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Misure Cautelari: Cassazione su attualità del pericolo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un’ordinanza di custodia in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza ribadisce i limiti del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari, che non può consistere in una nuova valutazione dei fatti, e chiarisce il concetto di “attualità del pericolo” di reiterazione del reato, confermando che esso si basa su una valutazione prognostica complessiva e non sull’imminenza di una nuova occasione criminosa.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Pericolo di Reiterazione Giustifica il Carcere?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18425 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari personali, in particolare la custodia in carcere. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità e sulla corretta interpretazione del requisito dell'”attualità del pericolo” di reiterazione del reato, un concetto fondamentale per bilanciare le esigenze di sicurezza collettiva con la libertà personale dell’individuo.

Il Percorso Giudiziario: Dal Riesame alla Cassazione

Il caso riguarda un soggetto indagato per partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990) e per numerosi episodi di spaccio (art. 73 d.P.R. 309/1990). A seguito dell’applicazione della misura della custodia in carcere, la difesa presentava istanza di riesame al Tribunale competente, che tuttavia confermava il provvedimento restrittivo. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Indizi Deboli e Pericolo non Attuale

La difesa sosteneva, in primo luogo, un vizio di motivazione in relazione alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo. Secondo il ricorrente, la sua partecipazione all’organizzazione criminale era stata desunta erroneamente dai soli episodi di spaccio contestati, senza prove concrete di un inserimento stabile nel gruppo, come contatti costanti con i vertici o menzioni da parte di collaboratori di giustizia. Si trattava, a dire della difesa, di un mero approvvigionamento per fabbisogno personale.

In secondo luogo, veniva contestata la valutazione sulle esigenze cautelari. La difesa lamentava che il Tribunale avesse ritenuto sussistente il pericolo di reiterazione del reato basandosi su formule di stile, senza un’analisi concreta e attuale della situazione. In particolare, si evidenziava che l’indagato aveva intrapreso un percorso di recupero, elemento che avrebbe dovuto incidere sulla valutazione della sua pericolosità sociale.

La Decisione della Cassazione sulle Misure Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando integralmente la decisione del Tribunale del riesame. La sentenza si articola su due principi cardine del diritto processuale penale in materia di misure cautelari.

Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti in Sede di Legittimità

La Corte ha ribadito con forza un principio consolidato: il ricorso per Cassazione avverso un’ordinanza cautelare non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Il controllo della Suprema Corte è limitato alla violazione di specifiche norme di legge o alla manifesta illogicità della motivazione, non potendo estendersi a una nuova e diversa valutazione degli elementi indiziari. Nel caso di specie, il ricorrente proponeva una lettura alternativa delle prove (intercettazioni, dichiarazioni, servizi di osservazione), attività preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale, secondo la Corte, aveva invece fornito una motivazione logica e coerente, ricostruendo in modo dettagliato il ruolo dell’indagato come pusher pienamente inserito nell’associazione.

L’Interpretazione dell'”Attualità del Pericolo”

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione del requisito dell'”attualità del pericolo” di cui all’art. 274, lett. c), c.p.p. La Cassazione ha respinto l’interpretazione restrittiva della difesa, secondo cui l’attualità equivarrebbe all’imminenza di una specifica opportunità di ricadere nel delitto. Al contrario, la Corte ha confermato l’orientamento prevalente che intende l’attualità come il risultato di una valutazione prognostica sulla possibilità di condotte future.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione dei principi giurisprudenziali. I giudici hanno chiarito che il ricorso per Cassazione in materia di misure cautelari è ammissibile solo per denunciare violazioni di legge o un’illogicità manifesta della motivazione che emerga dal testo stesso del provvedimento. Non è consentito proporre censure che implichino una riconsiderazione dei fatti o una diversa interpretazione delle prove. Il Tribunale del riesame aveva correttamente basato la sua decisione su un compendio probatorio solido, che includeva intercettazioni, servizi di osservazione, perquisizioni, sequestri e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Questi elementi, nel loro insieme, delineavano un quadro di sistematicità e continuità nell’attività di spaccio, incompatibile con la tesi dell’uso personale.

Sul fronte delle esigenze cautelari, la Corte ha spiegato che la valutazione sull’attualità del pericolo deve basarsi su un’analisi accurata della fattispecie concreta, tenendo conto delle modalità della condotta, della personalità del soggetto e del contesto socio-ambientale. Il Tribunale aveva adempiuto a questo onere motivazionale, evidenziando la portata continuativa delle condotte, l’ingente quantità di stupefacenti, l’elevata intensità del dolo e il contributo decisivo del ricorrente a un vasto meccanismo di diffusione della droga. La valutazione prognostica, quindi, non richiede la prova di una “specifica occasione” per delinquere, ma si risolve nella verifica di una permanente e attuale sussistenza dell’esigenza cautelare. La genericità della censura difensiva e la mancata confutazione della specifica motivazione del Tribunale hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità del motivo di ricorso.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 18425/2024 rafforza due importanti principi. Primo, il perimetro del ricorso per Cassazione contro le misure cautelari è strettamente confinato al controllo di legittimità e non può invadere il merito della valutazione indiziaria. Secondo, il concetto di “attualità del pericolo” di reiterazione del reato deve essere inteso in senso ampio, come una valutazione prognostica basata su elementi concreti (personalità, gravità e modalità dei fatti) che indichino una probabilità attuale di future condotte criminose, a prescindere dall’esistenza di un’opportunità immediata. Questa interpretazione conferisce al giudice della cautela un potere valutativo significativo, ma sempre ancorato a un obbligo di motivazione puntuale e non apparente.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove in un ricorso contro una misura cautelare?
No. Il ricorso per Cassazione è ammissibile solo se denuncia la violazione di specifiche norme di legge o la manifesta illogicità della motivazione del provvedimento. Non è possibile proporre censure che riguardino la ricostruzione dei fatti o che si risolvano in una diversa valutazione delle prove esaminate dal giudice di merito.

Cosa si intende per “attualità del pericolo” quando si applica una misura cautelare?
L'”attualità del pericolo” non equivale all’imminenza di una specifica opportunità di commettere un reato. Si tratta, invece, di una valutazione prognostica sulla concreta possibilità che il soggetto commetta altri delitti, basata su un’analisi accurata della fattispecie, delle modalità della condotta, della personalità dell’indagato e del contesto socio-ambientale.

La partecipazione a un programma di recupero è sufficiente a escludere l’applicazione di una misura cautelare?
Non necessariamente. Sebbene sia un elemento che il giudice deve considerare, la sua sola allegazione non è sufficiente a escludere le esigenze cautelari. Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che la gravità dei fatti, la continuità delle condotte e l’inserimento in un’associazione criminale prevalessero, rendendo comunque attuale il pericolo di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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