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Spaccio lieve entità: Cassazione e criteri di valutazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di cocaina e hashish. La richiesta di riqualificare il reato come spaccio di lieve entità è stata respinta sulla base della quantità non modesta delle sostanze, del possesso di un bilancino di precisione e di un quaderno contabile, elementi che indicano un’attività organizzata e non occasionale, incompatibile con la fattispecie di minor gravità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio lieve entità: quando quantità e strumenti escludono l’attenuante

L’ordinanza n. 18800/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri utilizzati per distinguere lo spaccio di stupefacenti comune dalla fattispecie di spaccio lieve entità. La decisione sottolinea come non solo la quantità, ma anche la presenza di strumenti tipici dell’attività di spaccio e la detenzione di sostanze diverse siano elementi decisivi per la valutazione del giudice. Questo caso conferma un orientamento consolidato, ribadendo che la valutazione sulla gravità del fatto deve essere complessiva e basata su indicatori concreti di professionalità criminale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte della Corte d’Appello di Catania per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. All’imputato erano stati sequestrati 32 grammi di cocaina e 61,3 grammi di hashish. Oltre alle sostanze, erano stati rinvenuti anche un bilancino di precisione e un quaderno manoscritto contenente la contabilità dell’attività di spaccio.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, chiedendo principalmente la riqualificazione del reato nella fattispecie di spaccio lieve entità, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/90, che comporta un trattamento sanzionatorio molto più mite. La difesa sosteneva che la detenzione, effettuata per conto di terzi, non fosse di per sé ostativa al riconoscimento della minore gravità.

La Decisione della Corte di Cassazione e lo spaccio lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la valutazione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, entrambi i motivi di ricorso erano manifestamente infondati e volti a ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti.

La Corte ha stabilito che gli elementi raccolti erano sufficienti a escludere categoricamente l’ipotesi del fatto di lieve entità. La decisione si fonda su una valutazione logica e coerente delle prove, che delineano un quadro di attività criminale organizzata e non meramente occasionale.

Le Motivazioni: i criteri per escludere lo spaccio lieve entità

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni su due punti principali, corrispondenti ai motivi di ricorso dell’imputato.

In primo luogo, riguardo alla richiesta di riqualificazione, la Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente sottolineato la non modesta entità dei quantitativi detenuti (sia di cocaina che di hashish). Ma l’elemento decisivo è stato l’insieme degli indizi: la disponibilità del bilancino di precisione e del quaderno contabile. Questi “strumenti del mestiere” sono stati ritenuti, in modo logico, la prova della partecipazione dell’imputato a un’attività di spaccio strutturata, anche se nel ruolo di mero custode. Un’attività del genere, per sua natura, non può essere qualificata come di lieve entità.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la doglianza relativa all’aumento di pena per la detenzione dell’hashish. L’aumento, pari a un mese di reclusione e 667 euro di multa, è stato giudicato congruo e giustificato dal quantitativo non trascurabile della sostanza. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio importante: la detenzione di sostanze stupefacenti di diverso tipo, unificata da un medesimo disegno criminoso, costituisce un’unica condotta ai sensi dell’art. 73, commi 1 e 4. Tuttavia, la pluralità di sostanze può essere legittimamente considerata un fattore che aumenta il disvalore complessivo del reato, giustificando un aumento della pena base.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di stupefacenti: la qualificazione di un fatto come spaccio lieve entità richiede una valutazione globale e non si basa unicamente sul dato quantitativo della sostanza. La presenza di elementi che indicano una certa organizzazione e professionalità, come bilancini, materiale per il confezionamento o registri contabili, è un forte indicatore che sposta la valutazione verso la fattispecie più grave. Questa pronuncia serve da monito: non è possibile invocare la lieve entità quando le circostanze concrete dimostrano che l’attività non è sporadica o occasionale, ma si inserisce in un contesto criminale più ampio e strutturato.

La detenzione di diversi tipi di droga può essere considerata un unico reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la detenzione di sostanze diverse, se unificata da un medesimo disegno criminoso, può essere qualificata come un unico reato ai sensi dell’art. 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/90. Tuttavia, la pluralità di sostanze può essere valutata per determinare la gravità del fatto e l’entità della pena.

Quali elementi escludono la qualificazione di ‘spaccio di lieve entità’?
Oltre al quantitativo non modesto di droga, elementi decisivi per escludere la lieve entità sono la presenza di strumenti indicativi di un’attività organizzata, come un bilancino di precisione e un quaderno con la contabilità dello spaccio. Questi fattori dimostrano una partecipazione a un’attività non occasionale, incompatibile con la minore gravità del reato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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