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Misure cautelari: nuove prove e rischio di recidiva

Un individuo, destinatario di misure cautelari per furti aggravati, ricorre in Cassazione contestando l’uso di nuove prove emerse da un suo successivo arresto e la valutazione del rischio di recidiva. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che le nuove prove sono ammissibili nel giudizio di appello cautelare se pertinenti ai fatti originari e se viene garantito il contraddittorio. La Corte ha inoltre confermato che la valutazione del pericolo attuale di reiterazione del reato si basa sulla personalità del soggetto e sulla vicinanza temporale dei fatti, legittimando le misure cautelari applicate.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Nuove Prove in Appello e Attualità del Rischio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30329/2024, torna a pronunciarsi su due temi cruciali nell’ambito delle misure cautelari: l’ammissibilità di nuove prove nel giudizio di appello e i criteri per valutare l’attualità del pericolo di reiterazione del reato. La decisione offre importanti chiarimenti sulla corretta applicazione delle norme procedurali a tutela sia delle esigenze di giustizia sia dei diritti della difesa, in un delicato equilibrio tra la presunzione di non colpevolezza e la necessità di prevenire la commissione di ulteriori crimini.

I Fatti: Furti Seriali e l’Applicazione delle Misure Cautelari

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti di un uomo. L’indagato era accusato di una serie di furti aggravati commessi ai danni di un autolavaggio (sottrazione di gettoni e prodotti per la pulizia) e di un bar (sottrazione di monete da slot machine).
Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva rigettato la richiesta di applicazione della misura, ma il Tribunale del Riesame, sulla base degli elementi forniti dall’accusa, ha ribaltato la decisione.

La Difesa dell’Indagato

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni:
1. Illogicità della motivazione: A suo dire, il Tribunale aveva fondato la propria decisione su elementi probatori “nuovi”, emersi da un successivo arresto per un fatto analogo, violando i principi che regolano il giudizio di appello cautelare.
2. Mancanza di motivazione sulle esigenze cautelari: La difesa sosteneva che non fosse stato adeguatamente dimostrato il pericolo concreto e, soprattutto, attuale di reiterazione del reato, vista la distanza temporale tra i fatti contestati e l’applicazione della misura.

L’Uso di Nuove Prove nelle Misure Cautelari

Uno dei punti centrali della sentenza riguarda l’utilizzabilità di elementi probatori acquisiti dopo la prima decisione del GIP. La difesa sosteneva che il Tribunale del Riesame avesse illegittimamente ampliato il perimetro della valutazione, basandosi su fatti non presenti nella richiesta originaria.

La Corte di Cassazione, richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, incluse recenti pronunce delle Sezioni Unite, ha respinto questa tesi. I giudici hanno chiarito che nel giudizio di appello cautelare è consentita la produzione di elementi “nuovi”, anche sopravvenuti, a due condizioni fondamentali:
– Gli elementi devono riguardare gli stessi fatti oggetto della contestazione originaria, al fine di dimostrarne la fondatezza.
– Deve essere sempre garantito il pieno rispetto del contraddittorio, dando alla difesa la possibilità di conoscere e contestare i nuovi elementi.

Nel caso specifico, le prove derivanti dal successivo arresto (come il rinvenimento di un cacciavite e di monete) sono state ritenute pertinenti perché rafforzavano il quadro indiziario relativo ai furti originari, evidenziando un modus operandi seriale e confermando l’identificazione del soggetto.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione

Il secondo motivo di ricorso si concentrava sulla valutazione delle esigenze cautelari, in particolare sull’attualità del pericolo di recidiva.

Concretezza e Attualità del Rischio

La Corte ha ribadito che il pericolo di reiterazione del reato, per giustificare le misure cautelari, deve essere non solo concreto (basato su elementi reali e non ipotetici), ma anche attuale. Tuttavia, “attualità” non significa “imminenza” di una nuova occasione di delinquere. Piuttosto, indica una continuità del periculum libertatis, ossia una prognosi negativa sulla probabilità che l’indagato, se lasciato in libertà, commetta altri reati.
Questa prognosi si fonda su un’analisi complessiva che include:
– La personalità dell’indagato.
– Le modalità della condotta criminosa.
– Le sue concrete condizioni di vita.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto infondati entrambi i motivi di ricorso. In primo luogo, ha stabilito che l’utilizzo delle nuove prove da parte del Tribunale del Riesame era legittimo, poiché finalizzato a rafforzare l’accusa sui fatti originari e avvenuto nel rispetto del contraddittorio. In secondo luogo, ha confermato la correttezza della valutazione sull’attualità del pericolo di reiterazione. La dinamica dei fatti, caratterizzata da costanza e abitualità, e il successivo arresto per un episodio del tutto analogo, dimostravano una spiccata potenzialità criminale e la persistenza del rischio. La circostanza che per tale ultimo episodio fosse intervenuta una condanna (seppur con pena sospesa) non escludeva, ma anzi confermava, la fondatezza del giudizio prognostico negativo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 30329/2024 consolida principi fondamentali in materia di misure cautelari. Anzitutto, conferma che il giudizio di appello non è una mera ripetizione del primo grado, ma consente un arricchimento del materiale probatorio, a patto di rispettare l’oggetto della contestazione e il diritto di difesa. In secondo luogo, offre una lettura pragmatica del requisito dell'”attualità” del pericolo, svincolandolo dalla necessità di prevedere una specifica occasione di reato e ancorandolo a una valutazione complessiva della pericolosità sociale del soggetto, basata su elementi concreti e recenti.

È possibile utilizzare in appello prove nuove per giustificare una misura cautelare?
Sì, la sentenza conferma che nel giudizio di appello cautelare le parti possono produrre elementi probatori “nuovi”, preesistenti o sopravvenuti, a condizione che riguardino i medesimi fatti della richiesta originaria e che sia pienamente rispettato il principio del contraddittorio, garantendo alla difesa la possibilità di controdedurre.

Cosa si intende per “attualità” del pericolo di reiterazione del reato?
Per “attualità” non si intende l’imminenza di una specifica occasione per delinquere, ma la continuità del pericolo derivante dalla libertà dell’indagato. È una valutazione prognostica basata sulla personalità del soggetto, sulle modalità dei reati e su elementi indicativi recenti che dimostrino la persistenza della sua potenzialità criminale.

Una successiva condanna per un reato simile può confermare il rischio di recidiva ai fini di una misura cautelare?
Sì, secondo la Corte, un episodio successivo e analogo, per cui sia intervenuto anche un arresto e una condanna, costituisce un elemento recente e concreto che conferma l’attualità del pericolo di reiterazione. Il fatto che per tale condanna sia stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena non è, di per sé, sufficiente a escludere tale rischio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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