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Diritto di difesa appello: quando la nullità è sanata

La Corte di Cassazione analizza un caso di violazione del diritto di difesa in appello a causa della tardiva comunicazione delle conclusioni del PM. Sebbene la Corte riconosca la sussistenza di una nullità procedurale, la ritiene sanata per l’inerzia della difesa. Nonostante il rigetto dei motivi, la sentenza viene annullata per intervenuta prescrizione del reato di invasione di edifici.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa in Appello: Quando la Tardiva Comunicazione degli Atti Causa una Nullità Sanabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26508 del 2024, offre un’importante lezione sul bilanciamento tra la tutela del diritto di difesa in appello e le conseguenze dell’inerzia processuale delle parti. Il caso analizzato riguarda la comunicazione tardiva delle conclusioni del Procuratore Generale, un vizio che, sebbene astrattamente idoneo a ledere il contraddittorio, può essere ‘sanato’ se non eccepito con la dovuta prontezza. La pronuncia, pur rigettando i motivi di ricorso, si conclude con un annullamento per prescrizione, evidenziando ancora una volta il peso del fattore tempo nel processo penale.

I Fatti di Causa

Il procedimento nasce dalla condanna di un’imputata per i reati di invasione di edifici (art. 633 c.p.) e violazione di sigilli (art. 349 c.p.), confermata in secondo grado dalla Corte di Appello. I fatti contestati risalivano al novembre 2015 e riguardavano l’occupazione abusiva di alcuni locali condominiali. L’imputata, tramite il suo difensore di fiducia, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di appello.

## Diritto di difesa in appello: i motivi del ricorso

Il ricorso si fondava su tre motivi principali:
1. Violazione delle norme processuali: Il difensore sosteneva la nullità del procedimento d’appello, svoltosi con rito ‘cartolare’. La requisitoria scritta del Procuratore Generale era stata comunicata alla difesa solo il giorno precedente l’udienza, ben oltre il termine di cinque giorni previsto per consentire alla difesa di presentare le proprie conclusioni scritte. Questa tardività avrebbe compromesso in modo insanabile il diritto al contraddittorio e alla difesa.
2. Erronea applicazione della legge penale: Si contestava la configurabilità stessa del reato di invasione di edifici, sostenendo che l’occupazione non fosse avvenuta senza titolo, dato che il marito dell’imputata era titolare di un contratto di locazione per un altro appartamento nello stesso stabile.
3. Vizio di motivazione: La difesa lamentava la totale assenza di motivazione riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche.

## L’analisi della Corte di Cassazione sul diritto di difesa in appello

La Suprema Corte ha esaminato con attenzione i motivi proposti, rigettandoli tutti ma arrivando a una conclusione inaspettata.

Sul primo e più rilevante motivo, quello relativo alla violazione del diritto di difesa in appello, la Corte ha seguito un ragionamento articolato. Ha riconosciuto che la comunicazione delle conclusioni del PM, avvenuta il giorno prima dell’udienza e quindi dopo la scadenza del termine a disposizione della difesa per replicare, costituisce effettivamente una lesione del diritto al contraddittorio. Tale violazione integra una nullità di ordine generale a regime intermedio, ai sensi dell’art. 178, lett. c), c.p.p.

Tuttavia, la Corte ha specificato che questo tipo di nullità non è assoluta e deve essere eccepita tempestivamente dalla parte che vi ha interesse. Nel caso di specie, il difensore, pur avendo ricevuto la comunicazione tardiva, non ha intrapreso alcuna azione per segnalare il problema alla Corte di Appello, ad esempio inviando una nota telematica per chiedere una rimessione in termini. Questa inerzia, secondo la Cassazione, ha ‘sanato’ il vizio procedurale, precludendo la possibilità di farlo valere in sede di legittimità.

La Corte ha poi liquidato come manifestamente infondati gli altri due motivi. Riguardo al reato di invasione, ha sottolineato che la Corte di Appello aveva adeguatamente spiegato come l’occupazione avesse riguardato locali (la sala riunioni condominiale) del tutto estranei al contratto di locazione del marito. Per quanto concerne le attenuanti generiche, la motivazione del diniego è stata ritenuta sufficiente, in quanto basata su elementi concreti come i precedenti penali dell’imputata, la gravità dei fatti e l’assenza di resipiscenza.

le motivazioni

La motivazione della sentenza ruota attorno al principio secondo cui i diritti processuali devono essere esercitati attivamente. La Corte di Cassazione stabilisce un punto fermo: la trasmissione delle conclusioni del PM dopo la scadenza del termine concesso alla difesa per le proprie repliche integra una nullità. Tuttavia, tale nullità, essendo a ‘regime intermedio’, richiede una pronta reazione della parte lesa. Il silenzio del difensore di fronte alla violazione procedurale viene interpretato come una rinuncia a far valere il vizio, che risulta così sanato. La Corte, quindi, bilancia la sacralità del diritto di difesa con il dovere di lealtà e collaborazione processuale, che impone di segnalare immediatamente le irregolarità per permettere al giudice di porvi rimedio. Nonostante questo percorso argomentativo, la Corte non ha potuto ignorare un dato oggettivo: il decorso del tempo. Avendo il ricorso instaurato un valido rapporto processuale, i giudici hanno rilevato d’ufficio che i reati contestati, commessi nel 2015, erano ormai caduti in prescrizione nel giugno 2023.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla la condanna non per l’accoglimento dei motivi di ricorso, ma per l’intervenuta prescrizione. La decisione offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, ribadisce che la violazione dei termini a difesa nel processo cartolare d’appello è causa di nullità, ma solo se tempestivamente eccepita. L’inerzia del difensore può sanare anche una lesione evidente del contraddittorio. In secondo luogo, il caso dimostra come l’esito di un processo possa essere determinato da fattori, come la prescrizione, che prescindono dal merito delle accuse e dalla fondatezza dei motivi di impugnazione, confermando la cruciale rilevanza della durata dei procedimenti penali.

Cosa succede se le conclusioni del Pubblico Ministero in un appello ‘cartolare’ vengono comunicate in ritardo alla difesa?
Se la comunicazione avviene dopo la scadenza del termine a disposizione della difesa per replicare, si verifica una nullità di ordine generale a regime intermedio per violazione del diritto di difesa. Tuttavia, la nullità deve essere eccepita tempestivamente dalla difesa.

Come può essere ‘sanata’ (curata) una nullità per violazione del diritto di difesa?
Secondo la sentenza, la nullità si considera sanata se il difensore, pur avendo subito la violazione, non agisce prontamente per segnalarla al giudice e chiedere una rimessione in termini per poter replicare. L’inerzia viene interpretata come una rinuncia a far valere il vizio.

Perché la sentenza è stata annullata se tutti i motivi di ricorso sono stati respinti?
La sentenza è stata annullata senza rinvio perché la Corte di Cassazione, una volta instaurato il processo, ha rilevato d’ufficio che per i reati contestati era maturato il termine di prescrizione. L’estinzione del reato prevale sul giudizio di merito e deve essere dichiarata in ogni stato e grado del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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