Sostituzione Pena Detentiva: Perché la Recidiva è Decisiva
La sostituzione pena detentiva con misure alternative, come il lavoro di pubblica utilità, rappresenta un importante strumento del nostro ordinamento per favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la condotta passata del reo, e in particolare la reiterazione di illeciti, possa essere un ostacolo insormontabile per ottenere tale beneficio.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva confermato la sua responsabilità penale e, aspetto centrale della questione, aveva respinto la richiesta di sostituire la pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità. L’imputato, tramite il suo ricorso, contestava la correttezza di tale diniego, sostenendo di averne diritto.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno ritenuto la decisione della Corte d’Appello pienamente corretta sia nella motivazione che nell’applicazione delle norme di diritto, in particolare l’art. 545-bis del codice di procedura penale. La condanna del ricorrente è stata quindi confermata, insieme all’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione sulla Sostituzione Pena Detentiva
Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato al rigetto. La Corte ha evidenziato come la decisione del giudice di merito fosse basata su un ragionamento logico e ben argomentato. Il fattore determinante è stata la condotta del condannato: egli aveva commesso nuovamente reati analoghi a quelli per cui era stato processato, e ciò in un breve lasso di tempo. Questo comportamento era ancora più grave se si considera che l’imputato aveva già beneficiato in passato della sospensione condizionale della pena. La reiterazione degli illeciti, nonostante il precedente ‘avvertimento’ del sistema giudiziario, è stata interpretata come un chiaro segnale. I giudici hanno ritenuto che la misura sostitutiva del lavoro di pubblica utilità fosse semplicemente ‘non idonea’ a fronteggiare l’esigenza di tutela del bene giuridico protetto dalla norma violata. In altre parole, la personalità e l’affidabilità del condannato non offrivano sufficienti garanzie che una misura non detentiva potesse prevenire la commissione di nuovi reati.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: i benefici penali non sono diritti acquisiti. La concessione della sostituzione pena detentiva richiede una valutazione approfondita da parte del giudice sulla personalità del condannato e sulla sua idoneità a rispettare le prescrizioni. La recidiva specifica e ravvicinata nel tempo, specialmente dopo aver goduto di benefici come la sospensione condizionale, costituisce un elemento di valutazione fortemente negativo. Per i condannati, ciò significa che l’accesso a misure alternative dipende concretamente dalla dimostrazione di un cambiamento nel proprio stile di vita e dal rispetto della legge. Per il sistema, è una conferma che l’obiettivo primario della pena, anche nelle sue forme alternative, resta la difesa della collettività e la prevenzione di futuri crimini.
È possibile ottenere la sostituzione della pena detentiva se si sono commessi altri reati in passato?
La commissione di altri reati, specialmente se analoghi e recenti, rende molto difficile ottenere la sostituzione. Il giudice valuta se, alla luce della condotta passata, una misura alternativa sia sufficiente a prevenire futuri illeciti e a tutelare la società. In questo caso, la reiterazione delle condotte è stata decisiva per negare il beneficio.
Perché il fatto di aver già ricevuto la sospensione condizionale ha peggiorato la situazione del ricorrente?
Perché la sospensione condizionale è un beneficio concesso sulla fiducia che il condannato non commetta altri reati. Aver violato questa fiducia commettendo nuovi illeciti dimostra, secondo la Corte, una particolare inclinazione a delinquere e rende il soggetto inidoneo a beneficiare di ulteriori misure alternative non detentive.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende a titolo di sanzione pecuniaria.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18566 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18566 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 03/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a BISCEGLIE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/12/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
N. 143)
MOTIVI DELLA DECISIONE
Il ricorso proposto da NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe indicata, recante l’affermazione di responsabilità in ordine al reato di all’imputazione, è manifestamente infondato.
Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la decisione impugnata risulta sorretta da conferente apparato argomentativo e corretta in diritto p quanto concerne l’applicazione della disciplina di cui all’art. 545-bis cod. proc. pe in relazione agli artt. 20-bis cod. pen. e 58 I. 689/81.
In particolare, la Corte distrettuale ha logicamente argomentato il diniego di sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità, ave essenzialmente ritenuto la misura sostitutiva non idonea a fronteggiare l’esigenza di tutela del bene giuridico, attesa la reiterazione da parte del prevenuto di condot illecite analoghe in un breve lasso di tempo, nonostante i benefici concessi dell sospensione condizionale della pena. Pertanto, non sussisteva alcuna necessità di fissare apposita udienza, avendo immediatamente deciso sul punto.
Segue, a norma dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali ed al pagamento a favore della Cassa delle ammende, non emergendo ragioni di esonero, della somma di C 3.000,00 a titolo di sanzione pecuniaria.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3 aprile 2024
Il Consigliere estensore