LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Resistenza a pubblico ufficiale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per condanne relative a spaccio di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. Il ricorso è stato respinto perché contestava la valutazione dei fatti, materia riservata ai giudici di merito. La Corte ha confermato che strattonare un agente costituisce resistenza attiva e che la presenza di strumenti organizzati esclude l’ipotesi di spaccio di lieve entità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui confini del reato di resistenza a pubblico ufficiale e sui limiti dell’impugnazione in sede di legittimità. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, condannato per spaccio di stupefacenti e per essersi opposto con violenza al suo arresto, confermando la solidità della valutazione operata dai giudici di merito.

I Fatti di Causa e i Motivi del Ricorso

L’imputato ricorreva in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per due distinti reati: spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73, comma 1, d.P.R. 309/1990) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.).

I motivi del ricorso erano principalmente due:
1. Sulla qualificazione dello spaccio: Si lamentava il mancato riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità (art. 73, comma 5), sostenendo che la gravità del fatto non fosse tale da giustificare la condanna per l’ipotesi base.
2. Sulla configurazione della resistenza: Si contestava la qualificazione della condotta come resistenza attiva, sostenendo che si fosse trattato di una mera resistenza passiva, non punibile penalmente.

L’Analisi dello Spaccio e la Logica della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondato il primo motivo di ricorso, evidenziando come la Corte d’Appello avesse correttamente motivato la sua decisione. I giudici di merito avevano sottolineato l'”apprezzabile capacità di spaccio” dell’imputato, desunta da una serie di elementi oggettivi che indicavano un’attività illecita organizzata e protratta nel tempo. Tra questi:

* Il rinvenimento di un machete e un faretto nella zona di spaccio.
* Il possesso di un bilancino di precisione.
* La presenza di due batterie per cellulari e un power bank, indizi di un’attività prolungata.
* Una cospicua somma di denaro (1025,00 euro) di cui l’imputato non ha saputo giustificare la lecita provenienza.

Secondo la Corte, questi elementi nel loro complesso dimostravano che l’attività non era né episodica né occasionale, rendendo quindi inapplicabile l’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità.

La Valutazione sulla Resistenza a Pubblico Ufficiale

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla resistenza a pubblico ufficiale, è stato rigettato. La difesa sosteneva che la condotta dell’imputato fosse una semplice resistenza passiva. Tuttavia, la ricostruzione dei fatti accettata dai giudici di merito era chiara: l’imputato, una volta raggiunto dai Carabinieri che tentavano di fermarlo in flagranza di reato, si era opposto attivamente all’arresto. In particolare, aveva strattonato il vicebrigadiere, lo aveva dimenato e lo aveva fatto cadere a terra.

Questa azione, finalizzata a sottrarsi all’arresto, è stata correttamente qualificata come una condotta attiva e violenta, che neutralizzava l’azione del pubblico ufficiale, integrando pienamente gli estremi del reato previsto dall’art. 337 c.p.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. I motivi presentati dall’imputato, infatti, non denunciavano vizi di legge o difetti logici della motivazione, ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e della ricostruzione dei fatti. Questo tipo di valutazione è riservato esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

La Suprema Corte ha rilevato che la motivazione della sentenza d’appello era “congrua, esauriente ed idonea a dar conto dell’iter logico-giuridico seguito”. I giudici avevano esaminato tutte le argomentazioni difensive e avevano raggiunto una decisione basata su una disamina completa e approfondita delle risultanze processuali. Pertanto, la loro ricostruzione dei fatti non era censurabile in sede di legittimità.

Conclusioni

La pronuncia consolida due importanti principi. In primo luogo, la distinzione tra resistenza attiva e passiva dipende dalla condotta materiale: qualsiasi azione fisica volta a impedire o ostacolare l’atto del pubblico ufficiale, come strattonare o divincolarsi con violenza, integra il reato di resistenza. In secondo luogo, il ricorso per Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e non può essere utilizzato come un pretesto per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti operato nei precedenti gradi di giudizio, quando questo è supportato da una motivazione logica e coerente. La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando un’opposizione all’arresto si considera ‘resistenza a pubblico ufficiale’ attiva e non passiva?
Secondo la sentenza, la resistenza è attiva quando l’imputato si oppone fisicamente all’azione del pubblico ufficiale, ad esempio strattonandolo, dimenandolo e facendolo cadere a terra, con l’obiettivo di neutralizzare il suo intervento e sottrarsi all’arresto.

Quali elementi escludono la qualificazione dello spaccio come ‘fatto di lieve entità’?
La qualificazione di lieve entità è esclusa quando sono presenti elementi che indicano un’attività di spaccio organizzata e non occasionale. Nel caso di specie, sono stati determinanti il rinvenimento di un machete, un bilancino di precisione, batterie supplementari per telefoni, un power bank e una cospicua somma di denaro ingiustificata.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non rientravano tra quelli consentiti dalla legge (il cosiddetto numerus clausus). L’appellante, infatti, non contestava vizi di legge o illogicità manifeste nella motivazione, ma chiedeva una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (primo e secondo grado) e non della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati