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Sospensione termini processuali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un appello per tardività. La Cassazione ha chiarito che la sospensione dei termini processuali, introdotta durante l’emergenza COVID-19, rendeva l’appello tempestivo. Tuttavia, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, portando all’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Termini Processuali COVID: Cassazione Annulla Condanna per Prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza e l’applicabilità della normativa emergenziale sulla sospensione termini processuali introdotta durante la pandemia da COVID-19. Il caso in esame ha portato all’annullamento di una sentenza di condanna, non per l’infondatezza dell’accusa, ma a causa di un errore procedurale della Corte d’Appello e della successiva estinzione del reato per prescrizione.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Bari nel febbraio 2020 per il reato di simulazione di reato (art. 367 c.p.), commesso nel febbraio 2014. La sentenza di primo grado era stata depositata il 21 febbraio 2020. Secondo le norme ordinarie, l’imputato avrebbe avuto 45 giorni di tempo per presentare appello, a decorrere dalla scadenza del termine di 30 giorni per il deposito.

L’atto di appello veniva depositato il 18 maggio 2020. La Corte d’Appello di Bari, tuttavia, lo dichiarava inammissibile per “intempestività”, ovvero perché presentato fuori tempo massimo. Secondo i giudici di secondo grado, il termine era scaduto ben prima di quella data, rendendo la condanna definitiva.

L’Impatto della Sospensione Termini Processuali

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un grave errore di diritto. Il motivo del ricorso era semplice ma fondamentale: i giudici non avevano tenuto conto della normativa emergenziale legata alla pandemia da COVID-19.

In particolare, il D.L. n. 18 del 2020 e il successivo D.L. n. 23 del 2020 avevano disposto una sospensione termini processuali generalizzata per il periodo compreso tra il 9 marzo e l’11 maggio 2020. Questa misura eccezionale era stata introdotta per fronteggiare le difficoltà operative del sistema giudiziario durante il lockdown. Di conseguenza, anche il termine per proporre appello nel caso specifico doveva considerarsi sospeso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, definendo il ricorso “fondato”. Gli Ermellini hanno ribadito che la legislazione emergenziale aveva sospeso il decorso di tutti i termini processuali, incluso quello per l’impugnazione delle sentenze. Applicando correttamente la sospensione, il termine per l’appello sarebbe scaduto non a marzo/aprile, ma il 22 giugno 2020. Pertanto, l’appello depositato il 18 maggio 2020 era da considerarsi ampiamente tempestivo.

L’errore della Corte d’Appello ha portato la Cassazione ad annullare la sentenza impugnata. Tuttavia, la Corte Suprema non ha rinviato il caso a un nuovo giudizio d’appello. Analizzando gli atti, ha infatti rilevato che il reato, commesso il 25 febbraio 2014, si era nel frattempo estinto per prescrizione. Il termine massimo di prescrizione di sette anni e sei mesi era infatti maturato il 25 agosto 2021. Poiché il reato era estinto, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio, chiudendo definitivamente il procedimento.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea due principi cruciali. In primo luogo, conferma la portata generale e inderogabile della sospensione termini processuali disposta durante l’emergenza sanitaria, un principio che ha garantito il diritto di difesa in un periodo di crisi senza precedenti. In secondo luogo, evidenzia come un errore procedurale possa avere conseguenze dirimenti sull’esito di un processo, portando in questo caso all’estinzione del reato per prescrizione prima che si potesse giungere a una valutazione nel merito in sede di appello. La decisione serve da monito sull’importanza di una corretta applicazione delle norme, anche quelle di natura eccezionale e temporanea.

I termini per presentare appello erano sospesi durante la pandemia da COVID-19?
Sì, la sentenza conferma che la legislazione emergenziale (in particolare i D.L. n. 18 e n. 23 del 2020) ha sospeso tutti i termini processuali, incluso quello per proporre impugnazione, dal 9 marzo 2020 all’11 maggio 2020.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza un nuovo processo d’appello?
La Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio perché, nel frattempo, il reato contestato si era estinto per prescrizione. Essendo trascorso il tempo massimo previsto dalla legge (sette anni e sei mesi dal fatto), non era più possibile procedere con un giudizio di merito.

Cosa è successo a seguito dell’errore della Corte d’Appello?
L’errore della Corte d’Appello, che ha dichiarato inammissibile un appello in realtà tempestivo, ha richiesto l’intervento della Cassazione. Sebbene la Cassazione abbia corretto l’errore, il tempo trascorso ha causato la prescrizione del reato, portando alla fine del procedimento senza una decisione nel merito della colpevolezza in secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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