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Inammissibilità ricorso Cassazione: i motivi di fatto

Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti presenta ricorso in Cassazione sostenendo l’uso personale. La Suprema Corte dichiara l’inammissibilità del ricorso in Cassazione, ribadendo che la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito e non possono essere riesaminate in sede di legittimità, se la motivazione della sentenza impugnata è logica e congrua.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Riguardano il Fatto

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del giudizio davanti alla Corte di Cassazione. Attraverso l’analisi di un caso di detenzione di stupefacenti, la Suprema Corte ribadisce la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità, sanzionando con l’inammissibilità del ricorso in Cassazione i tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. Questo provvedimento è cruciale per comprendere come e quando è possibile adire la più alta corte della giurisdizione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’imputato, dopo la condanna in Corte d’Appello, ha proposto ricorso per cassazione. La vicenda fattuale, come ricostruita dai giudici di merito, vedeva il ricorrente individuato in una via centrale di Milano durante le ore notturne. Alla vista dei militari, l’uomo si dava alla fuga, nascondendosi accovacciato presso una grata. A seguito del controllo, veniva trovato in possesso di un quantitativo di stupefacente già suddiviso in dosi, pronte per la vendita.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su tre motivi principali:
1. Errata affermazione di responsabilità: Sosteneva che la sostanza fosse per uso personale e non per lo spaccio.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Riteneva di aver diritto a una riduzione della pena.
3. Omessa applicazione di pene sostitutive: Chiedeva l’applicazione di sanzioni alternative alla detenzione.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso in Cassazione in toto, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione di tale decisione risiede nella natura stessa dei motivi proposti.

La Distinzione tra Merito e Legittimità

Il primo motivo, relativo alla destinazione della droga, investiva direttamente la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti. La difesa cercava di offrire una lettura alternativa delle circostanze (la fuga, il nascondiglio, le dosi), un’operazione che è di esclusiva competenza del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare le prove, ma un organo di legittimità che verifica solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse “congrua, esauriente ed idonea”. I giudici di secondo grado avevano logicamente dedotto la finalità di spaccio da una serie di elementi precisi e circostanziati: l’orario notturno, la fuga alla vista delle forze dell’ordine e, soprattutto, il confezionamento della sostanza in dosi pronte per la cessione a terzi. Secondo la Cassazione, questa ricostruzione era il risultato di un apprezzamento di fatto basato su una disamina completa delle risultanze processuali, privo di contraddittorietà o manifesta illogicità. Pertanto, tale valutazione è insindacabile in sede di legittimità.

Anche per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio (secondo e terzo motivo), la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La mancata concessione delle attenuanti generiche e delle pene sostitutive era stata adeguatamente motivata con riferimento ai precedenti penali specifici dell’imputato, considerati sintomatici di una sua propensione a delinquere. Anche questa è una valutazione di merito, immune da censure di legittimità se sorretta da una motivazione non viziata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito fondamentale: un ricorso per cassazione deve essere fondato su vizi di legge o su vizi logici manifesti della motivazione, e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come nel caso di specie, quantificata in tremila euro. La decisione sottolinea l’importanza di strutturare un ricorso in modo tecnicamente corretto, concentrandosi esclusivamente sulle questioni ammesse nel giudizio di legittimità.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio di merito. Il suo compito non è riesaminare le prove o i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. La valutazione dei fatti spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non rientravano tra quelli consentiti dalla legge per un ricorso in Cassazione. Invece di denunciare vizi di legittimità, il ricorrente ha tentato di rimettere in discussione la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operate dal giudice di merito, attività preclusa in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, equitativamente fissata dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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