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Omesso controllo online: reato permanente o istantaneo?

La Corte di Cassazione affronta il caso di un direttore di un quotidiano online accusato di omesso controllo su un articolo diffamatorio. La parte civile sosteneva che il reato fosse permanente, dato che l’articolo era rimasto online per anni, posticipando così la prescrizione. La Corte, pur richiamando la giurisprudenza che considera il reato istantaneo, ha ritenuto l’impugnazione non inammissibile. In applicazione della nuova normativa (art. 573, comma 1-bis c.p.p.), poiché l’appello riguardava i soli interessi civili, ha rinviato la causa alla Sezione Civile della stessa Corte per la decisione sul risarcimento del danno.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso controllo online: La Cassazione e la natura del reato del direttore

La diffusione di notizie online ha sollevato complesse questioni giuridiche, in particolare riguardo la responsabilità dei direttori di testate giornalistiche. Un tema cruciale è la natura del reato di omesso controllo online, ovvero se debba considerarsi istantaneo, e quindi consumato al momento della pubblicazione, o permanente, protraendosi per tutto il tempo in cui il contenuto diffamatorio rimane accessibile in rete. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo dibattito, introducendo importanti principi procedurali.

Il caso: diffamazione online e la responsabilità del direttore

Il caso trae origine da un articolo, ritenuto diffamatorio da un magistrato della Cassazione, pubblicato nel 2012 su un noto quotidiano nazionale e ripubblicato sul relativo sito web, dove è rimasto consultabile fino al 2020. Il direttore della testata veniva accusato sia di concorso in diffamazione a mezzo stampa, sia del reato specifico di omesso controllo ai sensi dell’art. 57 del codice penale.
Il Tribunale di merito aveva dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, calcolando il termine dalla data della prima pubblicazione nel 2012. La parte civile, ovvero il magistrato diffamato, ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo un’interpretazione diversa, specialmente per il reato di omesso controllo.

La questione giuridica: omesso controllo online, reato istantaneo o permanente?

Il cuore del ricorso si basava su un’argomentazione precisa: l’omesso controllo online da parte del direttore di una testata telematica non è un reato istantaneo, ma permanente. Secondo la difesa della parte civile, la condotta illecita non si esaurisce con la pubblicazione, ma perdura finché il direttore non ordina la rimozione del contenuto lesivo dalla rete. In questo caso, essendo l’articolo rimasto online fino al 2020, la prescrizione avrebbe dovuto iniziare a decorrere solo da quella data, rendendo il reato ancora perseguibile.
Questa tesi si scontra con l’orientamento giurisprudenziale prevalente, richiamato anche dal Procuratore Generale, secondo cui la diffamazione a mezzo internet è un reato di evento istantaneo, che si consuma nel momento in cui il contenuto diventa accessibile a terzi. La permanenza online dell’articolo sarebbe solo un effetto della condotta, non un prolungamento della stessa.

La decisione della Corte di Cassazione e il rinvio alla sezione civile

La Corte di Cassazione, pur prendendo atto dell’orientamento consolidato, ha ritenuto che la questione posta dalla parte civile non fosse manifestamente infondata o, in termini tecnici, inammissibile. Questa valutazione ha aperto la strada all’applicazione di una norma procedurale di recente introduzione.

Le motivazioni

La Corte ha rilevato che l’impugnazione era stata proposta per i soli interessi civili (ovvero per ottenere il risarcimento del danno) e che la costituzione di parte civile era avvenuta dopo il 30 dicembre 2022. Queste circostanze hanno reso applicabile l’art. 573, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce che, quando un’impugnazione penale per i soli interessi civili non è inammissibile, la Corte di Cassazione deve rinviare la causa alla propria sezione civile competente. Quest’ultima deciderà sulla questione utilizzando le prove acquisite nel processo penale e quelle eventualmente raccolte in sede civile. La non inammissibilità del ricorso, basata sulla complessità della qualificazione del reato di omesso controllo online, è stata quindi il presupposto per attivare questo meccanismo di “trasferimento” della causa dalla giurisdizione penale a quella civile.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione Penale non risolve nel merito la disputa sulla natura permanente o istantanea del reato, ma la “passa” ai colleghi della Sezione Civile. La conseguenza pratica immediata è che la richiesta di risarcimento del danno della parte civile verrà esaminata e decisa in sede civile, dove le regole probatorie e i principi di valutazione della responsabilità possono portare a esiti diversi. Questa ordinanza evidenzia l’impatto della recente riforma processuale, che mira a separare più nettamente il giudizio penale sulla colpevolezza dell’imputato da quello civile sul risarcimento del danno, specialmente nelle fasi di impugnazione. La questione sulla prescrizione del reato di omesso controllo online resta aperta e sarà la Sezione Civile a doverla indirettamente affrontare per decidere sulla richiesta risarcitoria.

Quando si consuma il reato di diffamazione online secondo la giurisprudenza prevalente?
Secondo l’orientamento maggioritario, la diffamazione online è un reato di evento istantaneo. Si consuma nel momento e nel luogo in cui terzi percepiscono l’espressione lesiva, ovvero quando il contenuto viene immesso sul web e diventa accessibile.

Cosa prevede la nuova regola processuale per gli appelli che riguardano solo il risarcimento dei danni?
L’art. 573, comma 1-bis del codice di procedura penale, stabilisce che se un’impugnazione in un processo penale è proposta per i soli interessi civili e non è inammissibile, la Corte di Cassazione rinvia il caso alla propria Sezione Civile competente per la decisione sulla richiesta di risarcimento.

La Corte di Cassazione ha stabilito se l’omesso controllo online è un reato permanente?
No, la Sezione Penale della Corte non ha deciso nel merito la questione. Ha ritenuto l’argomento sollevato dalla parte civile (secondo cui il reato è permanente) non manifestamente infondato, e proprio per questo ha considerato l’appello non inammissibile, rinviando la decisione sulla richiesta di risarcimento del danno alla propria Sezione Civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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