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Diritto di difesa: DASPO annullato se il GIP non legge

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO, che includeva l’obbligo di presentazione alla polizia, a causa di una grave violazione del diritto di difesa. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) aveva erroneamente affermato che l’interessato non avesse presentato memorie difensive, mentre in realtà il suo avvocato le aveva tempestivamente inviate tramite PEC. La Corte ha stabilito che l’omessa valutazione di tali scritti difensivi costituisce una lesione del contraddittorio, seppur cartolare, imponendo l’annullamento del provvedimento con rinvio.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa Violato: Quando un’Email Ignorata Annulla un DASPO

Il diritto di difesa rappresenta un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la cui inviolabilità deve essere garantita in ogni fase del procedimento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26528/2024) ribadisce questo principio con forza, annullando la convalida di un provvedimento di DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) proprio perché il giudice non aveva preso in considerazione una memoria difensiva inviata tempestivamente tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Questo caso offre uno spunto cruciale sull’importanza della procedura e sulla tutela dei diritti del cittadino, anche quando il contraddittorio si svolge solo ‘su carta’.

I Fatti del Caso: Il DASPO e la Memoria Dimenticata

A seguito di disordini avvenuti durante una partita di calcio, il Questore emetteva un provvedimento di DASPO nei confronti di un tifoso. La misura, oltre a vietargli l’accesso agli stadi per otto anni, imponeva anche l’obbligo di presentarsi presso un ufficio di polizia per cinque anni all’inizio di ogni partita della sua squadra.

Il difensore dell’uomo, ricevuta la notifica del provvedimento, preparava e inviava tempestivamente una memoria difensiva tramite PEC agli indirizzi istituzionali del Tribunale, sollevando specifiche censure contro il DASPO. Ciononostante, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.), chiamato a convalidare la misura, emetteva la sua ordinanza affermando esplicitamente che ‘non era pervenuta alcuna memoria’. Di conseguenza, convalidava il provvedimento del Questore senza aver potuto valutare le argomentazioni della difesa.

La Decisione della Cassazione sul diritto di difesa: Annullamento per Violazione del Contraddittorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del tifoso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno constatato, attraverso la disamina degli atti processuali, che l’affermazione del G.I.P. era oggettivamente errata. La memoria difensiva era stata effettivamente spedita e ricevuta dagli uffici giudiziari prima che il G.I.P. emettesse la sua decisione.

Questo errore non è stato considerato una mera formalità, ma una sostanziale violazione del diritto di difesa. Anche se in questa fase la procedura prevede un contraddittorio ‘cartolare’ (cioè basato solo su documenti scritti), il giudice ha l’obbligo di esaminare le argomentazioni difensive prima di decidere. Ignorarle equivale a negare al cittadino la possibilità di difendersi.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza è chiara e inequivocabile. Il G.I.P., non confrontandosi con le argomentazioni contenute nella memoria difensiva, ha leso il diritto al contraddittorio. La Corte ha sottolineato che, di fronte a specifiche contestazioni sulla sussistenza dei requisiti per la convalida, il giudice non può semplicemente ignorarle.

La Cassazione ha inoltre precisato un aspetto importante sulla natura del DASPO. La convalida del G.I.P. è necessaria solo per l’obbligo di presentazione, poiché questa prescrizione incide sulla libertà personale del destinatario. Il divieto di accedere agli stadi, invece, è una misura interdittiva di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e non richiede convalida giurisdizionale. Pertanto, l’annullamento ha riguardato specificamente la parte del provvedimento che limitava la libertà personale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale, che dovrà procedere a un nuovo esame tenendo conto della memoria difensiva. Nel frattempo, l’efficacia dell’obbligo di presentazione è stata sospesa.

Questa decisione insegna due lezioni fondamentali. La prima è che il diritto di difesa è sacro e la sua violazione, anche se dovuta a un errore procedurale come la mancata lettura di una PEC, può portare all’annullamento di un provvedimento restrittivo. La seconda è l’importanza per gli operatori del diritto di utilizzare correttamente gli strumenti telematici e di verificare sempre l’effettiva ricezione e considerazione degli atti depositati, a garanzia della piena tutela dei diritti dei propri assistiti.

Cosa succede se il Giudice non legge una memoria difensiva inviata in tempo?
Secondo la sentenza, la mancata valutazione di una memoria difensiva tempestivamente depositata costituisce una violazione del diritto di difesa e del contraddittorio. Ciò comporta l’annullamento del provvedimento emesso dal giudice, il quale dovrà riesaminare il caso tenendo conto delle argomentazioni difensive.

La convalida del G.I.P. è necessaria per tutte le parti di un DASPO?
No. La Corte chiarisce che la convalida del G.I.P. è prescritta dalla legge solo per l’obbligo di presentazione alla polizia, in quanto misura che incide sulla libertà personale. Il divieto di accesso ai luoghi delle manifestazioni sportive è una misura interdittiva di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e non richiede tale convalida.

L’invio di una memoria tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) è una modalità valida di deposito?
Sì. Il caso in esame conferma che la trasmissione di un atto difensivo tramite PEC agli indirizzi istituzionali del Tribunale è una modalità di deposito pienamente valida e idonea a far considerare l’atto come tempestivamente pervenuto all’ufficio giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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