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Competenza magistrato sorveglianza e trasferimento

La Cassazione risolve un conflitto di competenza magistrato sorveglianza, stabilendo che la giurisdizione si radica nel luogo di detenzione al momento dell’avvio della procedura. Il successivo trasferimento del detenuto è irrilevante grazie al principio di *perpetuatio iurisdictionis*.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Magistrato Sorveglianza: Cosa Succede se il Detenuto Viene Trasferito?

La determinazione della competenza magistrato sorveglianza è un aspetto cruciale nella fase di esecuzione della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per risolvere i dubbi che sorgono quando un detenuto viene trasferito in un altro istituto di pena dopo l’inizio di un procedimento. Vediamo nel dettaglio come la Corte ha applicato il principio della perpetuatio iurisdictionis per garantire certezza e continuità all’azione giudiziaria.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da una richiesta del Pubblico Ministero per il riesame della pericolosità sociale di un condannato, presentata il 19 dicembre 2023. Al momento della richiesta, l’interessato si trovava detenuto presso la casa di reclusione di Spoleto. Di conseguenza, il procedimento era stato avviato davanti al Magistrato di sorveglianza di Spoleto.

Successivamente, il 2 febbraio 2024, il detenuto veniva trasferito presso la casa circondariale di Catanzaro. A questo punto, il Magistrato di sorveglianza di Spoleto si dichiarava incompetente, ritenendo che la competenza seguisse il detenuto. Gli atti venivano quindi trasmessi al Magistrato di sorveglianza di Catanzaro, il quale, a sua volta, si dichiarava incompetente, sollevando un conflitto negativo di competenza davanti alla Corte di Cassazione. Secondo quest’ultimo, la competenza andava determinata con riferimento al luogo di detenzione al momento dell’inizio del procedimento, cioè Spoleto.

La Questione Giuridica sulla Competenza del Magistrato di Sorveglianza

Il nucleo del problema è stabilire quale giudice sia competente a decidere quando, dopo l’avvio di un procedimento di sorveglianza, il detenuto cambia istituto di pena. Si deve dare prevalenza al luogo dove si trova il detenuto al momento della decisione o a quello dove si trovava quando il procedimento è stato instaurato? Questa situazione, se non risolta, porta a una stasi processuale, impedendo di fatto la prosecuzione del giudizio e la decisione nel merito.

Il Principio della Perpetuatio Iurisdictionis

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto applicando un principio consolidato e di fondamentale importanza nel diritto processuale: la perpetuatio iurisdictionis (letteralmente, ‘perpetuazione della giurisdizione’).

Secondo questo principio, la competenza del giudice si determina con riferimento alla situazione di fatto e di diritto esistente al momento in cui la domanda giudiziale viene proposta o il procedimento viene avviato d’ufficio. Una volta che la giurisdizione è stata correttamente individuata e ‘radicata’ presso un determinato ufficio giudiziario, essa rimane ferma e insensibile a eventuali mutamenti successivi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza n. 30287/2024, ha affermato che la competenza del magistrato di sorveglianza si radica presso l’ufficio che ha giurisdizione sull’istituto di pena in cui l’interessato si trova al momento della richiesta, della proposta o dell’instaurazione del procedimento. Questo momento ‘cristallizza’ la competenza.

Nel caso specifico, il procedimento per il riesame della pericolosità sociale è iniziato quando il condannato era detenuto a Spoleto. Pertanto, la competenza apparteneva fin dall’origine al Magistrato di sorveglianza di Spoleto. Il successivo trasferimento del detenuto a Catanzaro è un evento irrilevante ai fini della determinazione della competenza, che non può essere spostata per un fatto sopravvenuto. Citando una propria precedente pronuncia (Sez. 1, n. 3084 del 28/06/1993), la Corte ha ribadito la validità di questo principio, volto a garantire la certezza del diritto e a prevenire manovre dilatorie o la ricerca di un giudice potenzialmente più favorevole.

Conclusioni

La decisione della Cassazione è di grande importanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che il trasferimento di un detenuto non comporta il trasferimento della competenza giurisdizionale per i procedimenti di sorveglianza già pendenti. La competenza del magistrato di sorveglianza, una volta fissata, non segue gli spostamenti fisici della persona. Questa regola assicura che il processo possa proseguire senza interruzioni e incertezze, tutelando l’efficienza dell’amministrazione della giustizia. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la competenza del Magistrato di sorveglianza di Spoleto, al quale sono stati trasmessi gli atti per la prosecuzione del giudizio.

Quando si stabilisce la competenza territoriale del Magistrato di sorveglianza?
La competenza territoriale si determina con riferimento alla situazione di fatto esistente al momento dell’instaurazione del procedimento di sorveglianza, ovvero quando viene presentata una richiesta o una proposta. Il luogo di detenzione del condannato in quel preciso momento radica la competenza.

Il trasferimento del detenuto in un altro carcere modifica il giudice competente?
No. In base al principio della perpetuatio iurisdictionis, la competenza del Magistrato di sorveglianza, una volta radicatasi, rimane ferma anche se successivamente il detenuto viene trasferito in un altro istituto di pena che ricade nella giurisdizione di un diverso ufficio.

Cosa succede se due Magistrati di sorveglianza si dichiarano entrambi incompetenti?
Si verifica un ‘conflitto negativo di competenza’. In tal caso, la questione viene rimessa alla Corte di Cassazione, che ha il compito di decidere quale dei due giudici sia competente e a cui disporre la trasmissione degli atti per la prosecuzione del procedimento, superando così la stasi processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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