva escluso tale bene dal calcolo è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Sintetico e Prova Contraria: il Caso del Leasing

L’accertamento sintetico è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per contrastare l’evasione fiscale. Tramite il cosiddetto “redditometro”, il Fisco può presumere un reddito maggiore rispetto a quello dichiarato, basandosi sulla disponibilità di certi beni indicativi di una specifica capacità contributiva. Ma cosa succede se uno di questi beni, come un’imbarcazione, è detenuto in leasing con un canone esiguo? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 9012/2024 chiarisce i confini della prova contraria che il contribuente è tenuto a fornire.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un contribuente a cui l’Agenzia delle Entrate aveva notificato due avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2007 e 2008. L’Ufficio, applicando il metodo sintetico, aveva rideterminato un reddito superiore a quello dichiarato, fondando la propria pretesa sulla disponibilità da parte del contribuente di alcuni beni: un’imbarcazione, un’abitazione principale in locazione e una seconda casa con box.

Il contribuente aveva impugnato gli atti, ma la Commissione Tributaria Provinciale aveva confermato la legittimità dell’operato del Fisco. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del contribuente e annullando gli avvisi di accertamento. In particolare, la C.T.R. aveva ritenuto che l’imbarcazione, acquisita tramite leasing nel 1989 con un canone annuo di soli 900,00 euro e riscattata nel 2008 per circa 300,00 euro, non potesse essere considerata un indice significativo di capacità contributiva. Avverso questa sentenza, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’accertamento sintetico

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza della C.T.R. per un nuovo esame. La decisione si fonda su una distinzione netta tra la prova fornita per l’imbarcazione e quella relativa agli immobili.

Per quanto riguarda l’imbarcazione, la Corte ha affermato che i giudici di secondo grado hanno commesso un error in iudicando. Hanno erroneamente privato il bene del suo valore presuntivo legalmente stabilito, basandosi unicamente sulla modalità di acquisto (leasing) e sull’esiguità dei costi. Secondo la Cassazione, la disciplina dell’accertamento sintetico introduce una presunzione legale relativa: dalla disponibilità di un bene si presume una certa capacità di spesa. Il contribuente può superare questa presunzione, ma deve farlo fornendo una prova documentale rigorosa.

Per gli immobili, invece, la Corte ha ritenuto infondate le doglianze dell’Agenzia. La C.T.R. aveva correttamente valutato le prove fornite dal contribuente, il quale aveva dimostrato che i beni erano utilizzati da lui ma le spese erano sostenute da una società immobiliare di proprietà del coniuge. In questo caso, la prova contraria è stata ritenuta idonea e sufficiente.

Le Motivazioni

Il fulcro della motivazione della Corte risiede nella natura e nei limiti della prova contraria nell’ambito dell’accertamento sintetico. L’art. 38 del d.P.R. n. 600/1973 stabilisce che il contribuente può dimostrare che il maggior reddito presunto è costituito in tutto o in parte da redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, o che semplicemente non esiste.

La giurisprudenza costante, ribadita in questa ordinanza, chiarisce che non è sufficiente una mera affermazione o la dimostrazione di una generica disponibilità di altre somme. È necessaria una “prova documentale su circostanze sintomatiche del fatto che ciò sia accaduto”. In altre parole, il contribuente deve provare non solo di possedere redditi non imponibili, ma anche che proprio quei redditi sono stati utilizzati per coprire le spese contestate.

Nel caso dell’imbarcazione, il contribuente non ha offerto alcuna prova che dimostrasse che i canoni di leasing e il prezzo di riscatto, seppur bassi, fossero stati pagati con redditi esenti o non imponibili. Il solo fatto che i costi fossero esigui non è sufficiente a vincere la presunzione legale. La modalità di acquisizione tramite leasing è irrilevante, poiché ciò che conta ai fini del redditometro è la disponibilità del bene, che manifesta di per sé una capacità contributiva.

Conclusioni

L’ordinanza n. 9012/2024 rafforza un principio fondamentale in materia di accertamento tributario: la presunzione su cui si basa il redditometro non può essere superata con argomentazioni generiche o basate sull’apparente irrisorietà di una spesa. Il contribuente ha l’onere di fornire una prova specifica, documentata e circostanziata, idonea a dimostrare l’origine non reddituale delle somme impiegate per il mantenimento dei beni che hanno attivato l’accertamento. La decisione evidenzia come il giudice tributario non possa svuotare di significato gli indici di capacità contributiva scelti dal legislatore, ma debba limitarsi a valutare la solidità della prova contraria offerta dal cittadino.

Il possesso di un bene in leasing può essere utilizzato per un accertamento sintetico?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la modalità di acquisizione, come il leasing finanziario, non è rilevante. Ciò che conta è la disponibilità effettiva del bene da parte del contribuente, poiché essa rappresenta un indice di capacità contributiva.

Che tipo di prova deve fornire il contribuente per contestare un accertamento sintetico?
Il contribuente deve fornire una prova documentale specifica e rigorosa che dimostri che il maggior reddito presunto è costituito, in tutto o in parte, da redditi esenti o già tassati alla fonte, o che il reddito presunto non esiste. Non è sufficiente una generica affermazione, ma occorre dimostrare che proprio tali somme sono state usate per coprire le spese contestate.

Basta dimostrare che il costo di un bene (es. canone di leasing) è basso per escluderlo dal calcolo del redditometro?
No. Secondo la Corte, l’esiguità della spesa non è di per sé sufficiente a vincere la presunzione legale di capacità contributiva legata al possesso del bene. Il contribuente deve comunque provare che anche quella spesa, per quanto contenuta, è stata sostenuta con redditi non imponibili o esenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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