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Inammissibilità ricorso cassazione: quando è generico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14973/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso un’ordinanza in materia di misure cautelari. La decisione si fonda sul principio che un ricorso non può limitarsi a ripetere argomenti già respinti, ma deve confrontarsi specificamente con le motivazioni del provvedimento impugnato. La Corte ha sottolineato come l’assenza di critiche puntuali renda il ricorso generico e quindi inammissibile, ribadendo l’onere di specificità a carico dell’impugnante.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso cassazione: perché la specificità è cruciale

Affrontare un procedimento giudiziario richiede strategia e precisione, soprattutto nella fase delle impugnazioni. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 14973 del 2024, offre un chiaro monito sull’importanza della specificità dei motivi, pena l’inammissibilità del ricorso per cassazione. Questa decisione evidenzia come la semplice riproposizione di argomenti già respinti, senza una critica mirata al provvedimento impugnato, sia una tattica destinata al fallimento. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per comprendere le lezioni pratiche che ne derivano.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Venezia, che aveva respinto l’appello contro un provvedimento del Tribunale. Quest’ultimo aveva dichiarato inammissibile un’istanza di modifica della misura cautelare della custodia in carcere, ritenendola una mera riproposizione di una richiesta identica già rigettata in precedenza.

Il difensore dell’indagato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta nullità della notifica del decreto di citazione a giudizio, la conseguente decadenza dei termini di custodia cautelare e la mancata motivazione sulla richiesta di arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

L’Analisi della Corte e l’inammissibilità del ricorso cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo non solo una reiterazione delle doglianze già esposte in appello, ma anche generico. La sentenza chiarisce un principio fondamentale: un ricorso è inammissibile quando i motivi si risolvono in una “pedissequa reiterazione” di quelli già dedotti e puntualmente disattesi dal giudice di merito.

I giudici hanno sottolineato che un’impugnazione, per essere efficace, deve svolgere una funzione di critica argomentata avverso la decisione che si contesta. Non basta ripetere le proprie ragioni; è necessario individuare con precisione il “punto” della motivazione che si ritiene errato e spiegare i motivi del dissenso. Questo onere di specificità, come ricordato dalla Corte citando la giurisprudenza consolidata (incluse le Sezioni Unite, sent. Galtelli n. 8825/2016), è direttamente proporzionale alla specificità con cui il giudice precedente ha motivato la propria decisione.

La Genericità delle Singole Doglianze

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, evidenziandone la genericità:

* Difetto di notifica: Il Tribunale aveva già accertato la legittimità della notifica. Il ricorso non ha mosso una critica specifica a tale accertamento.
* Decorrenza dei termini: Il ricorso si è limitato a invocare la scadenza dei termini senza indicare le ragioni a sostegno di tale affermazione e senza confrontarsi con la motivazione del Tribunale, che aveva già escluso la scadenza.
* Proporzionalità della misura: La richiesta di arresti domiciliari è stata considerata meramente ripropositiva di quella già avanzata e respinta, senza l’allegazione di elementi nuovi che potessero giustificare una nuova valutazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Corte risiede nell’applicazione rigorosa dei principi che regolano l’ammissibilità delle impugnazioni, sanciti dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale. La funzione del ricorso per cassazione non è quella di ottenere un terzo giudizio di merito, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato. Se il ricorrente non si confronta con tale motivazione, ma si limita a riproporre le proprie tesi, l’atto perde la sua funzione critica e diventa un tentativo sterile di ottenere un nuovo esame dei fatti, precluso in sede di legittimità. La Corte, pertanto, non entra nel merito delle questioni perché il modo in cui sono state presentate non supera la soglia di ammissibilità.

Conclusioni

La sentenza in esame è un importante promemoria per tutti gli operatori del diritto. La preparazione di un’impugnazione, specialmente un ricorso per cassazione, richiede un’analisi approfondita e critica della decisione che si intende contestare. Non è sufficiente essere convinti delle proprie ragioni; è indispensabile articolarle in modo specifico, puntuale e pertinente rispetto alle motivazioni del giudice precedente. L’inammissibilità del ricorso per cassazione per genericità non è solo una questione formale, ma la conseguenza logica di un’impugnazione che non riesce a dialogare criticamente con la decisione impugnata. La conseguenza, come in questo caso, è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, senza che il merito della questione venga neppure esaminato.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Secondo la sentenza, un ricorso è inammissibile quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate in appello (pedissequa reiterazione) senza confrontarsi specificamente con le motivazioni del provvedimento impugnato e senza formulare una critica puntuale.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi di un’istanza precedente per ottenere la modifica di una misura cautelare?
No. La sentenza chiarisce che una richiesta di modifica di una misura cautelare basata su argomenti già valutati e respinti è inammissibile se non vengono allegati elementi nuovi e concreti che possano giustificare una riconsiderazione da parte del giudice.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, oltre alla definitiva conferma del provvedimento impugnato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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