LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fumus commissi delicti: sequestro e ricettazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo di 30.000 euro. L’indagato contestava la mancanza di prove sul reato presupposto (estorsione) per l’accusa di ricettazione. La Corte ha ritenuto sufficiente il fumus commissi delicti basato su indizi gravi, precisi e concordanti, come le modalità di occultamento del denaro e i legami dell’indagato con un clan.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per ricettazione: quando basta il fumus commissi delicti?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15154 del 2024, torna a pronunciarsi sui requisiti necessari per l’adozione di un sequestro preventivo, in particolare in relazione al reato di ricettazione. La decisione chiarisce i confini del concetto di fumus commissi delicti e i limiti del sindacato di legittimità sulla motivazione dei provvedimenti cautelari reali. Il caso riguarda il sequestro di una somma di trentamila euro trovata in possesso di un soggetto, per la quale si ipotizzava la provenienza da attività delittuose.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice del riesame, confermava un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP nei confronti di un individuo. Oggetto del sequestro era una somma di 30.000 euro rinvenuta nella sua disponibilità. L’ipotesi di reato contestata era quella di ricettazione, prevista dall’art. 648 del codice penale.

L’indagato, tramite il suo difensore, presentava ricorso per cassazione, lamentando la violazione di legge e la carenza di motivazione del provvedimento. In particolare, la difesa sosteneva che il sequestro fosse illegittimo perché non era stata adeguatamente identificata la tipologia del reato presupposto, ovvero il delitto dal quale il denaro sarebbe provenuto. Secondo il ricorrente, l’individuazione generica di ‘non meglio individuate estorsioni’ come reato a monte non era sufficiente a soddisfare il requisito del fumus commissi delicti.

La Decisione della Cassazione e il ruolo del fumus commissi delicti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e reiterativo di doglianze già esaminate e respinte in sede di riesame. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di misure cautelari reali.

I Limiti del Ricorso per Cassazione

In primo luogo, la Corte ha ricordato che, ai sensi dell’art. 325 c.p.p., il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è consentito solo per ‘violazione di legge’. In tale nozione rientrano la mancanza assoluta di motivazione o una motivazione meramente apparente, ma non l’illogicità o la contraddittorietà della stessa. Un provvedimento ha una motivazione apparente quando, pur esistendo graficamente, è privo dei requisiti minimi di coerenza e completezza, risultando inidoneo a rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice.

La Sufficienza degli Indizi per il fumus commissi delicti

Nel merito della questione, la Cassazione ha stabilito che la motivazione del Tribunale del riesame non era affatto apparente. Il giudice aveva infatti individuato il reato presupposto nell’attività estorsiva svolta da un noto sodalizio di stampo camorristico. Tale conclusione non era arbitraria, ma si fondava su una serie di elementi indiziari convergenti:

1. I legami dell’indagato: L’uomo era risultato legato, almeno da rapporti di frequentazione, a componenti di tale associazione criminale.
2. Le modalità di occultamento: Il denaro era nascosto all’interno degli slip, una modalità anomala che suggerisce la volontà di celare una provenienza illecita.
3. Il contesto del ritrovamento: La somma era contenuta in una busta di carta recante il nome di una gioielleria, elemento che poteva essere collegato a dinamiche estorsive.
4. Il comportamento del soggetto: L’indagato aveva tentato la fuga alla vista degli agenti operanti, una reazione che denota la consapevolezza di una situazione irregolare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che, per la fase cautelare del sequestro preventivo, non è richiesta la prova piena e certa del reato presupposto, ma è sufficiente la sussistenza del fumus commissi delicti. Questo ‘fumus’ può essere desunto anche da elementi indiziari e logici, purché gravi, precisi e concordanti, che rendano plausibile e verosimile la provenienza delittuosa del bene. Nel caso di specie, l’insieme degli elementi valorizzati dal Tribunale del riesame costituiva un apparato argomentativo completo e coerente, in grado di giustificare il vincolo reale sulla somma di denaro. La motivazione, pertanto, non era né mancante né apparente, ma esponeva un percorso logico comprensibile. Inoltre, il ricorso è stato giudicato inammissibile anche perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal giudice del riesame, senza confrontarsi specificamente con le ragioni della decisione impugnata, configurandosi così come un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in commento offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che per legittimare un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per il reato di ricettazione, non è indispensabile l’individuazione specifica e dettagliata del reato presupposto. È sufficiente che il giudice fornisca una motivazione logica e coerente basata su indizi concreti che facciano apparire verosimile la provenienza illecita dei beni. In secondo luogo, ribadisce i rigorosi limiti del ricorso in Cassazione avverso le misure cautelari reali: il sindacato della Suprema Corte è limitato alla violazione di legge e non può estendersi a una rivalutazione del percorso logico-argomentativo del giudice di merito, a meno che questo non sia del tutto assente o meramente apparente.

È necessario provare con certezza il reato presupposto per disporre un sequestro preventivo per ricettazione?
No, secondo la sentenza non è necessaria la prova certa. È sufficiente la presenza del ‘fumus commissi delicti’, ovvero un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti che rendano verosimile la provenienza illecita del bene, anche se la tipologia esatta del reato presupposto non è ancora stata accertata in tutti i suoi dettagli.

Quali elementi possono costituire un valido ‘fumus commissi delicti’ per giustificare un sequestro?
Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto sufficienti diversi elementi indiziari: i rapporti di frequentazione dell’indagato con membri di un’associazione criminale, le modalità di occultamento del denaro (nascosto negli slip), la presenza di una busta di una gioielleria e il tentativo di fuga alla vista degli agenti.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la logicità della motivazione di un provvedimento di sequestro?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione contro misure cautelari reali è consentito solo per ‘violazione di legge’, che include la mancanza totale di motivazione o una motivazione puramente apparente. Non è possibile denunciare la contraddittorietà o l’illogicità manifesta della motivazione, che sono vizi diversi e non deducibili in questa sede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati