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Ricorso inammissibile: quando le censure sono generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per evasione e false dichiarazioni a pubblico ufficiale. Il ricorso è stato respinto perché le motivazioni erano generiche, riproduttive di censure già esaminate e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato che il reato di false dichiarazioni si perfeziona nel momento in cui vengono rese, rendendo irrilevante una successiva e non spontanea correzione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma la Condanna per False Dichiarazioni

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito i confini del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile e ribadendo principi consolidati in materia di reati contro la pubblica amministrazione. Questa decisione offre spunti importanti su come un ricorso debba essere strutturato per superare il vaglio della Suprema Corte e su quando si considera consumato il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello di Roma nei confronti di un individuo per i reati di evasione (art. 385 c.p.) e false dichiarazioni sulla propria identità a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.). I fatti contestati erano avvenuti a Roma nell’ottobre del 2022. L’imputato, dopo la conferma della condanna in secondo grado, decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo per contestare l’affermazione della sua responsabilità penale.

L’Appello e il Ricorso Inammissibile in Cassazione

L’esito del giudizio di terzo grado è stato netto: la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione di tale decisione risiede nella natura stessa dei motivi presentati dalla difesa. I giudici hanno ritenuto le doglianze sollevate come “generiche” e “meramente riproduttive” di censure che erano già state adeguatamente analizzate e respinte dai giudici di merito nei precedenti gradi di giudizio.

In sostanza, l’imputato non ha sollevato vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti. Questo approccio difensivo ha portato inevitabilmente a una pronuncia di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la propria decisione su principi giurisprudenziali consolidati. In primo luogo, ha sottolineato che un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse questioni di fatto già decise, ma deve evidenziare specifici vizi di violazione di legge o di motivazione manifestamente illogica. Nel caso di specie, l’apparato giustificativo delle sentenze di merito è stato ritenuto congruo e privo di evidenti illogicità. In secondo luogo, e con particolare riferimento al reato di false dichiarazioni (art. 495 c.p.), la Corte ha richiamato il proprio orientamento secondo cui il delitto si consuma nel momento esatto in cui la falsa dichiarazione perviene al pubblico ufficiale. Di conseguenza, la successiva indicazione delle esatte generalità da parte dell’imputato è stata considerata irrilevante ai fini della configurabilità del reato, a maggior ragione perché tale correzione non era avvenuta neppure spontaneamente.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma due concetti fondamentali. Dal punto di vista processuale, evidenzia l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti al giudizio di legittimità, evitando di trasformare l’appello alla Cassazione in un terzo grado di merito. Dal punto di vista sostanziale, consolida l’interpretazione del reato di false dichiarazioni come reato istantaneo, che si perfeziona con la semplice comunicazione del falso, rendendo inefficace qualsiasi tardivo ripensamento. La decisione rappresenta un monito per chi intende adire la Suprema Corte: il ricorso deve essere tecnicamente ineccepibile per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si basa su doglianze generiche, meramente riproduttive di censure già respinte nei gradi di merito, e quando mira a sollecitare una nuova valutazione delle prove, attività non consentita nel giudizio di legittimità.

In che momento si perfeziona il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale?
Il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale si consuma nel momento esatto in cui la dichiarazione non veritiera perviene al pubblico ufficiale stesso.

Una successiva correzione delle proprie generalità può escludere il reato di false dichiarazioni?
No, la successiva indicazione delle esatte generalità è irrilevante ai fini della sussistenza del reato, in quanto questo si è già perfezionato al momento della prima, falsa dichiarazione. La Corte sottolinea che ciò è tanto più vero se la correzione non è neppure spontanea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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