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Ricorso inammissibile per motivi generici sulla pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. L’imputato contestava la dosimetria della pena, ma i motivi del ricorso sono stati ritenuti troppo generici e non specifici. La Corte ha inoltre sottolineato che la motivazione della sentenza impugnata, riguardo l’equivalenza tra attenuanti e aggravanti, era sufficiente e non illogica, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Generici

Quando si decide di impugnare una sentenza, la specificità e la chiarezza dei motivi sono fondamentali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 15255/2024, ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di censure generiche e non argomentate. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i requisiti di ammissibilità di un ricorso, specialmente quando si contesta la misura della pena.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna da parte della Corte d’Appello di Napoli, ha presentato ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la presunta carenza di motivazione in ordine alla ‘dosimetria della pena’, ovvero il calcolo e la determinazione della sanzione inflitta. In sostanza, il ricorrente lamentava che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente giustificato la pena comminata.

Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile con una motivazione netta e precisa. Il motivo principale del rigetto risiede nella natura stessa delle censure mosse dal ricorrente. La Corte ha evidenziato come le critiche fossero ‘del tutto generiche’.

Perché un ricorso sia ammissibile, non è sufficiente lamentare genericamente una carenza di motivazione. È necessario, invece, che l’appellante enunci e argomenti esplicitamente i rilievi critici, indicando con precisione quali ragioni di fatto o di diritto poste a fondamento della decisione impugnata siano errate e perché. In mancanza di questa specificità, il ricorso non supera il vaglio di ammissibilità, rendendo impossibile per la Corte entrare nel merito della questione.

La Questione della Motivazione sulla Pena

Oltre al vizio procedurale della genericità, la Cassazione ha aggiunto un’ulteriore considerazione. Ha specificato che, in ogni caso, la doglianza sarebbe stata comunque ‘indeducibile’. Questo perché la decisione della Corte d’Appello sul trattamento sanzionatorio era sorretta da una ‘sufficiente e non illogica motivazione’.

In particolare, la Corte territoriale aveva congruamente motivato le ragioni per cui aveva ritenuto equivalenti le attenuanti invocate dalla difesa rispetto alle aggravanti contestate. Questa valutazione rientra nell’ambito del potere discrezionale del giudice di merito e, se supportata da una motivazione logica e coerente, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri. Il primo è di natura procedurale: un ricorso deve essere specifico e non può limitarsi a critiche generiche. Il secondo è di natura sostanziale: la valutazione della dosimetria della pena, se adeguatamente motivata e priva di vizi logici, è di competenza esclusiva dei giudici di merito. La Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella della corte inferiore, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica del ragionamento seguito. Dichiarare un ricorso inammissibile in questi casi serve a preservare la funzione della Cassazione come giudice di legittimità, non di merito.

Le conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza rappresenta un monito importante: le impugnazioni, e in particolare il ricorso per Cassazione, richiedono un rigore tecnico e argomentativo elevato. L’esito di un ricorso inammissibile non solo conferma la decisione impugnata, ma comporta anche ulteriori oneri economici per chi lo ha proposto senza fondati e specifici motivi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte erano del tutto generiche e non enunciavano né argomentavano specifici rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto della decisione impugnata.

Cosa contestava principalmente il ricorrente?
Il ricorrente contestava l’unico motivo della carenza motivazionale in ordine alla dosimetria della pena inflitta, ovvero il modo in cui era stata determinata la sanzione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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