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Revoca ordine di demolizione: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che revocava un ordine di demolizione di un immobile abusivo. Il Tribunale aveva basato la sua decisione sulla sola esistenza di un permesso in sanatoria, senza però verificarne la legittimità e la completezza. Secondo la Suprema Corte, il giudice dell’esecuzione ha il dovere di accertare che il condono sia valido e copra l’intera opera abusiva. In questo caso, il permesso era solo parziale, rendendo illegittima la revoca ordine di demolizione.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Ordine di Demolizione: Quando il Condono Edilizio Non Basta

La revoca ordine di demolizione di un immobile abusivo a seguito di un condono edilizio non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione deve svolgere un’attenta verifica sulla legittimità e completezza del permesso in sanatoria prima di poter annullare l’ordine di abbattimento. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza del 1998 che condannava due soggetti per abusi edilizi, disponendo la demolizione di un manufatto composto da un primo e un secondo piano realizzati in sopraelevazione. Anni dopo, nel 2014, la Procura emetteva l’ingiunzione a demolire. I proprietari presentavano diverse istanze di condono e, ottenuto un primo permesso in sanatoria nel 2020, si rivolgevano al giudice dell’esecuzione per chiedere la revoca dell’ordine. Il Tribunale, in funzione di giudice di rinvio, accoglieva la richiesta, revocando l’ingiunzione a demolire sulla base del provvedimento amministrativo ottenuto.

L’Appello della Procura e la Decisione della Cassazione

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ricorreva in Cassazione, lamentando che il Tribunale avesse concesso la revoca ordine di demolizione senza effettuare alcuna verifica sulla legittimità del permesso in sanatoria. In particolare, il permesso riguardava solo una parte dell’immobile abusivo (un appartamento al secondo piano), lasciando scoperte le altre porzioni oggetto della stessa ordinanza di demolizione. La Procura sosteneva che il giudice avrebbe dovuto usare i suoi poteri istruttori per un controllo completo, cosa che non era avvenuta.

La Posizione della Suprema Corte sulla Revoca Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo giudizio. Gli Ermellini hanno chiarito che il giudice dell’esecuzione non può limitarsi a prendere atto dell’esistenza di un permesso di condono. Al contrario, ha il potere e il dovere di verificare:

1. La legittimità sostanziale: se il permesso è stato rilasciato nel rispetto di tutti i presupposti di legge.
2. La corrispondenza oggettiva: se quanto sanato corrisponde esattamente a quanto oggetto dell’ordine di demolizione.

Nel caso specifico, la revoca era illegittima perché fondata su un permesso parziale, che sanava solo una delle unità immobiliari abusive.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: di fronte a un’istanza di revoca, il giudice dell’esecuzione deve accertare la piena compatibilità tra il provvedimento amministrativo (il condono) e l’ordine giudiziario (la demolizione). Una semplice emanazione del permesso non è sufficiente. Inoltre, la sentenza ha sottolineato che, ai fini del condono, un edificio deve essere considerato come un complesso unitario, specialmente se fa capo a un unico centro di interessi (in questo caso, due comproprietari). Non è ammissibile un “frazionamento artificioso” delle domande di condono per aggirare i limiti di cubatura imposti dalla legge. Le diverse istanze presentate per le singole unità avrebbero dovuto essere trattate come un’unica pratica, riferita a un unico provvedimento in sanatoria per l’intero fabbricato.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza il ruolo di controllo del giudice dell’esecuzione in materia di abusi edilizi. La decisione implica che i proprietari di immobili abusivi non possono considerare il rilascio di un permesso in sanatoria come una garanzia automatica di salvezza dalla demolizione. È necessario che il condono sia legittimo, completo e copra l’interezza dell’opera abusiva. Per la pubblica amministrazione e per i giudici, questo significa applicare un rigore maggiore nella valutazione delle pratiche, assicurando che la sanatoria di un abuso non diventi un modo per eludere le conseguenze di una sentenza penale definitiva.

Il rilascio di un permesso in sanatoria comporta automaticamente la revoca dell’ordine di demolizione?
No, la revoca non è automatica. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice dell’esecuzione deve compiere una verifica concreta sulla legittimità e sulla completezza del permesso, accertando che copra l’intera opera abusiva oggetto dell’ordine.

Quali poteri ha il giudice dell’esecuzione di fronte a un permesso di condono?
Il giudice dell’esecuzione ha il potere-dovere di verificare la legittimità del permesso, la sua efficacia, la corrispondenza tra quanto autorizzato e le opere da demolire, e la conformità alle leggi nazionali. Può avvalersi di poteri istruttori per compiere tutti gli accertamenti necessari.

È possibile ottenere un condono solo per una parte di un immobile abusivo se l’ordine di demolizione riguarda l’intero edificio?
No. La sentenza chiarisce che se l’edificio costituisce un complesso unitario, anche le istanze di condono devono essere trattate unitariamente e riferirsi a un’unica concessione in sanatoria. Un condono parziale non può legittimare la revoca di un ordine di demolizione che riguarda l’intera struttura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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