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Vizio di motivazione: limiti del ricorso in Cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del PM avverso l’annullamento di una misura cautelare per ricettazione. Il Tribunale del Riesame aveva escluso la gravità indiziaria basandosi sull’interpretazione di un’intercettazione. La Corte ribadisce che non può rivalutare i fatti, ma solo verificare il palese vizio di motivazione, qui insussistente.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: i confini del vizio di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13814 del 2024, torna a tracciare i confini del proprio sindacato sui provvedimenti cautelari, in particolare quando l’appello si fonda su un presunto vizio di motivazione. Il caso in esame offre uno spunto cruciale per comprendere la differenza tra una critica alla logicità della decisione e un inammissibile tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove. La pronuncia chiarisce che il giudice di legittimità non può sostituire la propria interpretazione dei fatti a quella del giudice di merito, a meno che quest’ultima non sia palesemente illogica o contraddittoria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari aveva applicato una misura cautelare non custodiale a una donna per il reato di ricettazione continuata. L’accusa sosteneva che l’indagata avesse ricevuto somme di denaro provenienti da un’associazione mafiosa, destinate al mantenimento del marito.

Successivamente, il Tribunale del Riesame, accogliendo l’istanza della difesa, annullava tale misura. Secondo il Tribunale, gli indizi a carico della donna non raggiungevano la soglia della gravità richiesta dalla legge. Il punto cruciale della decisione era l’interpretazione di una conversazione intercettata tra l’indagata e suo marito, in cui si affermava che i soldi ricevuti non provenissero “di là”. Il Riesame aveva ritenuto plausibile che tale espressione escludesse la provenienza illecita del denaro dalla cassa del mandamento mafioso, minando così la tesi accusatoria.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il presunto vizio di motivazione

Il Pubblico Ministero proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione nell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Secondo l’accusa, il Tribunale aveva interpretato l’intercettazione in modo parziale e illogico. La tesi del PM era che il riferimento a “di là” non riguardasse la cassa del clan, ma una piazza di spaccio poco redditizia. Inoltre, il PM sosteneva che il Tribunale avesse omesso di valutare altre conversazioni che avrebbero rafforzato il quadro indiziario, dimostrando la consapevolezza della donna circa la provenienza del denaro destinato al mantenimento del marito, a carico dell’intera organizzazione criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il ricorso per cassazione per vizio di motivazione consente al giudice solo una verifica sulla coerenza e logicità del ragionamento del provvedimento impugnato, non un riesame delle prove.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il ruolo del giudice di merito e quello del giudice di legittimità. La Corte ha spiegato che l’interpretazione del contenuto delle conversazioni intercettate è una questione di fatto, rimessa alla competenza esclusiva del giudice di merito (in questo caso, il Tribunale del Riesame). Il suo apprezzamento può essere censurato in Cassazione solo se manifestamente illogico o irragionevole.

Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva fornito una lettura dell’intercettazione che, sebbene non fosse l’unica possibile, non risultava palesemente illogica. L’esistenza di una lettura alternativa, proposta dal PM, non è sufficiente a integrare un vizio di motivazione sindacabile in sede di legittimità.

La Corte ha inoltre osservato che il PM non aveva adeguatamente dimostrato la decisività degli ulteriori elementi probatori che, a suo dire, erano stati omessi. In sostanza, il ricorso non denunciava un errore di diritto o un’illogicità manifesta, ma sollecitava la Corte a compiere una nuova e diversa valutazione del materiale indiziario, un’operazione che esula dalle sue funzioni istituzionali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza riafferma con forza che la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” sul merito. Chi intende ricorrere per un vizio di motivazione non può limitarsi a proporre una ricostruzione dei fatti diversa da quella accolta dal giudice precedente. È necessario, invece, dimostrare che il ragionamento seguito nel provvedimento impugnato è viziato da una contraddizione palese o da una manifesta illogicità, tale da renderlo invalido. In assenza di tali vizi, la valutazione delle prove operata dal giudice di merito rimane insindacabile, garantendo così la distinzione funzionale tra i diversi gradi di giurisdizione.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove, come un’intercettazione telefonica?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice precedente non sia palesemente illogica o in contrasto con i principi di diritto. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito.

Cos’è il “vizio di motivazione” per cui si può ricorrere in Cassazione?
Il vizio di motivazione che consente il ricorso in Cassazione non è una semplice divergenza di opinioni sull’interpretazione delle prove, ma una manifesta illogicità o irragionevolezza nel ragionamento del giudice che ha emesso il provvedimento. L’appello non può risolversi nella richiesta di una diversa valutazione delle circostanze.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte, non denunciava una vera e propria illogicità della motivazione del Tribunale del Riesame, ma si limitava a proporre una lettura alternativa delle intercettazioni. Questo equivale a chiedere alla Cassazione una nuova valutazione del materiale indiziario, compito che non le spetta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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