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Periculum in mora: Cassazione su sequestro preventivo

Una società di costruzioni impugna un sequestro preventivo per frode fiscale, sostenendo l’assenza di periculum in mora data la propria solidità finanziaria. La Corte di Cassazione accoglie parzialmente il ricorso, stabilendo che il rischio di dispersione del patrimonio non era stato dimostrato con elementi concreti, ma solo con affermazioni generiche. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza sul punto, richiedendo una nuova valutazione motivata, pur confermando la competenza territoriale del tribunale procedente.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: quando la solidità aziendale blocca il sequestro

L’applicazione di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, richiede un’attenta valutazione del periculum in mora, ovvero del concreto rischio che i beni provento di reato possano essere dispersi. Con la sentenza n. 30363/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: una solida situazione patrimoniale dell’indagato non può essere ignorata e le motivazioni del sequestro non possono basarsi su mere congetture. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Una nota società operante nel settore delle costruzioni ferroviarie si vedeva notificare un decreto di sequestro preventivo per una somma di oltre 340.000 euro, considerata profitto del reato di dichiarazione fraudolenta. Il provvedimento era stato emesso nell’ambito di un’indagine più ampia che coinvolgeva anche un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati fiscali.

La società, tramite i suoi legali, proponeva ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato il sequestro, sollevando tre questioni principali:
1. Incompetenza territoriale: si sosteneva che la competenza non fosse del Tribunale di Milano, ma di quello di Bologna, luogo dove la società aveva la propria sede fiscale.
2. Violazione delle norme sulla competenza: in assenza di un provato collegamento con il reato associativo, avrebbero dovuto applicarsi le regole ordinarie per i reati tributari.
3. Insussistenza del periculum in mora: si evidenziava la solida e documentata capacità patrimoniale della società, tale da escludere qualsiasi concreto rischio di dispersione delle somme.

La questione della competenza territoriale

La Corte di Cassazione ha respinto i primi due motivi di ricorso. I giudici hanno ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame sulla competenza fosse adeguata. Sebbene gli amministratori della società non fossero indagati per il reato associativo, il Tribunale aveva correttamente individuato una ‘connessione teleologica’. In pratica, il reato fiscale contestato alla società (l’utilizzo di fatture false) era considerato strumentale agli scopi dell’associazione criminale. Questo legame finalistico, secondo la Corte, è sufficiente a radicare la competenza presso il giudice che procede per il reato più grave (l’associazione), anche in assenza di una coincidenza soggettiva tra gli indagati dei diversi reati.

L’analisi della Cassazione sul periculum in mora

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo, relativo al periculum in mora. La Cassazione ha censurato duramente l’approccio del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo, pur riconoscendo l’attuale solidità patrimoniale della società ricorrente, aveva giustificato il sequestro sulla base di un rischio futuro e ipotetico di dispersione delle somme, legato alla lunga durata del processo e a possibili mutamenti del management.

Richiamando la celebre sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite, la Suprema Corte ha ribadito che il provvedimento di sequestro deve contenere una motivazione specifica e concreta sulle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Affermazioni generiche, apodittiche o congetturali non sono sufficienti. Nel caso di specie, il Tribunale non aveva indicato alcun elemento di fatto concreto idoneo a superare il dato, pacifico e documentato, dell’ampia capienza patrimoniale della società. Mancava, in altre parole, la prova di un pericolo attuale e reale di dispersione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente le questioni. Sulla competenza, ha ritenuto valido il ragionamento del giudice di merito circa il nesso funzionale tra il reato fiscale e il programma criminoso dell’associazione, legittimando così l’attrazione della competenza a Milano. Sul punto cruciale del periculum in mora, invece, la motivazione è stata giudicata elusiva e carente. I giudici di legittimità hanno sottolineato come il Tribunale del Riesame si sia limitato a paventare rischi futuri e astratti (‘rapida evoluzione’, ‘tempi non brevi’, ‘futura incapienza’), senza ancorarli a elementi concreti e attuali che potessero giustificare il timore di una dispersione del profitto del reato. L’ordinanza impugnata, ignorando di fatto la documentata solidità finanziaria, ha violato il principio secondo cui il sequestro preventivo esige una valutazione del pericolo ‘qui e ora’, non basata su mere ipotesi.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla valutazione del periculum in mora, rinviando il caso al Tribunale di Milano per un nuovo esame. Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: il sequestro preventivo non è un automatismo. Anche di fronte a reati che prevedono la confisca obbligatoria, il giudice deve sempre fornire una motivazione concreta e non congetturale sul rischio effettivo che il patrimonio venga disperso prima della fine del processo. La solidità finanziaria di una società è un elemento fattuale che non può essere liquidato con argomentazioni generiche, ma deve essere attentamente ponderato nella valutazione cautelare.

La solidità finanziaria di una società è sufficiente a escludere un sequestro preventivo?
Non è sufficiente in modo automatico, ma è un elemento di fatto molto rilevante che il giudice deve considerare. Se la società dimostra una solida capacità patrimoniale, il giudice non può ignorarla e deve motivare in modo concreto e specifico perché, nonostante ciò, esista un rischio attuale di dispersione dei beni.

Cosa si intende per motivazione concreta del periculum in mora?
Significa che il giudice non può basare il sequestro su paure generiche, astratte o ipotetiche riguardo al futuro. Deve indicare elementi di fatto specifici (es. tentativi di vendita di beni, trasferimenti di denaro ingiustificati, precedenti comportamenti di occultamento) che dimostrino un reale e imminente pericolo che le somme o i beni da confiscare possano sparire.

La competenza per un reato fiscale può essere spostata presso il tribunale che giudica un’associazione per delinquere, anche se gli imputati non sono gli stessi?
Sì. Secondo la Corte, se il reato fiscale è stato commesso come parte del piano di un’associazione per delinquere (connessione teleologica), la competenza per giudicarlo può essere attratta da quella del tribunale che si occupa del reato associativo, che è considerato più grave, anche se le persone indagate per i due reati non coincidono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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