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Ricorso patteggiamento: i motivi di inammissibilità

Un imputato ha presentato ricorso contro una sentenza di patteggiamento, lamentando la mancata valutazione di elementi che avrebbero potuto portare a un’assoluzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., le impugnazioni contro tali sentenze sono consentite solo per motivi tassativamente elencati, tra cui non rientra il vizio di motivazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile secondo la Cassazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta una delle questioni più delicate della procedura penale, specialmente dopo le riforme che ne hanno limitato l’accesso. Con l’ordinanza n. 14994 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i confini invalicabili per l’impugnazione di una sentenza emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale. Questa decisione sottolinea l’importanza di conoscere i motivi tassativi previsti dalla legge per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Il Fatto: la contestazione di una sentenza di patteggiamento

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Lecce. L’imputato, tramite il suo difensore, contestava la sentenza lamentando una presunta violazione di legge e, più in generale, un difetto di motivazione. In sostanza, si sosteneva che il giudice di merito avesse omesso di valutare elementi che avrebbero potuto condurre a una pronuncia di proscioglimento immediato, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

I limiti al Ricorso Patteggiamento

La difesa ha tentato di far valere le proprie ragioni richiamando l’articolo 606 del codice di procedura penale. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha immediatamente evidenziato come il legislatore abbia introdotto una disciplina speciale e restrittiva per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, stabilisce che il ricorso avverso tali sentenze è proponibile esclusivamente per i seguenti motivi:
1. Errata espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento è stato viziato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha applicato una pena diversa da quella concordata.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo giuridicamente sbagliato.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: se la sanzione è contraria alla legge.

I motivi addotti dal ricorrente, incentrati sulla mancata valutazione di prove a discarico e sul vizio di motivazione, non rientrano in questo elenco tassativo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in modo netto e senza entrare nel merito delle doglianze. Il ragionamento dei giudici è stato puramente procedurale: l’impugnazione si collocava ‘all’esterno del perimetro’ delineato dall’art. 448, comma 2-bis. Poiché i motivi sollevati non erano tra quelli consentiti dalla legge, il ricorso non poteva essere esaminato. La decisione è stata presa ‘de plano’, ovvero senza una pubblica udienza, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., per i casi di manifesta inammissibilità.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità ha comportato conseguenze significative per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, egli è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha imposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria viene applicata quando non emergono elementi che possano giustificare l’errore del ricorrente, presumendo quindi una sua colpa nel proporre un’impugnazione priva dei requisiti di legge. La sentenza riafferma un principio cruciale: la scelta del patteggiamento comporta una rinuncia a far valere determinate contestazioni nel merito, e i canali di impugnazione sono strettamente limitati per garantire la stabilità di tali accordi processuali.

È sempre possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso è possibile solo per un elenco ristretto e tassativo di motivi previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi validi per un ricorso patteggiamento?
I motivi ammessi sono esclusivamente quelli relativi a vizi nella formazione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se il ricorso contro un patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di una giustificazione per l’errore, anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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