LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso tardivo: i termini in appello non partecipato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per truffa aggravata. La decisione si fonda sulla tardività dell’impugnazione, presentata oltre il termine di 15 giorni. La sentenza chiarisce che l’estensione dei termini non si applica ai procedimenti in camera di consiglio non partecipati, rendendo il ricorso tardivo e precludendo l’esame nel merito, inclusa la questione della prescrizione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione e i Termini nell’Appello Non Partecipato

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del diritto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso tardivo e offrendo chiarimenti cruciali sui termini di impugnazione nei giudizi d’appello celebrati con rito camerale non partecipato. Questo caso evidenzia come un errore procedurale possa precludere l’esame del merito di una questione, anche se potenzialmente fondata.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Lucca che, nel 2019, aveva condannato un imputato per il reato di truffa aggravata. La difesa, ritenendo la decisione ingiusta, aveva proposto appello. La Corte di Appello di Firenze, tuttavia, con una sentenza emessa l’11 gennaio 2024, dichiarava l’appello inammissibile. Contro questa seconda decisione, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che i motivi di appello fossero specifici e che, in ogni caso, il reato dovesse essere dichiarato estinto per prescrizione.

La Questione del Ricorso Tardivo in Cassazione

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte non riguarda il merito della vicenda (ovvero se si trattasse di truffa o di un semplice inadempimento contrattuale), ma unicamente l’aspetto procedurale della tempestività del ricorso. Il ricorso per Cassazione risultava sottoscritto in data 29 gennaio 2024 e depositato telematicamente lo stesso giorno.

La Corte ha rilevato che la sentenza della Corte d’Appello era stata pronunciata e depositata in cancelleria l’11 gennaio 2024. Poiché si era proceduto con ‘motivazione contestuale’ (art. 544, comma 1, c.p.p.), il termine per presentare ricorso era di 15 giorni, ai sensi dell’art. 585, comma 1, lett. a), c.p.p. Tale termine scadeva quindi il 26 gennaio 2024. Il deposito avvenuto il 29 gennaio rendeva, di conseguenza, il ricorso tardivo.

L’assenza dell’estensione dei termini

La difesa aveva implicitamente contato su un’estensione dei termini, ma la Cassazione ha chiarito un punto fondamentale. Il giudizio d’appello si era svolto con un procedimento camerale non partecipato, poiché le parti non avevano richiesto la trattazione orale. In questi casi, l’imputato non può essere considerato ‘giudicato in assenza’ e, pertanto, non può beneficiare dell’aumento di quindici giorni previsto dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. per l’impugnazione. Questa norma si applica a situazioni diverse, specificamente regolate, e non a un rito scelto implicitamente dalle parti con la mancata richiesta di partecipazione.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi rigorosa delle norme procedurali. La motivazione principale è la tardività del ricorso. Citando un precedente specifico (Sez. 6, n. 49315 del 24/10/2023), la Corte ha ribadito che nel caso di giudizio di appello trattato con procedimento camerale non partecipato, senza che sia stata avanzata istanza di partecipazione, l’appellante non ha diritto all’aumento di quindici giorni del termine per impugnare. Il termine ordinario di 15 giorni decorreva dalla data di deposito della sentenza d’appello, avvenuta contestualmente alla lettura del dispositivo. Essendo il ricorso stato depositato tre giorni dopo la scadenza, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso per tardività ha reso superfluo ogni esame del merito, compresa la richiesta di declaratoria di estinzione del reato per prescrizione. Come conseguenza diretta, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, a causa della colpa evidente nella determinazione della causa di inammissibilità. Questa sentenza serve da monito sull’importanza cruciale del calcolo e del rispetto dei termini perentori nel processo penale, la cui violazione comporta conseguenze definitive e pregiudizievoli.

Quando un ricorso per cassazione è considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso specifico, il termine era di 15 giorni dalla data di deposito della sentenza d’appello con motivazione contestuale, e il ricorso è stato presentato dopo tale scadenza.

Il termine per l’impugnazione è più lungo se l’imputato non partecipa al giudizio d’appello?
No. La sentenza chiarisce che l’aumento di 15 giorni del termine per impugnare non si applica quando il giudizio d’appello si svolge con rito camerale non partecipato, in quanto le parti non hanno formulato richiesta di trattazione orale. Tale estensione è prevista per altre ipotesi, come il giudizio in assenza, che non ricorreva in questo caso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso tardivo?
La conseguenza principale è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non entra nel merito delle questioni sollevate (come la presunta innocenza o la prescrizione del reato). Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati