LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine di demolizione: la sospensiva del TAR non basta

Una società contesta un ordine di demolizione per un immobile abusivo, forte di una sospensiva ottenuta dal TAR contro l’annullamento dei suoi permessi a costruire. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30955/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo che una semplice misura cautelare amministrativa non è sufficiente per bloccare l’esecuzione di un ordine di demolizione penale divenuto definitivo. Per la sospensione, è necessario un atto che crei un conflitto insanabile, non una semplice sospensiva provvisoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Sospensiva del TAR Non Basta per Fermarlo

L’esecuzione di un ordine di demolizione emesso con una sentenza penale definitiva rappresenta una fase cruciale per il ripristino della legalità violata da un abuso edilizio. Ma cosa succede se, mentre la giustizia penale fa il suo corso, interviene un provvedimento del giudice amministrativo (TAR) che sospende l’efficacia degli atti comunali che hanno annullato i permessi a costruire? Questa complessa interazione tra giurisdizione penale e amministrativa è al centro della sentenza della Corte di Cassazione n. 30955 del 2024, che chiarisce un principio fondamentale: una sospensiva cautelare non è sufficiente a bloccare la demolizione.

Il Fatto: Abusi Edilizi, Permessi Annullati e Ordine di Demolizione

La vicenda trae origine da una condanna penale del 2013 per una serie di gravi abusi edilizi, tra cui la realizzazione di fabbricati in totale difformità dai permessi, ampliamenti non autorizzati e cambio di destinazione d’uso. La sentenza, divenuta irrevocabile, conteneva, come previsto dalla legge, un ordine di demolizione delle opere abusive.

Negli anni successivi, la società proprietaria degli immobili otteneva nuovi permessi a costruire. Tuttavia, il Comune, esercitando il proprio potere di autotutela, annullava tutti i titoli abilitativi rilasciati, ritenendoli illegittimi. Contro tale annullamento, la società proponeva ricorso al TAR, ottenendo una sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento comunale. Forte di questa sospensiva, la società si rivolgeva al giudice dell’esecuzione penale chiedendo la revoca dell’ordine di demolizione.

Il Ricorso in Cassazione e le Ragioni della Società

Il Tribunale rigettava l’istanza e la società ricorreva in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Errata identificazione del bene: Si sosteneva un errore da parte del giudice nell’individuare gli immobili e i relativi provvedimenti amministrativi.
2. “Corto circuito logico-giuridico”: Il punto centrale del ricorso. Secondo la difesa, si era creata una situazione paradossale: da un lato, il TAR aveva sospeso l’annullamento dei permessi, “riabilitando” provvisoriamente la legittimità delle opere; dall’altro, il giudice penale confermava l’ordine di demolizione basato proprio sull’illegittimità di quelle stesse opere.

L’Analisi della Corte sull’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti decisivi sul rapporto tra i due procedimenti.

L’Irrilevanza della Sospensiva Cautelare del TAR

Il cuore della decisione risiede nella costante giurisprudenza di legittimità. Un ordine di demolizione penale, passato in giudicato, può essere sospeso solo in presenza di un provvedimento (amministrativo o giurisdizionale) che si ponga in “insanabile contrasto” con esso.

Una sospensiva cautelare, per sua natura, è un provvedimento provvisorio, destinato a prevenire un danno grave e irreparabile in attesa della decisione di merito. Non accerta la legittimità dell’opera, né crea una nuova situazione giuridica stabile. Pertanto, non genera quel contrasto insanabile richiesto per paralizzare l’esecuzione della pena.

Distinzione tra Fase di Cognizione e Fase di Esecuzione

La Corte ha inoltre ribadito che le censure relative all’esatta estensione dell’abuso da demolire sono questioni di merito, che avrebbero dovuto essere sollevate durante il processo di cognizione (il processo che ha portato alla condanna) e non in sede di esecuzione, dove il giudice si limita a verificare la corretta applicazione del titolo esecutivo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara gerarchia di valori e principi procedurali. L’ordine di demolizione contenuto in una sentenza penale irrevocabile è un comando esecutivo che persegue un interesse pubblico primario: il ripristino dell’assetto del territorio violato. La sua esecuzione non può essere ostacolata da provvedimenti amministrativi di natura provvisoria e cautelare. Il giudice dell’esecuzione ha correttamente basato la sua decisione sul fatto che i permessi a costruire erano stati annullati in autotutela dal Comune. La successiva sospensiva del TAR, non essendo una decisione definitiva, non ha modificato la sostanza della situazione di illegalità accertata in via definitiva in sede penale.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio saldo: per ottenere la sospensione di un ordine di demolizione penale, non basta una vittoria provvisoria in sede amministrativa. È necessario un atto definitivo, come una sentenza del TAR che annulli l’annullamento del Comune o un permesso in sanatoria pienamente efficace, che renda l’edificio legittimo in modo stabile e incontrovertibile. Fino a quel momento, la sentenza penale di condanna e il conseguente ordine di ripristino mantengono intatta la loro forza esecutiva.

Una sospensione cautelare emessa dal TAR è sufficiente a bloccare un ordine di demolizione definitivo emesso da un giudice penale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mera sospensiva cautelare non è sufficiente. È necessario un provvedimento che si ponga in “insanabile contrasto” con l’ordine di demolizione, e una sospensione provvisoria non possiede questa natura definitiva.

Perché il ricorso contro il rigetto dell’istanza di revoca è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati. La Corte ha ritenuto che una sospensiva del TAR non costituisca un presupposto valido per sospendere l’ordine di demolizione e che altre censure sollevate fossero questioni di merito, non proponibili in fase di esecuzione della sentenza.

Cosa significa che un provvedimento deve porsi in “insanabile contrasto” con l’ordine di demolizione?
Significa che l’atto amministrativo (ad esempio, un nuovo permesso di costruire in sanatoria valido e definitivo) deve rendere l’esecuzione della demolizione legalmente impossibile o palesemente contraddittoria. Una semplice sospensione di un atto di annullamento non raggiunge questo livello di contrasto, in quanto ha solo effetti provvisori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati