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Accertamento presuntivo: il caso in Cassazione

Una società impugna un accertamento presuntivo basato su presunti finanziamenti soci fittizi. Durante il giudizio in Cassazione, chiede l’estinzione per aver aderito alla ‘rottamazione-quater’. La Corte, tuttavia, non chiude il caso, ma emette un’ordinanza interlocutoria per verificare la corrispondenza tra l’atto impugnato e il debito ‘rottamato’, sospendendo la decisione finale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Presuntivo e Rottamazione-quater: La Cassazione Chiede Chiarimenti

Un’interessante ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione mette in luce le complessità che possono sorgere quando un contenzioso tributario, incentrato su un accertamento presuntivo, si intreccia con le procedure di definizione agevolata come la “rottamazione-quater”. Il caso analizzato riguarda una società a cui l’Agenzia delle Entrate aveva imputato ricavi non dichiarati, presumendo che dei versamenti in conto finanziamento a favore di una società partecipata fossero in realtà fittizi. Esaminiamo i dettagli della vicenda e la decisione prudente della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Dall’Avviso di Accertamento al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata per l’anno d’imposta 2006. L’Ufficio contestava maggiori imposte ai fini IVA, IRES e IRAP, derivanti dall’imputazione di ricavi non dichiarati. Secondo la ricostruzione del Fisco, i versamenti che la società (in qualità di socia) figurava aver effettuato a favore di un’altra S.r.l. partecipata non erano mai avvenuti. Si trattava, secondo l’accusa, di un modo per mascherare ricavi in nero.

La società contribuente ha impugnato l’atto impositivo, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale hanno respinto i suoi ricorsi. I giudici di merito hanno confermato la validità dell’accertamento, ritenendo dimostrata, tramite l’analisi dei dati dell’anagrafe tributaria, l’insufficienza reddituale dei soci per effettuare tali versamenti. Hanno inoltre considerato legittima la presunzione di distribuzione di utili extracontabili, avvalorata dalla base sociale ristretta e dai rapporti familiari tra i soci.

Le Ragioni del Contribuente e l’accertamento presuntivo contestato

Giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, la società ha affidato il proprio ricorso a tre motivi principali:

1. Violazione di legge per emissione dell’atto ante tempus: Il contribuente lamentava che l’avviso di accertamento fosse stato emesso prematuramente, violando le garanzie procedurali, e che tale eccezione fosse stata erroneamente dichiarata inammissibile per tardività dai giudici di merito.
2. Errata applicazione delle norme sulla prova e sulle presunzioni: La società contestava l’accertamento presuntivo del Fisco, sostenendo che la CTR avesse erroneamente ritenuto fittizi i finanziamenti nonostante le prove documentali prodotte (delibere assembleari, buste paga, dichiarazioni dei redditi) che dimostravano l’effettività delle operazioni e la capacità reddituale.
3. Violazione del divieto di doppia presunzione: Si contestava la presunzione di distribuzione di utili non contabilizzati basata unicamente sulla ristretta base sociale e sui legami di parentela, argomentando che si trattasse di una presunzione basata su un’altra presunzione, pratica vietata dall’ordinamento.

Il Colpo di Scena: L’Istanza di Estinzione del Giudizio

Mentre il caso era pendente in Cassazione, la difesa della società ha depositato un’istanza di estinzione del giudizio. Il motivo? La società si era avvalsa della cosiddetta “rottamazione-quater” (L. n. 197/2022), presentando la relativa dichiarazione all’Agenzia delle Entrate e pagando le prime due rate dovute. A loro avviso, ciò avrebbe dovuto chiudere definitivamente la controversia.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, tuttavia, non ha accolto immediatamente la richiesta di estinzione. Con un’ordinanza interlocutoria, ha rilevato una potenziale discrepanza cruciale. L’oggetto del giudizio in corso era un avviso di accertamento. La definizione agevolata richiesta dalla società, invece, si riferiva a una cartella di pagamento.

Questo dettaglio non è di poco conto. Per poter estinguere il giudizio, è fondamentale che vi sia una perfetta coincidenza tra il debito oggetto della lite e quello definito con la procedura agevolata. Poiché l’avviso di accertamento e la cartella di pagamento sono atti giuridicamente distinti, la Corte ha ritenuto necessario un chiarimento. Di conseguenza, ha deciso di rinviare la causa a nuovo ruolo, invitando le parti a fornire delucidazioni precise sulla riferibilità della cartella “rottamata” all’avviso di accertamento impugnato.

Le Conclusioni: Un Rinvio Strategico

La decisione della Corte di Cassazione è un esempio di rigore procedurale e cautela. Invece di dichiarare l’estinzione del giudizio sulla base della sola istanza del contribuente, ha preferito sospendere il procedimento per acquisire elementi certi sulla connessione tra i due atti. Questa ordinanza interlocutoria sottolinea un principio fondamentale: l’adesione a una sanatoria fiscale non comporta l’automatica cancellazione dei contenziosi pendenti. È onere del contribuente dimostrare in modo inequivocabile che il debito definito in via agevolata è esattamente lo stesso che costituisce l’oggetto della lite. Solo dopo questa verifica, il giudizio potrà essere dichiarato estinto.

Cosa contesta il contribuente riguardo all’accertamento presuntivo?
Il contribuente contesta l’accertamento presuntivo per tre ragioni principali: la presunta emissione prematura dell’atto (ante tempus), l’errata valutazione delle prove fornite a dimostrazione dell’effettività dei finanziamenti e della capacità reddituale dei soci, e l’utilizzo di una presunzione di distribuzione di utili basata su un’altra presunzione (divieto di doppia presunzione).

Perché la Corte di Cassazione non ha dichiarato subito l’estinzione del giudizio dopo la richiesta di ‘rottamazione-quater’?
La Corte non ha dichiarato l’estinzione perché ha rilevato che l’oggetto del giudizio era un avviso di accertamento, mentre la definizione agevolata (‘rottamazione-quater’) riguardava una cartella di pagamento. Prima di estinguere il processo, è necessario accertare con sicurezza che la cartella ‘rottamata’ si riferisca esattamente all’avviso di accertamento impugnato.

Cosa ha deciso la Corte con questa ordinanza interlocutoria?
La Corte ha deciso di rinviare la causa a un’udienza successiva (rinvio a nuovo ruolo), disponendo che le parti forniscano chiarimenti sulla corrispondenza tra la cartella di pagamento oggetto della definizione agevolata e l’avviso di accertamento al centro del contenzioso. La decisione sul merito o sull’estinzione è quindi sospesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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