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Prezzo incongruo in fattura: non è reato fiscale

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per frode fiscale, stabilendo che l’utilizzo di fatture per una transazione reale, sebbene con un prezzo incongruo e superiore a quello di mercato, non costituisce il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Il caso riguardava la cessione di uva tra due società collegate a un prezzo gonfiato per ottenere un vantaggio fiscale. La Corte ha chiarito che, se l’operazione è avvenuta e il prezzo è stato effettivamente pagato, non si può parlare di ‘operazione inesistente’, a prescindere dalla congruità economica del prezzo stesso.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Prezzo Incongruo nelle Fatture: Quando Non è Reato Fiscale secondo la Cassazione

Con la recente sentenza n. 26520/2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra elusione fiscale e frode penale, chiarendo che l’utilizzo di fatture con un prezzo incongruo, sebbene sproporzionato rispetto al mercato, non integra automaticamente il reato di dichiarazione fraudolenta. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per le imprese, specialmente per quelle che operano all’interno di gruppi societari.

I Fatti del Caso: Operazioni tra Società Collegate

Il caso esaminato riguardava due società facenti capo alla stessa famiglia, operanti nel settore vitivinicolo. La prima, una società agricola semplice, godeva di un regime fiscale agevolato e si occupava della coltivazione dell’uva. La seconda, una società in nome collettivo, acquistava l’uva dalla prima per produrre e commercializzare vino di pregio, ed era soggetta al regime di tassazione ordinario.

L’accusa sosteneva che la società commerciale avesse utilizzato due fatture emesse dalla società agricola per l’acquisto di uva a un prezzo notevolmente superiore a quello di mercato (tra 4 e 5 euro al kg, contro una media di 1,35 euro al kg). Questo meccanismo avrebbe permesso di spostare gli utili dalla società commerciale (con tassazione ordinaria) a quella agricola (con tassazione agevolata), riducendo l’imponibile della prima e generando un significativo risparmio fiscale per il gruppo.

La Decisione della Corte sul Prezzo Incongruo

Contrariamente ai giudici di merito, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna ‘perché il fatto non sussiste’. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione della nozione di ‘operazioni inesistenti’, elemento costitutivo del reato di dichiarazione fraudolenta previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000.

Secondo la Suprema Corte, per configurare il reato, è necessaria una divergenza tra la realtà commerciale e la sua rappresentazione documentale. Nel caso di specie, pur essendo il prezzo incongruo, la transazione era reale: l’uva era stata effettivamente ceduta e il prezzo, per quanto elevato, era stato integralmente pagato. La fattura, quindi, rappresentava fedelmente l’operazione economica realmente avvenuta tra le parti.

Le Motivazioni: La Differenza tra Prezzo Incongruo e Fattura Falsa

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché un’operazione con un prezzo incongruo non può essere qualificata come ‘inesistente’. La legge definisce ‘fatture per operazioni inesistenti’ quelle emesse a fronte di:
1. Operazioni non realmente effettuate.
2. Operazioni che indicano corrispettivi o IVA superiori a quelli reali.
3. Operazioni riferite a soggetti diversi da quelli effettivi.

Nel caso analizzato, nessuna di queste ipotesi ricorreva. L’acquisto di un bene a un prezzo ‘fuori mercato’ non rende l’operazione ‘non realmente effettuata’. L’operazione consiste proprio nella compravendita di ‘quel bene’ per ‘quel prezzo’. Inoltre, poiché il prezzo indicato in fattura era quello effettivamente versato, non si poteva parlare di indicazione di un corrispettivo ‘superiore a quello reale’.

La Cassazione distingue nettamente questa situazione dalla ‘sovrafatturazione’, in cui il prezzo indicato nel documento è superiore a quello effettivamente pagato, e dall”inesistenza relativa’, in cui le quantità indicate sono diverse da quelle scambiate. In entrambi questi casi, vi è una divergenza tra documento e realtà, che qui invece mancava. Una scelta imprenditoriale ‘antieconomica’ o finalizzata a un legittimo risparmio d’imposta può essere valutata dall’amministrazione finanziaria sotto il profilo dell’abuso del diritto, ma non assume di per sé rilevanza penale.

Le Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché stabilisce un chiaro confine tra illecito amministrativo/tributario e reato penale. Le imprese hanno ora un punto di riferimento più solido per strutturare le operazioni infragruppo. La determinazione di un prezzo incongruo tra parti correlate, sebbene possa attirare l’attenzione del Fisco e portare a rettifiche fiscali per elusione, non costituisce di per sé il grave reato di dichiarazione fraudolenta, a condizione che l’operazione sia reale e il pagamento corrisponda esattamente a quanto fatturato. Viene così garantita una maggiore certezza del diritto, distinguendo le strategie di pianificazione fiscale, potenzialmente elusive ma non criminali, dalle vere e proprie frodi basate sulla falsità documentale.

Utilizzare una fattura per una transazione reale ma con un prezzo molto superiore a quello di mercato è reato di dichiarazione fraudolenta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’operazione economica è realmente avvenuta e il prezzo indicato in fattura, sebbene incongruo, è stato effettivamente pagato, non si configura il reato di dichiarazione fraudolenta, poiché manca l’elemento dell’operazione ‘inesistente’.

Qual è la differenza tra prezzo incongruo e sovrafatturazione secondo la sentenza?
Un prezzo incongruo si ha quando il corrispettivo pattuito e pagato è sproporzionato rispetto al valore di mercato, ma corrisponde a quanto indicato in fattura. La sovrafatturazione, invece, si verifica quando la fattura riporta un importo superiore a quello realmente pagato, creando una divergenza tra il documento e la realtà commerciale.

Un’operazione considerata ‘antieconomica’ è automaticamente un reato?
No. La sentenza chiarisce che la scelta di compiere un’operazione economicamente svantaggiosa, magari per ottenere un vantaggio fiscale, non è di per sé un reato penale. Tale comportamento può essere valutato dall’Agenzia delle Entrate come abuso del diritto, ma non integra il reato di frode fiscale se la transazione è reale e veritieramente documentata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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