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Misura cautelare: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro l’aggravamento della sua misura cautelare, passata dall’obbligo di dimora agli arresti domiciliari. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano generici e che la valutazione del rischio di recidiva fatta dal tribunale era ben motivata, basandosi sui precedenti penali e sulla gravità dei fatti. La remissione di querela presentata è stata ritenuta un elemento nuovo, non valutabile in sede di legittimità ma da presentare al giudice competente.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare: L’Inammissibilità del Ricorso Generico in Cassazione

L’applicazione di una misura cautelare rappresenta una fase delicata del procedimento penale, incidendo sulla libertà personale dell’indagato prima di una condanna definitiva. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 14948 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro tali provvedimenti, specialmente quando questo si basa su argomentazioni generiche. Analizziamo il caso per comprendere i principi affermati dai giudici di legittimità.

I Fatti del Caso: Dall’Obbligo di Dimora agli Arresti Domiciliari

La vicenda ha origine dalla decisione del Tribunale della Libertà di Palermo che, in accoglimento di un appello del pubblico ministero, ha aggravato la misura cautelare a carico di un individuo. Quest’ultimo, inizialmente sottoposto all’obbligo di dimora nel proprio comune di residenza, si è visto applicare gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Le accuse a suo carico erano di furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale, commessi con l’aggravante della recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale.

Le Doglianze del Ricorrente e la Difesa

L’indagato ha proposto ricorso in Cassazione contestando la valutazione del giudice d’appello. La difesa sosteneva che la misura degli arresti domiciliari fosse sproporzionata, adducendo diverse motivazioni:
– Il furto del veicolo era stato commesso per la sola necessità di tornare a casa, non per scopo di lucro.
– La fuga dalle forze dell’ordine era dettata esclusivamente dalla paura.
– L’indagato aveva ammesso immediatamente le proprie responsabilità durante l’interrogatorio.

A sostegno della tesi di una minore gravità, la difesa ha inoltre allegato un verbale di remissione di querela da parte del proprietario del veicolo rubato, un atto successivo alla decisione del Tribunale.

L’Analisi della Corte sulla Misura Cautelare Aggravata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa del tutto generiche e puramente contestative. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: il sindacato della Cassazione in materia di misure cautelari è limitato alla verifica della coerenza e logicità della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter entrare nel merito della valutazione dei fatti.

Il ricorso, in questo caso, non contestava la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza o delle esigenze cautelari (già accertate dal primo giudice e non impugnate), ma solo l’adeguatezza della misura più afflittiva. Su questo punto, la Corte ha ritenuto che la decisione del Tribunale fosse ampiamente e logicamente motivata.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su tre pilastri argomentativi principali.

1. Limitato Sindacato della Cassazione: La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di una terza istanza di merito. Il suo compito è verificare che la decisione del giudice precedente sia fondata su una motivazione adeguata e non manifestamente illogica. Le obiezioni del ricorrente sono state giudicate come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità.

2. Valutazione del Pericolo Concreto di Recidiva: Il Tribunale aveva correttamente basato l’aggravamento della misura cautelare su una prognosi “profondamente sfavorevole” di recidiva. Questa valutazione era supportata da elementi concreti: i numerosi e specifici precedenti penali dell’individuo, la sua “impermeabilità” a precedenti periodi di detenzione e la spregiudicata indifferenza per l’incolumità altrui, dimostrata dalla fuga spericolata. La confessione, avvenuta solo dopo l’arresto in flagranza, non è stata ritenuta sufficiente a sminuire l’attuale pericolo di reiterazione dei reati.

3. Irrilevanza della Remissione di Querela in Questa Sede: La remissione di querela, essendo un atto successivo alla decisione impugnata, è stata considerata un “elemento sopravvenuto”. Come tale, non poteva essere valutato dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno specificato che tale elemento può essere fatto valere proponendo un’apposita istanza di revoca o sostituzione della misura al giudice competente per la fase di cognizione, ai sensi dell’art. 299 c.p.p. Inoltre, la remissione riguardava solo il furto, mentre la misura era giustificata anche dal grave reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Conclusioni

La sentenza ribadisce che per contestare efficacemente una misura cautelare in Cassazione non è sufficiente presentare una versione alternativa dei fatti o addurre elementi di carattere generale. È necessario individuare vizi logici specifici e palesi nella motivazione del provvedimento impugnato. La valutazione del pericolo di recidiva si basa su indicatori concreti, come i precedenti penali e la condotta dell’indagato, e non può essere neutralizzata da una confessione tardiva. Infine, elementi nuovi, come la remissione di querela, devono seguire il percorso processuale corretto e non possono essere introdotti per la prima volta nel giudizio di legittimità.

Quando un ricorso in Cassazione contro una misura cautelare viene dichiarato inammissibile?
Secondo la sentenza, il ricorso è inammissibile quando si rivela generico e puramente contestativo, limitandosi a opporre una diversa interpretazione dei fatti senza evidenziare vizi logici o violazioni di legge nella motivazione del provvedimento impugnato.

La confessione dell’indagato può portare all’annullamento di una misura cautelare più grave come gli arresti domiciliari?
Non necessariamente. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che una confessione resa dopo un arresto in flagranza non fosse sufficiente a escludere l’attualità del pericolo di commissione di altri reati, potendo anzi rappresentare una conferma della pericolosità del soggetto.

La remissione di querela da parte della vittima ha effetto immediato sulla misura cautelare in essere?
No. La Corte ha stabilito che la remissione di querela è un elemento sopravvenuto al provvedimento impugnato e non può essere valutato in sede di legittimità. Deve essere presentata attraverso un’apposita istanza al giudice competente, che valuterà se modificare o revocare la misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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