LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contestazione Suppletiva: Potere del PM in dibattimento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che aveva dichiarato l’improcedibilità per mancanza di querela in un caso di furto. Il Pubblico Ministero aveva tentato una contestazione suppletiva per aggiungere un’aggravante che rendeva il reato procedibile d’ufficio, ma il giudice di primo grado l’aveva illegittimamente respinta come tardiva. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice non ha il potere di bloccare la modifica dell’accusa, dovendo invece procedere sulla base della nuova imputazione e garantire i diritti della difesa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Il Potere del PM di Modificare l’Accusa in Dibattimento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15098/2024, è intervenuta per chiarire i confini dei poteri del Pubblico Ministero e del Giudice in materia di contestazione suppletiva. Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale penale: il giudice non può impedire al PM di modificare l’imputazione nel corso del dibattimento, anche quando ciò incide sul regime di procedibilità del reato. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un procedimento per furto di energia elettrica. L’imputato era accusato di essersi impossessato di energia sottraendola alla società di distribuzione tramite un allaccio abusivo per alimentare una pompa di immersione. A seguito della Riforma Cartabia, il reato di furto semplice è divenuto procedibile a querela di parte. Nel caso specifico, essendo trascorsi i termini per la presentazione della querela, il Tribunale si apprestava a dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale.

L’Intervento del Pubblico Ministero e il Rifiuto del Giudice

Durante il dibattimento, il Pubblico Ministero ha chiesto di effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo all’accusa la circostanza aggravante di aver sottratto un bene destinato a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.). La presenza di tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, superando così l’ostacolo della mancanza di querela.

Sorprendentemente, il Tribunale ha rigettato la richiesta del PM, considerandola tardiva e illegittima. Secondo il giudice di primo grado, essendo ormai scaduti i termini per la querela, il reato era divenuto improcedibile e il PM non poteva più ‘rianimare’ l’azione penale attraverso una contestazione tardiva. Di conseguenza, il Tribunale ha emesso una sentenza di non doversi procedere.

La Decisione della Cassazione sulla Contestazione Suppletiva

La Procura ha impugnato la decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto pienamente le ragioni dell’accusa, annullando la sentenza del Tribunale e chiarendo in modo inequivocabile la dinamica dei poteri tra accusa e giudice in questa fase processuale.

Le Motivazioni

La Cassazione ha stabilito che la decisione del Tribunale è illegittima perché viola i principi fondamentali che regolano l’esercizio dell’azione penale e la modifica dell’imputazione. Il potere di effettuare una contestazione suppletiva ai sensi dell’art. 517 c.p.p. è una prerogativa esclusiva del Pubblico Ministero, sulla quale il giudice non può esercitare un sindacato preventivo di ammissibilità.

Il ruolo del giudice non è quello di bloccare l’iniziativa dell’accusa, ma di garantire che, una volta modificata l’imputazione, siano pienamente tutelati i diritti di difesa dell’imputato. L’articolo 519 c.p.p. prevede, infatti, che l’imputato abbia il diritto di chiedere un termine (non inferiore a venti giorni) per preparare la difesa in relazione alla nuova accusa.

La Corte ha definito l’azione del Tribunale come una ‘ingiustificata accelerazione’ verso una declaratoria di proscioglimento, che ha leso il principio del contraddittorio. Il giudice ha anticipato una decisione di merito procedurale basandosi su un’imputazione ormai superata dalla legittima iniziativa del PM. Una volta che la contestazione suppletiva viene formulata, essa diventa il nuovo fulcro del processo, e il giudice è tenuto a decidere su quella, non sulla precedente.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza la netta separazione dei ruoli nel processo penale accusatorio. Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione penale e ha il potere-dovere di precisare e integrare l’accusa nel corso del dibattimento, in base a quanto emerge dagli atti. Il Giudice ha il compito di essere un arbitro imparziale, garantendo che il processo si svolga nel rispetto delle regole e, soprattutto, dei diritti della difesa.

Impedire al PM di esercitare una sua prerogativa, come la contestazione suppletiva, costituisce una violazione di legge che inficia la validità del procedimento. Il processo deve proseguire sulla nuova accusa, e solo all’esito del dibattimento, riaperto nel contraddittorio tra le parti, il giudice potrà valutare nel merito la fondatezza dell’aggravante contestata e decidere di conseguenza.

Può il giudice del dibattimento impedire al Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva?
No. Secondo la sentenza, il giudice non può esercitare alcun sindacato preventivo o controllo sull’ammissibilità della contestazione del PM. Si tratta di un potere-dovere esclusivo dell’organo di accusa, e il giudice può solo prenderne atto e gestire le conseguenze procedurali.

Cosa succede dopo che il Pubblico Ministero modifica l’accusa con una contestazione suppletiva?
Il processo deve obbligatoriamente proseguire sulla base della nuova imputazione. Il giudice deve assicurare il rispetto dei diritti della difesa, concedendo all’imputato, se richiesto, un termine adeguato per poter preparare le proprie difese sulla nuova accusa, come previsto dall’art. 519 del codice di procedura penale.

La tardività della contestazione rispetto ai termini per la querela può renderla illegittima?
No. La Corte ha chiarito che il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione durante il dibattimento non è soggetto a limiti temporali legati alla procedibilità originaria del reato. Se la nuova contestazione, aggiungendo un’aggravante, rende il reato procedibile d’ufficio, l’eventuale scadenza dei termini per la querela diventa irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati