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Medico necroscopo di fatto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per falso in atto pubblico di un medico che, pur non avendo la specializzazione e una nomina formale, svolgeva le funzioni di medico necroscopo. Il medico aveva falsificato certificati di decesso senza effettuare le visite. La Corte ha rigettato la difesa basata sullo ‘stato di necessità’, sostenendo che la minaccia di un trasferimento non costituisce un grave pericolo alla persona. È stata inoltre confermata la qualifica di pubblico ufficiale ‘di fatto’, rendendo irrilevante l’assenza di un incarico formale ai fini della configurabilità del reato.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Medico Necroscopo di Fatto: Falso in Atto Pubblico e Stato di Necessità

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 5 Penale, n. 30322 del 2024, affronta un caso delicato che coinvolge un medico necroscopo e solleva questioni cruciali sulla qualifica di pubblico ufficiale e sulla validità della scriminante dello stato di necessità. La Corte ha stabilito che un medico, anche se assegnato di fatto e senza nomina formale a svolgere funzioni necroscopiche, riveste la qualifica di pubblico ufficiale e risponde del reato di falso ideologico in atto pubblico se attesta falsamente di aver eseguito una visita.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un medico, specialista in otorinolaringoiatria, in servizio presso una struttura sanitaria pubblica. A seguito di un esaurimento nervoso, era stato assegnato alla struttura complessa di Medicina Legale. Qui, la sua dirigente lo aveva di fatto adibito a svolgere le funzioni di medico necroscopo, un compito al di fuori della sua specializzazione e senza un formale provvedimento di nomina.

L’imputato è stato accusato di aver redatto una serie di certificati necroscopici falsi, attestando l’avvenuto decesso e lo svolgimento della visita necroscopica senza averla mai effettuata. Condannato nei primi due gradi di giudizio, il medico ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha contestato la sua condanna sostenendo principalmente quattro punti:

1. Errata qualificazione giuridica del reato: Secondo la difesa, il reato non doveva essere qualificato come falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale (artt. 476 e 479 c.p.), ma come falso commesso da un privato (art. 482 c.p.), poiché egli agiva al di fuori delle sue funzioni e senza una delega formale.
2. Sussistenza dello stato di necessità: Il medico ha affermato di aver agito in uno stato di costrizione, determinato dalle pressioni e minacce della sua dirigente, che avrebbe minacciato di rispedirlo al suo reparto di origine qualora si fosse rifiutato di compilare i certificati. Tale situazione, a suo dire, configurava l’esimente dello stato di necessità (art. 54 c.p.).
3. Mancata assunzione di una prova decisiva: La difesa lamentava la mancata audizione di un testimone che avrebbe potuto confermare lo stato di fragilità psichica del medico e la soggezione alla dirigente.
4. Uso dei certificati a sua insaputa: Infine, sosteneva che alcuni certificati fossero stati utilizzati da terzi a sua insaputa.

Le Motivazioni della Cassazione sul ruolo del medico necroscopo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo i motivi infondati. Analizziamo le argomentazioni della Corte.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che il certificato redatto dal medico necroscopo è a tutti gli effetti un atto pubblico. La sua funzione non è meramente narrativa, ma serve ad accertare la morte e a verificare che non vi siano cause violente o sospette che ostacolino la sepoltura. Questo compito richiede una visita effettiva.

Sul punto cruciale della qualifica di pubblico ufficiale, i giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: la nozione di “esercizio delle funzioni” (art. 476 c.p.) va intesa in senso ampio. Rientra in questa categoria anche il cosiddetto “funzionario di fatto”, ovvero colui che, pur senza un’investitura formale, esercita di fatto poteri autoritativi con il consenso dell’amministrazione. L’assenza di un provvedimento di nomina formale non esclude la qualifica di pubblico ufficiale né la responsabilità penale per i reati commessi nell’esercizio di tali funzioni di fatto.

Per quanto riguarda lo stato di necessità, la Corte ha sottolineato che l’imputato ha l’onere di allegare e provare tutti gli elementi della causa di giustificazione. Nel caso di specie, il ricorrente non ha specificato in cosa consistesse l'”insuperabile stato di costrizione” né il “male imminente e grave” minacciato. La semplice minaccia di un trasferimento al reparto di provenienza, per quanto sgradita, non è stata ritenuta sufficiente a integrare un “danno grave alla persona” tale da giustificare la commissione di un reato. L’imputato non ha dimostrato di non potersi sottrarre al pericolo opponendo un netto rifiuto.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili o manifestamente infondati gli altri motivi, come la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria e la presunta utilizzazione dei certificati da parte di terzi, poiché la responsabilità nasce dalla formazione dell’atto falso da parte dell’imputato stesso.

Le Conclusioni

La sentenza consolida principi giuridici di notevole importanza pratica. In primo luogo, rafforza la nozione di funzionario di fatto, stabilendo che la sostanza delle funzioni esercitate prevale sulla forma dell’incarico. Chiunque svolga compiti di natura pubblicistica all’interno di una struttura pubblica, anche informalmente, è tenuto a rispettare i doveri di fedeltà e correttezza e risponde penalmente come un pubblico ufficiale. In secondo luogo, la pronuncia delinea con rigore i confini dell’esimente dello stato di necessità, richiedendo una prova concreta e specifica del pericolo grave e inevitabile, escludendo che mere pressioni o disagi lavorativi possano giustificare la commissione di reati.

Un medico che svolge funzioni senza nomina formale è considerato un pubblico ufficiale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche chi opera come ‘funzionario di fatto’, esercitando poteri autoritativi con il consenso dell’amministrazione, riveste la qualifica di pubblico ufficiale ai fini della responsabilità penale, indipendentemente dall’assenza di un atto formale di nomina.

La minaccia di un trasferimento lavorativo può giustificare la commissione di un reato per ‘stato di necessità’?
No. La Corte ha stabilito che per invocare lo stato di necessità è necessario dimostrare un pericolo attuale di un danno grave alla persona. La minaccia di un trasferimento, sebbene possa causare un disagio, non integra di per sé un danno di tale gravità da giustificare la commissione di un reato come il falso in atto pubblico.

Qual è la natura giuridica del certificato redatto dal medico necroscopo?
Il certificato necroscopico è un atto pubblico. La sua funzione non è solo quella di constatare il decesso, ma anche di verificare l’assenza di cause di morte violenta o sospetta che possano impedire l’autorizzazione alla sepoltura, attribuendogli così piena fede fino a querela di falso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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