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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per essersi allontanata dal luogo di detenzione domiciliare. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, ripetitivi e non idonei a contestare la logica motivazione della Corte d’Appello. Di conseguenza, l’appellante è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza di Motivi Specifici secondo la Cassazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: presentare un ricorso basato su argomentazioni vaghe e ripetitive porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione offre spunti cruciali sull’importanza di redigere atti di impugnazione che siano specifici, pertinenti e che si confrontino criticamente con la sentenza impugnata, anziché limitarsi a una sterile riproposizione di tesi già respinte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla condanna di una persona, sottoposta al regime della detenzione domiciliare, per essersi allontanata senza autorizzazione dal luogo designato per l’espiazione della pena. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità dell’imputata, fornendo una motivazione dettagliata riguardo all’accertamento dei fatti e respingendo la versione difensiva. Contro tale decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza.

Le Ragioni del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorso si fondava su più punti, tra cui l’erronea valutazione delle prove, la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. (causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto) e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Tuttavia, la Suprema Corte ha stroncato l’impugnazione su tutta la linea, evidenziandone la totale genericità.

I giudici di legittimità hanno osservato che i motivi del ricorso erano mere ripetizioni di quanto già esposto e rigettato in appello, senza un reale e critico confronto con le argomentazioni logiche ed esaustive della corte territoriale. In particolare, la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata ritenuta inammissibile poiché la Corte d’Appello aveva già escluso la tenuità del fatto sulla base di una valutazione di merito (l’intensità del dolo e l’assenza di giustificazioni), insindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici manifesti, qui assenti.

La Genericità che Rende il Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nel concetto di genericità dei motivi di ricorso. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ripresentare le medesime questioni di fatto. Il suo ruolo è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Un ricorso che non individua specifiche violazioni di legge o palesi illogicità nella sentenza impugnata, ma si limita a lamentare un presunto errore di valutazione dei fatti, è destinato a fallire. L’assenza di un confronto effettivo con le ragioni della decisione attaccata svuota l’impugnazione della sua funzione, rendendola un atto puramente formale e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando come i rilievi della ricorrente fossero del tutto generici e reiterativi dei motivi di appello già esaminati e respinti con una motivazione completa ed esaustiva. La Cassazione ha sottolineato che le valutazioni della Corte d’Appello sull’intensità del dolo, sulla dinamica dei fatti e sul mancato riconoscimento delle attenuanti erano logiche e ben argomentate. Pertanto, non essendo affette da vizi evidenti, non potevano essere oggetto di una diversa e autonoma rivalutazione in sede di legittimità. L’assenza di un confronto puntuale e critico con le argomentazioni del giudice di merito ha determinato l’inammissibilità del ricorso per carenza di specificità.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito per gli operatori del diritto: l’appello in Cassazione richiede un’analisi tecnica e puntuale della sentenza di secondo grado. Non è sufficiente dissentire dalla decisione; è necessario dimostrare, con argomenti giuridici precisi, dove e come il giudice abbia sbagliato nell’applicare la legge o nel costruire il suo percorso logico-motivazionale. In caso contrario, come avvenuto in questa vicenda, le conseguenze non sono solo il rigetto dell’impugnazione, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, sancendo così l’inutilità dello sforzo processuale.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, non si confrontano specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, o si limitano a riproporre questioni di fatto già valutate dai giudici di merito. Nel caso specifico, mancava un’effettiva critica giuridica alla decisione della Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna della parte che ha proposto il ricorso al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che in questa vicenda è stata determinata in 3.000,00 euro.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti del caso, come l’allontanamento dal domicilio?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è riesaminare i fatti (come le modalità dell’allontanamento), ma solo verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e completo. In questo caso, la Corte ha ritenuto adeguata e logica la motivazione della Corte d’Appello sull’accertamento dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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