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Furto con mezzo fraudolento: la finestra conta

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un individuo condannato per tentato furto, aggravato per aver utilizzato un mezzo fraudolento. L’imputato era entrato nell’abitazione della vittima attraverso una finestra, sostenendo che tale azione non costituisse un artificio o raggiro. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’introduzione in un’abitazione tramite una via d’accesso non naturale, come una finestra, integra l’aggravante del furto con mezzo fraudolento. Questa condotta, infatti, è idonea a sorprendere la buona fede del proprietario e ad aggirare le normali difese, a prescindere che la finestra fosse aperta o chiusa. La sentenza ha inoltre confermato la corretta valutazione della recidiva e del bilanciamento delle circostanze.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con mezzo fraudolento: entrare dalla finestra è sempre un’aggravante

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 14927 del 2024, offre un importante chiarimento su cosa si intenda per furto con mezzo fraudolento, specialmente in relazione a una delle modalità più comuni di intrusione: l’ingresso da una finestra. La Corte ha stabilito che accedere a un’abitazione privata attraverso una via non destinata al passaggio, come una finestra, integra di per sé l’aggravante, poiché tale azione è idonea a sorprendere la fiducia del proprietario nella sicurezza della propria casa.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo condannato in primo e secondo grado per tentato furto in abitazione. La sua difesa si basava su un punto cruciale: l’imputato si era limitato ad approfittare di una finestra lasciata aperta, senza mettere in atto particolari astuzie o espedienti. Secondo la tesi difensiva, questa condotta non poteva qualificarsi come ‘fraudolenta’ ai sensi dell’art. 625, n. 2 del codice penale. Oltre a contestare l’aggravante, il ricorso verteva anche sulla motivazione relativa al riconoscimento della recidiva e al bilanciamento delle circostanze, ritenuto troppo sfavorevole all’imputato.

L’analisi della Corte sul furto con mezzo fraudolento

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, fornendo una motivazione chiara e in linea con il proprio orientamento consolidato. I giudici hanno ribadito che la ratio dell’aggravante del furto con mezzo fraudolento risiede nella maggiore capacità criminale dimostrata da chi agisce superando con l’inganno la custodia predisposta dal proprietario sui suoi beni.

L’elemento chiave non è tanto la complessità dello stratagemma, quanto la sua idoneità a sorprendere la buona fede della vittima. La Corte ha specificato che l’introduzione in un’abitazione attraverso una finestra – che ha una finalità diversa da quella di consentire l’accesso – costituisce di per sé un espediente che aggira la volontà del detentore e vanifica le misure implicite di difesa. In altre parole, chi possiede un immobile ripone una legittima fiducia nell’inviolabilità dei passaggi non naturali. Sfruttare tale apertura, che sia chiusa o aperta, è un’azione insidiosa che elude la normale vigilanza.

La recidiva e il bilanciamento delle circostanze

La Cassazione ha giudicato infondate anche le altre doglianze. Per quanto riguarda la recidiva, i giudici hanno ritenuto adeguata la motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato la ‘notevole irruenza criminale’ dell’imputato. Tale valutazione era basata sui numerosi precedenti specifici per delitti contro il patrimonio, commessi in un lungo arco temporale, che dimostravano una spiccata pericolosità sociale e una persistente inclinazione a delinquere.

Analogamente, è stato respinto il motivo relativo al bilanciamento delle circostanze. La Corte territoriale aveva negato la prevalenza delle attenuanti generiche in ragione della gravità intrinseca della condotta, delle modalità attuative del furto e del contegno negativo tenuto dall’imputato durante la perquisizione domiciliare. La Cassazione ha ricordato che il mancato riconoscimento delle attenuanti in senso favorevole può essere legittimamente motivato dall’assenza di elementi positivi da valorizzare.

Le motivazioni della decisione

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di ‘frode’. La Corte ha chiarito che la frode si concretizza in qualsiasi artificio che sorprende la buona fede altrui. L’uso di una via di accesso anomala, come una finestra, è uno stratagemma che, per quanto non originale, è efficace nel sorprendere il detentore e nel beneficiare dell’assenza di specifici presidi di sicurezza su quel varco. La volontà del proprietario viene aggirata proprio perché egli confida nella destinazione d’uso naturale delle aperture della sua abitazione. Per le altre questioni, la Corte ha semplicemente verificato la coerenza e logicità delle motivazioni espresse dai giudici di merito, ritenendole immuni da vizi.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio: la qualificazione di un furto con mezzo fraudolento non dipende necessariamente da un piano elaborato, ma dall’idoneità della condotta a eludere la sorveglianza ordinaria. L’uso di una finestra per entrare in una casa è considerato un atto di scaltrezza che merita una sanzione più severa, poiché tradisce l’affidamento che ogni cittadino ripone nell’integrità della propria dimora. La decisione serve da monito: anche un’azione apparentemente semplice può integrare un’aggravante di reato con conseguenze significative sulla pena finale determinazione della pena.

Entrare in una casa da una finestra aperta costituisce furto con mezzo fraudolento?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’introduzione in un’abitazione attraverso una via di accesso non naturale, come una finestra, integra l’aggravante del mezzo fraudolento perché è una condotta idonea a sorprendere la buona fede del proprietario e ad aggirare le normali difese, a prescindere dal fatto che la finestra sia aperta, chiusa o dall’altezza dal suolo.

Perché la Corte ha confermato la sussistenza della recidiva nel caso specifico?
La Corte ha ritenuto che la motivazione del giudice di merito fosse adeguata, in quanto basata sulla ‘allarmante personalità’ del ricorrente, gravato da numerosi e specifici precedenti per gravi delitti contro il patrimonio, commessi in un arco temporale molto lungo. Ciò delineava una ‘notevole irruenza criminale’ che giustificava l’applicazione dell’aggravante.

È possibile ottenere le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti in presenza di molti precedenti penali?
È molto difficile. La Corte ha confermato che il giudice può legittimamente negare la prevalenza delle attenuanti generiche basandosi sulla gravità della condotta, sulle modalità del reato e sull’assenza di elementi o circostanze di segno positivo da valorizzare, come nel caso di specie, dove è stato evidenziato anche il contegno negativo dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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