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Sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

Un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale viola l’obbligo di permanenza notturna. La Corte di Cassazione conferma la condanna e dichiara il ricorso inammissibile, evidenziando l’elevata offensività della condotta, l’intensità del dolo e la recidiva del soggetto, escludendo la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza speciale: confermata la condanna per allontanamento notturno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, si è pronunciata su un caso di violazione degli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. La decisione sottolinea il rigore con cui viene valutato l’allontanamento arbitrario dalla propria abitazione, specialmente in presenza di precedenti penali. L’ordinanza dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per essersi assentato da casa durante le ore notturne, violando così le prescrizioni della misura a cui era sottoposto.

I fatti del caso: la violazione della sorveglianza speciale

Il caso riguarda un soggetto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che tra i vari obblighi includeva quello di non allontanarsi dalla propria dimora in orario notturno. Durante un controllo effettuato la sera del 13 febbraio 2022, le forze dell’ordine hanno accertato la sua assenza.

Per questa violazione, l’uomo è stato condannato sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, in particolare, aveva respinto le argomentazioni della difesa, confermando che l’allontanamento era avvenuto in modo arbitrario e deliberato, come incontrovertibilmente accertato dagli operanti.

I motivi del ricorso e la decisione della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, già discussi e respinti nel giudizio di merito:
1. Insussistenza del reato: La difesa contestava la presenza degli elementi costitutivi del reato, sia sul piano materiale che psicologico.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Si richiedeva il riconoscimento della non punibilità per la scarsa offensività della condotta.
3. Errata applicazione della recidiva: Si contestava l’aggravante legata ai precedenti penali.

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso interamente inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello di Palermo. I giudici supremi hanno evidenziato come le censure proposte non fossero altro che una riproposizione di argomenti già adeguatamente vagliati e respinti con motivazioni logiche e giuridicamente ineccepibili.

Le motivazioni

La Corte ha specificato le ragioni per cui le argomentazioni difensive non potevano essere accolte. In primo luogo, la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata giustificata sulla base di due elementi chiave: l’elevata offensività della condotta e l’intensità del dolo. I giudici hanno sottolineato che non si trattava di un semplice e episodico ritardo, ma di una radicale inosservanza della prescrizione, aggravata dalla prolungata irreperibilità dell’imputato, presumibilmente per più giorni consecutivi. Inoltre, i numerosi precedenti penali a carico dell’uomo hanno pesato sulla decisione. Anche riguardo alla recidiva, la Corte ha confermato la sua applicazione, ritenendola giustificata dalla maggiore riprovevolezza del comportamento. L’imputato, già dimostratosi in passato refrattario al rispetto delle regole, ha manifestato con questa ennesima azione delittuosa una ancora più intensa capacità a delinquere.

Le conclusioni

La pronuncia si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la violazione delle misure di prevenzione come la sorveglianza speciale è considerata una condotta di notevole gravità, soprattutto quando posta in essere da soggetti con una storia criminale pregressa. La valutazione del giudice di merito, se logicamente e giuridicamente fondata, difficilmente può essere scalfita in sede di legittimità, specialmente se il ricorso si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le argomentazioni presentate erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello con motivazioni logiche e giuridicamente corrette.

Per quale motivo non è stata riconosciuta la particolare tenuità del fatto?
La particolare tenuità del fatto è stata esclusa a causa dell’elevata offensività della condotta (una radicale inosservanza della prescrizione e non un semplice ritardo), dell’intensità del dolo e della prolungata irreperibilità dell’imputato, aggravata dai suoi numerosi precedenti penali.

Cosa ha giustificato l’applicazione della recidiva?
L’applicazione della recidiva è stata confermata in base alla maggiore riprovevolezza del comportamento dell’imputato, il quale, avendo già in passato dimostrato di non rispettare le regole, ha palesato con questa ulteriore violazione una più intensa capacità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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