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Ricorso in Cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di stupefacenti. La decisione si fonda sul principio che il ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata. La genericità dei motivi ha portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché la Mera Ripetizione dei Motivi di Appello Porta all’Inammissibilità

Il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si può contestare una sentenza per sole questioni di legittimità. Tuttavia, per essere efficace, il ricorso deve rispettare requisiti di specificità molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la mera riproposizione di argomenti già esaminati conducano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per reati legati agli stupefacenti. La Corte di Appello di Bologna, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva ridotto la pena inflitta all’imputato a otto anni di reclusione e 40.000 euro di multa. Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto Ricorso in Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Critica alla Sentenza d’Appello

I motivi sollevati dall’imputato miravano a scardinare l’impianto accusatorio e la congruità della pena. Nello specifico, la difesa lamentava:

1. Inutilizzabilità delle dichiarazioni: Si contestava l’utilizzabilità delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, sostenendo una violazione di norme procedurali.
2. Inattendibilità del collaboratore: Si criticava la motivazione della sentenza per contraddittorietà, mettendo in dubbio l’attendibilità intrinseca del dichiarante.
3. Eccessività della pena: Si denunciava un’erronea applicazione delle norme relative al calcolo della pena, ritenuta sproporzionata rispetto alla nuova cornice edittale per il reato contestato.

Questi argomenti, tuttavia, erano già stati presentati e vagliati dalla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si concentra su un aspetto puramente procedurale: la modalità con cui il ricorso è stato formulato. Secondo i giudici, i motivi presentati non erano idonei a superare il vaglio di ammissibilità, in quanto proposti con argomenti non deducibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni: La Necessità di una Critica Argomentata nel Ricorso in Cassazione

Il cuore della decisione risiede nel principio, più volte ribadito dalla giurisprudenza, secondo cui la funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta. Un Ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproduzione delle doglianze già espresse in appello. Al contrario, deve instaurare un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

La Corte ha spiegato che l’atto di impugnazione deve indicare le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso, confrontandosi criticamente con la motivazione del giudice del grado precedente. Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato a reiterare le medesime considerazioni critiche già espresse nell’atto di appello, senza attaccare in modo specifico la logica e la coerenza della risposta fornita dalla Corte territoriale. Questo modo di procedere, definito ‘generico’, svuota il ricorso della sua funzione essenziale, che è quella di evidenziare un vizio di legittimità nella decisione impugnata, non di ottenere un nuovo giudizio sui fatti.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore: il Ricorso in Cassazione è uno strumento tecnico che richiede massima precisione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è indispensabile dimostrare, attraverso una critica mirata e pertinente, perché la motivazione di quella sentenza è viziata da un errore di diritto. La mera riproposizione di argomenti già respinti, senza un’analisi critica della decisione di secondo grado, si traduce in un ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La specificità, quindi, non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione in sede di legittimità.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile se si limita a riproporre le stesse censure già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente e in modo specifico con le argomentazioni della sentenza che si sta impugnando.

Qual è la funzione essenziale di un atto di impugnazione secondo la Corte?
La funzione essenziale è quella di realizzare una critica argomentata del provvedimento impugnato, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta e che dimostrano l’errore del giudice precedente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000,00 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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