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Inammissibilità ricorso per spaccio: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando la decisione dei giudici di merito. Il ricorso sollevava questioni relative alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e al mancato riconoscimento di varie attenuanti. La Suprema Corte ha stabilito che le censure proposte erano questioni di merito, non di legittimità, e che la motivazione della corte territoriale era congrua e priva di vizi logici, specialmente riguardo alla reiterazione della condotta e alla pericolosità sociale del ricorrente.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Spaccio: La Decisione della Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema dell’inammissibilità ricorso per spaccio di sostanze stupefacenti, delineando i confini tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere quando i motivi di appello possono essere validamente presentati davanti alla Suprema Corte e quali criteri vengono utilizzati per valutare istituti come la particolare tenuità del fatto e le circostanze attenuanti.

I Fatti del Caso: La Condanna per Spaccio di Stupefacenti

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato per il reato previsto dall’art. 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/1990, per aver ceduto in più occasioni sostanze stupefacenti del tipo hashish. La condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello, spingendo l’imputato a rivolgersi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su quattro principali doglianze:
1. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. La mancata concessione della circostanza attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).
3. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.
4. La mancata esclusione della recidiva.

Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel valutare questi aspetti, meritando una riforma della sentenza.

L’Inammissibilità Ricorso per Spaccio secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità ricorso per spaccio, ritenendo che tutte le censure formulate dal ricorrente non rientrassero tra i motivi deducibili in sede di legittimità. I giudici hanno chiarito che il ricorso, di fatto, riproponeva questioni già esaminate e decise nel merito, cercando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Suprema Corte. Le determinazioni del giudice di merito, se sorrette da una motivazione congrua e priva di vizi logico-giuridici, sono insindacabili in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha analizzato punto per punto le ragioni per cui la motivazione della sentenza d’appello era da considerarsi adeguata e, di conseguenza, il ricorso inammissibile.

Rifiuto della “Particolare Tenuità del Fatto”

La Corte territoriale aveva correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. sulla base di elementi concreti: la reiterazione della condotta (tre episodi di cessione), le modalità ben strutturate dello spaccio per strada e il quantitativo di dosi (pari a 23,24 dosi medie singole) che l’imputato deteneva ancora pronte per la vendita. Questi fattori indicavano un’offesa non minima e un comportamento non occasionale, incompatibili con la nozione di “particolare tenuità”.

Diniego delle Circostanze Attenuanti

Anche il diniego delle attenuanti è stato ritenuto ben motivato. Per l’attenuante del lucro di speciale tenuità, si è valorizzato il fatto che buona parte dello stupefacente non era stata ancora venduta e che i proventi delle cessioni precedenti erano stati consegnati a un complice. Per le attenuanti generiche, i giudici di merito avevano evidenziato l’assenza di elementi positivi e, al contrario, la presenza di indici negativi sulla personalità dell’imputato e sulla gravità del fatto.

Conferma della Recidiva

Infine, la Corte ha ritenuto logica la conferma della recidiva. I giudici di merito avevano espresso un giudizio di maggiore pericolosità sociale dell’imputato, basato sul suo avvalersi di un complice per proseguire l’attività illecita e sulla totale assenza di segni di resipiscenza.

Le Conclusioni: Criteri Rigorosi per l’Appello in Cassazione

La decisione ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il suo ruolo è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Quando un ricorso si limita a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici dei gradi inferiori, senza individuare vizi di legittimità, la sua sorte è segnata: l’inammissibilità. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sigilla l’esito del procedimento.

Perché il ricorso per spaccio è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché sollevava questioni di merito, ovvero contestava la valutazione dei fatti già effettuata dai giudici dei gradi precedenti, anziché denunciare vizi di legittimità come la violazione di legge o il vizio di motivazione. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti.

Quali elementi hanno impedito l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
L’applicazione è stata esclusa a causa della reiterazione della condotta di spaccio (avvenuta per tre volte), delle modalità organizzate della vendita e del quantitativo di dosi ancora in possesso del ricorrente, elementi ritenuti incompatibili con la minima offensività richiesta dalla norma.

Per quale motivo la Corte ha confermato la recidiva?
La recidiva è stata confermata sulla base di un giudizio di maggiore pericolosità sociale dell’imputato. Tale giudizio era fondato sul fatto che egli si fosse avvalso della collaborazione di un complice e non avesse mostrato alcun segno di pentimento o ravvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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