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Incidente probatorio: il giudice ha potere discrezionale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17521/2024, ha stabilito che il rigetto di una richiesta di incidente probatorio per l’audizione di un minore, vittima di presunti maltrattamenti, non costituisce un atto abnorme. Il Pubblico Ministero aveva impugnato la decisione del GIP, sostenendo l’obbligatorietà dell’assunzione della prova per tutelare la vittima vulnerabile. La Suprema Corte ha invece confermato che il giudice mantiene un potere discrezionale nel valutare la fondatezza e l’opportunità della richiesta, bilanciando la protezione del minore con le garanzie difensive. L’appello è stato quindi dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente Probatorio per Vittime Vulnerabili: La Discrezionalità del Giudice

L’incidente probatorio rappresenta un meccanismo fondamentale nel nostro sistema processuale penale, specialmente quando sono coinvolte vittime vulnerabili come i minori. Questo strumento permette di anticipare la raccolta di prove cruciali, cristallizzandole prima del dibattimento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 17521/2024) ha fatto chiarezza su un punto nevralgico: il giudice è obbligato ad accogliere la richiesta di incidente probatorio o conserva un margine di discrezionalità? La risposta della Suprema Corte è netta e riafferma il ruolo centrale del giudice nel bilanciare i delicati interessi in gioco.

I Fatti del Caso: Il Rigetto della Richiesta del PM

Il caso trae origine da un procedimento per presunti maltrattamenti in famiglia a danno di un bambino di soli quattro anni. Il Pubblico Ministero, al fine di raccogliere la testimonianza del minore, aveva richiesto al Giudice per le indagini preliminari (GIP) di procedere con un incidente probatorio, ai sensi dell’art. 392, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma è pensata proprio per i casi che coinvolgono vittime particolarmente vulnerabili, per evitare loro il trauma di ripetere la testimonianza in dibattimento (la cosiddetta vittimizzazione secondaria).

Contrariamente alle aspettative dell’accusa, il GIP rigettava la richiesta. La sua motivazione si basava sulla necessità di proteggere l’integrità psicofisica del piccolo: prima di sottoporlo a un’audizione così delicata, era necessario disporre di risultanze probatorie più concrete a sostegno dell’accusa. In altre parole, il giudice riteneva prematuro coinvolgere direttamente il bambino senza un quadro investigativo più solido.

La Questione Giuridica: Obbligo o Discrezionalità nell’Incidente Probatorio?

Il Pubblico Ministero ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che il provvedimento del GIP fosse “abnorme”. Secondo la tesi dell’accusa, l’art. 392, comma 1-bis, non lascerebbe al giudice alcuna discrezionalità: di fronte a una richiesta per l’audizione di una vittima vulnerabile, l’ammissione dell’incidente probatorio sarebbe un atto dovuto, un obbligo imposto anche dalle convenzioni internazionali per la protezione delle vittime di reato.

La questione sottoposta alla Suprema Corte era quindi la seguente: la norma speciale sull’incidente probatorio per soggetti deboli introduce un automatismo, esautorando il giudice dal suo potere di valutazione, oppure questi mantiene il compito di vagliare la fondatezza e l’opportunità della richiesta?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, confermando la piena legittimità dell’operato del GIP. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali.

L’Insussistenza dell’Atto “Abnorme”

Innanzitutto, la Corte ha escluso che il rigetto della richiesta possa essere qualificato come un atto abnorme. Un atto è abnorme solo quando si pone completamente al di fuori del sistema processuale o quando provoca una stasi insuperabile del procedimento. In questo caso, la decisione del GIP rientra pienamente nello schema tipico previsto dalla legge: il giudice valuta una richiesta e decide. Il suo diniego non paralizza le indagini, che possono proseguire con altri mezzi.

L’Interpretazione dell’Art. 392, comma 1-bis c.p.p.

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione della norma. La Cassazione ha spiegato che la specialità dell’art. 392, comma 1-bis, consiste nell’eliminare un solo presupposto: la non rinviabilità della prova al dibattimento. Per le vittime vulnerabili, non è necessario dimostrare che la prova potrebbe “disperdersi” prima del processo. Tuttavia, questa deroga non elimina gli altri poteri-doveri del giudice.

Il GIP deve sempre e comunque vagliare i requisiti di ammissibilità (ad esempio, che la richiesta provenga da una parte legittimata) e, soprattutto, la fondatezza della richiesta. Questo significa valutare se la prova è rilevante ai fini della decisione e se la sua assunzione in quel momento è opportuna e necessaria.

Il Bilanciamento degli Interessi in Gioco

La decisione del giudice non è un mero atto burocratico, ma l’esito di un delicato bilanciamento tra interessi contrapposti e tutti meritevoli di tutela: da un lato, l’esigenza di proteggere la vittima e di accertare la verità; dall’altro, le garanzie e il diritto alla difesa dell’indagato. Anche la normativa internazionale, pur spingendo per evitare la vittimizzazione secondaria, non impone un obbligo incondizionato, ma lascia agli Stati membri e ai loro giudici una “discrezionalità giudiziale” nel gestire queste situazioni.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: il giudice non è un automa, ma il custode del giusto processo. L’incidente probatorio per le vittime vulnerabili è uno strumento di civiltà giuridica, ma il suo utilizzo deve essere governato da una valutazione ponderata e non da un automatismo. La decisione del GIP di attendere prove più solide prima di ascoltare un bambino di quattro anni non è stata una negazione di giustizia, ma un esercizio responsabile del suo potere discrezionale, volto a proteggere il minore da un coinvolgimento potenzialmente traumatico se non supportato da un solido impianto accusatorio. La pronuncia della Cassazione consolida l’orientamento prevalente e offre un’importante guida per gli operatori del diritto, riaffermando che la tutela dei più deboli passa attraverso un’attenta e saggia amministrazione della giustizia.

Il giudice è sempre obbligato ad ammettere un incidente probatorio richiesto per una vittima vulnerabile?
No. La sentenza chiarisce che il giudice conserva un potere discrezionale nel valutare la fondatezza e l’opportunità della richiesta. La norma speciale (art. 392, comma 1-bis c.p.p.) elimina solo il requisito della non rinviabilità della prova al dibattimento, ma non il dovere del giudice di effettuare una valutazione nel merito.

Perché la richiesta di incidente probatorio può essere rigettata dal giudice?
Può essere rigettata perché il giudice, nell’esercizio del suo potere discrezionale, deve compiere un bilanciamento tra l’esigenza di tutela della vittima, il diritto di difesa dell’imputato e la rilevanza della prova. Potrebbe ritenere, come nel caso di specie, che l’audizione del minore sia prematura in assenza di risultanze probatorie più concrete, al fine di proteggere l’integrità psicofisica del dichiarante.

Il provvedimento che rigetta un incidente probatorio è un atto “abnorme” che si può impugnare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale provvedimento è riconducibile a uno schema tipico previsto dalla legge processuale e non determina una stasi del procedimento. Pertanto, non può essere considerato abnorme e, di regola, non è impugnabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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