Furto di energia elettrica: Cassazione chiarisce i limiti del ricorso
Il furto di energia elettrica è un reato che, pur potendo apparire di modesta entità, nasconde complesse questioni giuridiche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti dell’appello in questi casi, soprattutto quando l’imputato vanta un curriculum criminale non trascurabile. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato, confermando la solidità delle valutazioni dei giudici di merito su aspetti chiave come la tenuità del fatto e la recidiva.
I Fatti del Caso: La Condanna per Furto di Energia Elettrica
Il caso trae origine da una condanna per il reato di furto di energia elettrica. L’imputato, ritenuto responsabile sia in primo grado che in appello, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi per contestare la sentenza della Corte d’Appello di Napoli.
I Motivi del Ricorso in Cassazione
La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su due argomentazioni principali:
1. L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto: Secondo il ricorrente, il fatto contestato era talmente lieve da rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che esclude la punibilità per reati di modesta gravità.
2. L’errato bilanciamento delle circostanze: La difesa contestava la decisione dei giudici di merito di considerare equivalenti le circostanze attenuanti e quelle aggravanti, anziché far prevalere le prime, con conseguente riduzione della pena.
La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile per il furto di energia elettrica
La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma stabilisce che i motivi presentati non erano idonei a rimettere in discussione la sentenza impugnata. Di conseguenza, è stata confermata la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Sentenza
L’ordinanza della Suprema Corte si sofferma analiticamente sulle ragioni che hanno portato a rigettare ciascun motivo di ricorso, offrendo spunti di riflessione di carattere generale.
L’Esclusione della “Particolare Tenuità del Fatto”
La Corte ha stabilito che i giudici di merito avevano correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La motivazione della sentenza d’appello è stata ritenuta logica e coerente, in quanto basata su due elementi fondamentali:
* Il rilevato disvalore oggettivo della condotta: Il furto non è stato considerato un episodio banale, ma un’azione con una sua intrinseca gravità.
* L’intensità del dolo: La volontarietà e la premeditazione del gesto sono state valutate come significative, escludendo la natura occasionale o superficiale del reato.
Questi elementi, secondo la Cassazione, costituiscono una valutazione di merito incensurabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivata.
Il Bilanciamento delle Circostanze: un Giudizio di Merito
Anche riguardo al secondo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Tale giudizio sfugge al controllo della Cassazione, a meno che non sia il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento illogico. Nel caso di specie, la decisione di considerare equivalenti le circostanze è stata ritenuta sufficientemente motivata, in quanto finalizzata a garantire l’adeguatezza della pena, anche in assenza di elementi positivi di valutazione a favore dell’imputato.
Il Peso della Recidiva Qualificata
Un punto cruciale della decisione riguarda il riconoscimento della recidiva qualificata. La Corte d’Appello aveva evidenziato l’accresciuta pericolosità sociale dell’imputato, desunta non solo dalla gravità del fatto specifico, ma anche dai suoi molteplici precedenti penali, alcuni dei quali specifici per reati della stessa natura. Questa valutazione, secondo la Cassazione, giustifica ampiamente una maggiore severità nel trattamento sanzionatorio e rafforza la correttezza delle decisioni prese dai giudici di merito.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia
L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, la valutazione sulla tenuità del fatto non è automatica ma dipende da un’analisi concreta della condotta e dell’elemento psicologico. In secondo luogo, il bilanciamento delle circostanze è un’attività quasi esclusiva del giudice di merito, e il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Infine, la storia criminale di un imputato (la recidiva) ha un peso determinante non solo sulla quantificazione della pena, ma anche sull’accesso a benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto, delineando un quadro di maggiore rigore per chi dimostra una persistente inclinazione a delinquere.
Quando può essere esclusa la non punibilità per “particolare tenuità del fatto” nel furto di energia elettrica?
Secondo la Corte, la non punibilità può essere esclusa quando emerge un rilevante disvalore oggettivo della condotta e una significativa intensità del dolo (la volontà criminale), anche in presenza di un danno patrimoniale contenuto.
La Corte di Cassazione può riesaminare il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare il bilanciamento delle circostanze, poiché si tratta di un giudizio discrezionale del giudice di merito. Può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, cosa che nel caso specifico non è stata ravvisata.
Quale peso hanno i precedenti penali (recidiva) in un caso di furto di energia elettrica?
I precedenti penali, specialmente se specifici (cioè per reati della stessa indole), hanno un peso rilevante. Dimostrano un’accresciuta pericolosità sociale dell’imputato e giustificano sia l’esclusione di benefici come la tenuità del fatto, sia un trattamento sanzionatorio più severo, come il giudizio di equivalenza tra le circostanze.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 32712 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 32712 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a CASTELLAMMARE DI STABIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 01/04/2025 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
Visti gli atti e la sentenza impugnata;
esamiNOME il ricorso proposto a mezzo del difensore da COGNOME NOME, ritenuto responsabile nelle conformi sentenze di merito del reato di furto di energia elettrica.
Considerato che la causa di non punibilità di cui all’art 131-bis cod. pen. (motivo primo di ricorso) è stata validamente esclusa in sentenza alla luce del rilevato disvalore oggettivo della condotta accertata e della intensità del dolo, elementi apprezzati con argomentare immune da incongruenze logiche e coerente con le risultanze .istruttorie, tale da portare la decisione adottata in parte qua al riparo da censure prospettabili in sede di legittimità.
Considerato, quanto al secondo motivo di ricorso, che il giudizio di comparazione tra opposte circostanze, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfugge al sindacato di legittimità qualora non sia frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico e sia sorretta da sufficiente motivazione, tale dovendo ritenersi quella che per giustificare la soluzione dell’equivalenza si sia limitata a ritenerla più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena ed anche quella che evidenzi l’assenza di positivi elementi di valutazione (ex multis Sez. 3, n. 26908 del 22/04/2004, COGNOME, Rv. 229298; Sez. 3, n. 9836 del 17/11/2015, dep. 2016, COGNOME, Rv. 266460).
Considerato che la sentenza impugnata è sorretta da conferente apparato argomentativo in ordine al riconoscimento della contestata recidiva qualificata, avendo la Corte di merito evidenziato l’accresciuta pericolosità sociale dell’imputato, in ragione dei molteplici precedenti penali anche specifici annoverati e della gravità del fatto per il quale è intervenuta condanna.
Rilevato che la motivazione soddisfa i principi ermeneutici enunciati in questa sede (Sez. U, n. 5859 del 27/10/2011 – dep. 2012, Marciano’, Rv. 251690; Sez. 6, n. 14550 del 15/03/2011, COGNOME, Rv. 250039 – 01).
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 17 settembre 2025
Il Consigliere estensore
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