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Pene sostitutive: competenza del giudice dell’esecuzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26604/2024, ha annullato un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che aveva applicato delle pene sostitutive. La Corte ha chiarito che, per le sentenze emesse dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022), la richiesta di pene sostitutive deve essere avanzata al giudice della cognizione, non in fase esecutiva, la cui competenza è solo eccezionale e limitata ai casi previsti dalla disciplina transitoria.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: la Cassazione chiarisce i limiti di competenza del Giudice dell’Esecuzione

Con la Sentenza n. 26604 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione cruciale introdotta dalla Riforma Cartabia: la corretta individuazione del giudice competente ad applicare le pene sostitutive. Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale sulla ripartizione delle competenze tra giudice della cognizione e giudice dell’esecuzione, chiarendo quando e come un condannato può accedere a queste misure alternative alla detenzione. L’analisi della Corte fornisce una guida indispensabile per gli operatori del diritto, delineando con precisione l’ambito di applicazione delle nuove norme procedurali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Taranto, in funzione di giudice dell’esecuzione. Questo aveva sostituito una pena di tre anni di reclusione, inflitta con sentenza divenuta irrevocabile, con la misura della detenzione domiciliare. La decisione era stata presa su istanza del condannato. Contro tale ordinanza, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice dell’esecuzione non fosse competente. Secondo il ricorrente, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive avrebbe dovuto essere presentata al giudice della cognizione, dato che la sentenza di condanna era stata emessa dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia e delle relative norme procedurali.

La Riforma Cartabia e le nuove Pene Sostitutive

Il D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia) ha profondamente innovato il sistema sanzionatorio penale, ridisegnando il catalogo delle pene sostitutive delle pene detentive brevi. La riforma ha innalzato a quattro anni il limite massimo di pena detentiva sostituibile e ha introdotto nuove misure come la semilibertà e la detenzione domiciliare sostitutive, eliminando la semidetenzione e la libertà controllata.

Il legislatore ha inoltre previsto una specifica procedura, disciplinata dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, secondo cui la decisione sulla sostituzione della pena deve avvenire nella stessa fase della cognizione, subito dopo la lettura del dispositivo di condanna. Questo meccanismo mira a definire il trattamento sanzionatorio completo già in sede di giudizio.

La competenza del giudice dell’esecuzione e la disciplina transitoria

La questione centrale affrontata dalla Cassazione riguarda l’applicazione nel tempo di queste nuove regole. La Corte chiarisce che il legislatore, con l’art. 95 del D.Lgs. 150/2022, ha dettato una disciplina transitoria per gestire il passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Tale disciplina conferisce al giudice dell’esecuzione una competenza eccezionale per applicare le nuove pene sostitutive a procedimenti che, al momento dell’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), erano già in una fase avanzata, come quelli pendenti dinanzi alla stessa Corte di Cassazione.

Tuttavia, questa competenza eccezionale non si applica ai casi, come quello in esame, in cui la sentenza di condanna è stata pronunciata dopo l’entrata in vigore della riforma. In tali circostanze, la nuova procedura di cui all’art. 545-bis c.p.p. era già pienamente operativa e applicabile.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Pubblico Ministero. I giudici hanno sottolineato che, essendo la sentenza di condanna stata emessa il 1° marzo 2023, ovvero dopo l’entrata in vigore della riforma, la parte interessata avrebbe dovuto avanzare la richiesta di sostituzione della pena direttamente al giudice della cognizione. Quest’ultimo era l’unico organo competente a decidere in base alla nuova procedura.

Il giudice dell’esecuzione, intervenendo successivamente, ha agito al di fuori della propria giurisdizione, poiché non sussistevano i presupposti applicativi per attivare la sua competenza eccezionale prevista dalla disciplina transitoria. La sua decisione, pertanto, è stata considerata illegittima e annullata senza rinvio, ripristinando così l’originaria pena detentiva.

Conclusioni

La sentenza in commento stabilisce un chiaro spartiacque temporale e procedurale. Per tutte le sentenze di condanna emesse dopo il 30 dicembre 2022, la sede naturale per richiedere e ottenere le pene sostitutive è quella della cognizione, davanti al giudice che ha pronunciato la condanna. Il ricorso al giudice dell’esecuzione è un’ipotesi residuale, limitata ai casi specificamente contemplati dalla normativa transitoria. Questa pronuncia ribadisce la necessità per la difesa di agire tempestivamente durante il processo di merito, poiché la fase esecutiva non può essere utilizzata per rimediare a una mancata richiesta di accesso ai benefici previsti dalla nuova legge.

Quando si può chiedere l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia?
Per tutte le sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, la richiesta deve essere presentata al giudice della cognizione (cioè il giudice del processo) prima che la sentenza diventi definitiva, secondo la procedura dell’art. 545-bis del codice di procedura penale.

Il giudice dell’esecuzione può applicare le nuove pene sostitutive?
Sì, ma solo in via eccezionale e nei limiti previsti dalla disciplina transitoria (art. 95, D.Lgs. n. 150/2022). Questa competenza riguarda, ad esempio, i procedimenti che erano già pendenti in Cassazione alla data di entrata in vigore della riforma. Non può intervenire se la competenza era del giudice della cognizione.

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione applica una pena sostitutiva senza averne la competenza?
Come stabilito in questa sentenza, il suo provvedimento è illegittimo e viene annullato dalla Corte di Cassazione. Di conseguenza, la pena detentiva originariamente inflitta torna ad essere pienamente esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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