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Reati ostativi: sospensione pena impossibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14330/2024, ha annullato un’ordinanza che sospendeva l’esecuzione della pena per un condannato per reati ostativi. La Corte ha ribadito che la natura ostativa di un reato, che impedisce la sospensione della pena, non viene meno neanche quando le attenuanti generiche vengono giudicate equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti. Tale giudizio di bilanciamento, infatti, rileva solo ai fini della determinazione della pena (quoad poenam) e non incide sulla qualificazione del reato.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati Ostativi: la Cassazione chiarisce perché la pena non si sospende

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14330/2024) ha riaffermato un principio fondamentale in materia di esecuzione penale, riguardante i cosiddetti reati ostativi. La pronuncia chiarisce in modo netto che la condanna per uno di questi gravi delitti preclude la sospensione dell’ordine di carcerazione, anche qualora il giudice di merito abbia concesso le attenuanti generiche ritenendole equivalenti o addirittura prevalenti sulle aggravanti. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti implicazioni di questa decisione.

Il caso: la sospensione della pena per una condanna per rapina aggravata

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Pavia che, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva sospeso un ordine di carcerazione emesso dalla Procura locale. L’ordine riguardava un cumulo di pene a carico di un soggetto condannato, tra gli altri, per i reati di rapina aggravata ed estorsione. Questi delitti rientrano nel catalogo dei reati ostativi previsto dall’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario.

Il Tribunale aveva accolto la tesi difensiva secondo cui la natura ostativa del reato sarebbe venuta meno a seguito del giudizio di bilanciamento delle circostanze, nel quale le aggravanti contestate erano state considerate equivalenti alle attenuanti generiche riconosciute. Di conseguenza, il giudice aveva ordinato la sospensione dell’esecuzione e la rimessione in libertà del condannato.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la violazione di legge. Secondo la Procura, la sospensione dell’esecuzione della pena è categoricamente esclusa dall’art. 656, comma 9, lett. a), del codice di procedura penale, per chiunque sia stato condannato per reati ostativi, a prescindere dal bilanciamento delle circostanze.

La decisione della Cassazione sui reati ostativi

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Pavia. I giudici supremi hanno ribadito un orientamento consolidato, affermando che la condanna per uno dei delitti elencati nell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario costituisce una condizione ostativa assoluta alla sospensione dell’esecuzione della pena.

La Corte ha specificato che il divieto opera anche quando la sentenza di condanna ha ritenuto le circostanze attenuanti equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti. Questa scelta del legislatore è volta ad attribuire un rilievo esclusivo alla natura del titolo di reato, indipendentemente dalle vicende relative al calcolo della pena concreta.

Le motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su una chiara distinzione tra due piani differenti: quello della determinazione della pena e quello delle condizioni per l’accesso ai benefici penitenziari.

Il giudizio di comparazione tra circostanze, previsto dall’art. 69 del codice penale, ha una rilevanza esclusivamente quoad poenam, ovvero incide unicamente sulla quantità di pena da infliggere al condannato. Questo bilanciamento non ha la forza di modificare la struttura del reato o di cancellare gli elementi circostanziali che lo qualificano. In altre parole, una rapina aggravata resta tale ai fini della legge, anche se, per effetto delle attenuanti, la pena finale risulta mitigata.

L’articolo 656, comma 9, lettera a), del codice di procedura penale, invece, opera su un piano diverso. Stabilisce una preclusione tassativa alla sospensione dell’ordine di esecuzione, basata sul mero titolo di reato per cui è intervenuta condanna. Il tenore letterale della norma non lascia spazio a interpretazioni: se la condanna riguarda uno dei reati ostativi dell’art. 4-bis, la sospensione non può essere disposta. Il legislatore ha compiuto una scelta precisa, ritenendo che la particolare gravità di tali crimini giustifichi l’immediata esecuzione della pena, senza possibilità di sospensione iniziale.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma la rigidità del sistema previsto per i reati ostativi. La decisione del legislatore di precludere la sospensione dell’esecuzione per questi crimini non può essere aggirata attraverso il meccanismo del bilanciamento delle circostanze. La natura ostativa del reato è un dato oggettivo, legato alla fattispecie criminosa, che impedisce l’applicazione del beneficio della sospensione. La pronuncia della Cassazione serve a ricordare che il giudizio sulla pena e quello sull’esecuzione seguono logiche e presupposti normativi distinti, che non devono essere confusi.

Cosa sono i reati ostativi?
Sono reati considerati di particolare allarme sociale, elencati nell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, per i quali la legge esclude o limita la concessione di benefici penitenziari, inclusa la sospensione dell’ordine di esecuzione della pena.

La concessione di attenuanti generiche può eliminare la natura ostativa di un reato?
No. Secondo la Cassazione, anche se le attenuanti generiche vengono giudicate prevalenti o equivalenti alle aggravanti, la qualifica di ‘reato ostativo’ non viene meno. Tale giudizio ha effetto solo sulla determinazione della pena finale.

Perché il bilanciamento delle circostanze non influisce sulla sospensione della pena per i reati ostativi?
Perché il divieto di sospensione, previsto dall’art. 656, comma 9, c.p.p., si basa esclusivamente sul titolo del reato per cui è intervenuta la condanna. Il bilanciamento delle circostanze attiene al calcolo della pena (quoad poenam) e non modifica la qualificazione giuridica del reato ai fini esecutivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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