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Potere GUP: quando l’integrazione probatoria è legittima

Un imputato per bancarotta ha impugnato l’ordinanza del GUP che disponeva nuove indagini, qualificandola come provvedimento abnorme. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che il potere GUP di ordinare un’integrazione probatoria ai sensi dell’art. 421-bis c.p.p. è uno strumento legittimo per valutare la fondatezza dell’accusa e non costituisce un atto abnorme che causa una stasi del processo.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Potere GUP e integrazione probatoria: la Cassazione definisce i confini dell’atto abnorme

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14947 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i limiti del potere GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) e la nozione di “provvedimento abnorme”. Il caso trae origine dal ricorso di un imputato per reati di bancarotta avverso un’ordinanza del GUP che, anziché decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, aveva restituito gli atti al Pubblico Ministero per lo svolgimento di indagini integrative. Secondo la difesa, tale decisione configurava un atto abnorme, destinato a creare una paralisi del processo.

I Fatti di Causa: La contestazione di abnormità

Nel corso dell’udienza preliminare, il GUP del Tribunale di Ravenna ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per compiere ulteriori indagini, da effettuarsi entro sei mesi. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che tale provvedimento fosse abnorme sotto un duplice profilo:

1. Abnormità funzionale: La difesa lamentava un’indebita regressione del procedimento e l’omessa fissazione di una nuova udienza, elementi che avrebbero generato una “stasi processuale”.
2. Abnormità strutturale: Si contestava che le indagini disposte fossero irrilevanti rispetto alle imputazioni e riguardassero fatti nuovi, configurando un’usurpazione da parte del GUP di poteri riservati esclusivamente al Pubblico Ministero.

Il Potere GUP nell’udienza preliminare: analisi della normativa

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire la funzione centrale dell’udienza preliminare nel sistema processuale. A seguito delle riforme, il GUP non è più un mero controllore formale, ma ha il compito di valutare la consistenza del materiale probatorio per formulare una “ragionevole previsione di condanna”.

È in questo contesto che si inserisce l’art. 421-bis del codice di procedura penale. Questa norma conferisce espressamente al GUP il potere di indicare al Pubblico Ministero ulteriori temi di indagine, fissando un termine per il loro compimento. Tale strumento non è un’anomalia, ma un esito “fisiologico” dell’attività del giudice quando l’impianto accusatorio appare incompleto. L’obiettivo è proprio quello di evitare rinvii a giudizio basati su prove fragili o insufficienti, garantendo che il dibattimento sia celebrato solo a fronte di un quadro probatorio dotato di una minima solidità.

La Decisione della Corte: l’esercizio del potere GUP non è abnorme

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, escludendo che l’ordinanza del GUP potesse essere qualificata come abnorme. Gli Ermellini hanno chiarito che la nozione di abnormità, creata dalla giurisprudenza, ha carattere eccezionale e serve a rimuovere solo quei provvedimenti che si pongono completamente al di fuori del sistema legale o che, pur essendo previsti, determinano una stasi insuperabile del processo.

Nel caso specifico, non è stata riscontrata alcuna anomalia.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il provvedimento non è strutturalmente abnorme, poiché rientra pienamente nello spettro delle prerogative riconosciute al GUP dall’art. 421-bis c.p.p. Si tratta di una decisione prevista e disciplinata dalla legge, finalizzata a completare il quadro investigativo per consentire al giudice una decisione ponderata.

Neppure è stata ravvisata un’abnormità funzionale. La restituzione degli atti al PM per indagini integrative non provoca una regressione indebita né una paralisi del processo. Al contrario, è una fase intermedia e necessaria per giungere a una decisione fondata. Anche l’omessa fissazione della nuova udienza non è un vizio che rende l’atto abnorme: una volta concluse le indagini, sarà onere del Pubblico Ministero sollecitare il giudice per la fissazione di una nuova data, senza che ciò imponga una scelta tra archiviazione e una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio: il potere GUP di sollecitare un’integrazione probatoria è uno strumento essenziale per garantire l’effettività del filtro dell’udienza preliminare. Non si tratta di un’ingerenza nelle prerogative del PM, ma di un esercizio corretto della funzione giurisdizionale volta ad assicurare che solo le accuse fondate su un compendio probatorio serio approdino al dibattimento. L’impugnazione per abnormità resta un rimedio straordinario, non utilizzabile per contestare decisioni che, sebbene non gradite alla difesa, sono pienamente conformi al modello legale e funzionali a un corretto svolgimento del processo.

Un Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) può ordinare al Pubblico Ministero di svolgere nuove indagini?
Sì, l’art. 421-bis c.p.p. conferisce al GUP il potere di ordinare un’integrazione delle indagini quando ritiene che il materiale probatorio a sua disposizione sia incompleto o insufficiente per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio.

L’ordine di restituzione degli atti al PM per nuove indagini costituisce un “provvedimento abnorme”?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale ordine rientra pienamente nei poteri del GUP. Non è strutturalmente abnorme, perché previsto dalla legge, né funzionalmente abnorme, perché non crea una stasi insuperabile del processo, ma ne rappresenta un esito fisiologico.

Cosa succede se il GUP, nell’ordinare nuove indagini, non fissa una nuova data per l’udienza?
Secondo la sentenza, questa omissione non rende il provvedimento nullo o abnorme. Una volta completate le indagini integrative, il Pubblico Ministero solleciterà al Giudice la fissazione di una nuova udienza per la prosecuzione del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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