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Pene sostitutive appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14035/2024, ha stabilito un importante principio in materia di pene sostitutive in appello, introdotte dalla Riforma Cartabia. Un imputato, condannato per maltrattamenti, ha visto il suo caso rinviato alla Corte d’Appello perché i giudici avevano erroneamente ignorato la richiesta del suo difensore di applicare una pena sostitutiva, presentata durante la discussione finale. La Cassazione ha chiarito che tale richiesta è ammissibile anche senza una preventiva procura speciale, poiché il consenso dell’imputato va verificato solo in una fase successiva.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: La Cassazione Apre alla Richiesta in Udienza

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nel sistema sanzionatorio penale, tra cui le pene sostitutive in appello. Con la sentenza n. 14035 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulle modalità e le tempistiche per richiederne l’applicazione, stabilendo che la volontà dell’imputato, espressa tramite procura speciale, non è un requisito di ammissibilità della richiesta stessa, ma una condizione per la sua successiva applicazione. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello di Napoli nei confronti di un uomo per il reato di maltrattamenti ai danni del figlio minore e della moglie disabile. La pena inflitta era di tre anni e tre mesi di reclusione. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione lamentando, tra le altre cose, la violazione delle nuove norme procedurali relative alle pene sostitutive.

I Motivi del Ricorso e la Questione Procedurale

Il punto centrale del ricorso riguardava la richiesta, avanzata dal difensore in sede di discussione finale davanti alla Corte d’Appello, di applicare la pena sostitutiva della detenzione domiciliare. Il legale, ammettendo di non essere munito di procura speciale da parte del suo assistito (che era assente), aveva anche chiesto un rinvio dell’udienza per poterla ottenere. La Corte di Appello, tuttavia, aveva negato il rinvio e definito il giudizio senza nemmeno esaminare nel merito la richiesta di pena sostitutiva.

Secondo la difesa, questo comportamento violava l’art. 545-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, che disciplina proprio il percorso per l’applicazione delle pene sostitutive.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulle Pene Sostitutive in Appello

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso, annullando la sentenza e chiarendo la corretta interpretazione della nuova disciplina. Il ragionamento dei giudici si è concentrato sulla corretta scansione procedurale delineata dall’art. 545-bis c.p.p., specialmente durante il periodo transitorio di applicazione della riforma.

La Corte ha riconosciuto l’esistenza di un dibattito interpretativo: da un lato, una visione più restrittiva che avrebbe richiesto la formalizzazione della richiesta nell’atto di appello; dall’altro, una visione più ampia e conforme all’intento del legislatore (intentio legislatoris), che ammette la possibilità di sollevare la questione anche nel corso della discussione finale.

La Cassazione ha aderito a questa seconda, più favorevole, interpretazione. Ha stabilito che, soprattutto nella fase transitoria della riforma, la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva è tempestiva anche se formulata per la prima volta in sede di conclusioni.

Il passaggio più significativo della sentenza riguarda però la questione della procura speciale. La Corte ha chiarito che il consenso esplicito dell’imputato è un presupposto per l’applicazione della pena sostitutiva, non per la semplice richiesta. La procedura è bifasica:

1. Fase della Richiesta e Valutazione di Ammissibilità: Il difensore può avanzare la richiesta. Il giudice deve valutare se, in astratto, sussistono le condizioni per concedere la pena (es. pena entro i 4 anni, assenza di cause ostative).
2. Fase del Consenso e dell’Applicazione: Solo se la valutazione della prima fase è positiva, il giudice attiva la fase successiva, in cui si acquisisce il consenso formale dell’imputato (se necessario tramite procura speciale) e si procede all’eventuale applicazione della sanzione.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel ritenere inammissibile la richiesta solo perché il difensore era privo di procura speciale. Avrebbe dovuto, invece, valutare nel merito la possibilità di applicare la sanzione sostitutiva e, solo in caso di esito positivo, attivare il percorso per ottenere il consenso dell’imputato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli. Il nuovo giudizio sarà limitato esclusivamente alla valutazione della richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, mentre la condanna per il reato è diventata definitiva.

Questa decisione consolida un principio di garanzia fondamentale: la richiesta di pene sostitutive in appello non può essere bloccata da un formalismo anticipato. La mancanza di una procura speciale al momento della discussione non impedisce al giudice di merito di esaminare la richiesta, dovendo il consenso dell’imputato intervenire in un momento successivo, una volta che la possibilità di accedere al beneficio è stata concretamente accertata dal giudice stesso.

Quando può essere richiesta l’applicazione di pene sostitutive in un processo d’appello secondo le norme transitorie della Riforma Cartabia?
La richiesta può essere validamente formulata non solo nell’atto di appello o con motivi aggiunti, ma anche durante la discussione finale nel corso dell’udienza.

È necessaria una procura speciale dell’imputato perché il difensore possa chiedere una pena sostitutiva in udienza?
No. La sentenza chiarisce che la procura speciale non è un requisito di ammissibilità della richiesta. Il consenso dell’imputato è necessario per l’effettiva applicazione della pena, ma la sua verifica avviene in una fase successiva, solo dopo che il giudice ha valutato positivamente la sussistenza dei presupposti per la sostituzione.

Cosa deve fare il giudice d’appello di fronte a una richiesta di pena sostitutiva presentata in udienza da un difensore senza procura speciale?
Il giudice non può dichiarare la richiesta inammissibile per questo motivo. Deve invece procedere a una valutazione di merito sulla possibilità di applicare la sanzione sostitutiva. Se la valutazione è positiva, dovrà attivare il percorso procedurale previsto dall’art. 545-bis c.p.p. per acquisire il consenso dell’imputato e poi decidere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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