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Avviso orale: guidare non è reato, dice la Cassazione

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per aver guidato un motociclo dopo aver ricevuto un avviso orale del questore, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la condanna, stabilendo che un semplice avviso orale del questore, privo di specifiche prescrizioni, non costituisce una misura di prevenzione. Pertanto, la guida in tale condizione non integra il reato previsto dall’art. 73 del d.lgs. 159/2011, portando all’assoluzione perché il fatto non sussiste.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Avviso Orale del Questore e Guida: Quando Non è Reato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26562 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla differenza tra un semplice avviso orale del questore e una vera e propria misura di prevenzione. La pronuncia stabilisce un principio di diritto cruciale: guidare un veicolo dopo aver ricevuto un mero avviso orale non costituisce reato ai sensi della normativa antimafia, a meno che non siano state imposte specifiche prescrizioni. Questa decisione annulla una condanna e delinea con precisione i confini di applicabilità di una norma penale molto severa.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna all’Assoluzione

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, inflitta dal Tribunale e parzialmente confermata dalla Corte d’Appello, alla pena dell’arresto. L’accusa era di aver violato l’articolo 73 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia) per essersi posto alla guida di un motociclo nonostante fosse destinatario di un avviso orale emesso dal Questore e avesse subito in precedenza la revoca della patente.

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. La violazione del principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto), sostenendo che l’imputato era già stato prosciolto per la stessa condotta, allora qualificata come violazione del Codice della Strada.
2. L’inapplicabilità dell’art. 73 D.Lgs. 159/2011, poiché un semplice avviso orale non costituisce una misura di prevenzione la cui violazione possa integrare il reato.
3. La mancanza di motivazione sulla mancata sostituzione della pena detentiva con la libertà controllata.

L’Avviso Orale del Questore Non È una Misura di Prevenzione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato e assorbente il secondo motivo di ricorso. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla natura giuridica dell’avviso orale del questore. Richiamando un proprio precedente consolidato (Sentenza n. 47713/2022), la Corte ha ribadito che il reato di cui all’art. 73 del Codice Antimafia sanziona la violazione di obblighi e prescrizioni derivanti da misure di prevenzione personali.

Tuttavia, un mero avviso orale, che si limita a un invito a “tenere una condotta conforme alla legge”, non rientra in questa categoria. Esso non comporta limitazioni alla libertà personale e non impone divieti specifici, come ad esempio il divieto di guidare veicoli. Per configurare il reato, è necessario che la misura di prevenzione contenga prescrizioni determinate, come quelle previste dall’art. 3, comma 4, del medesimo decreto legislativo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che il comportamento contestato all’imputato – la guida senza patente – era stato realizzato da un soggetto che era destinatario soltanto di un avviso orale. Tale avviso, per sua natura, non imponeva alcun divieto specifico relativo alla guida. Di conseguenza, la condotta, pur potendo essere illecita sotto altri profili (ad esempio, come violazione del Codice della Strada), non integrava la fattispecie penale contestata, che presuppone la violazione di una misura di prevenzione.

Il giudice del merito, secondo la Corte, avrebbe dovuto assolvere l’imputato per insussistenza del fatto, in quanto la condotta materiale non corrispondeva alla descrizione della norma penale. L’errore dei giudici di primo e secondo grado è stato quello di equiparare un semplice monito amministrativo a un provvedimento giudiziario limitativo della libertà personale.

Le Conclusioni: Annullamento perché il Fatto Non Sussiste

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando che il fatto di reato non sussiste. Questa decisione è definitiva e chiude il caso con l’assoluzione piena dell’imputato. Le implicazioni pratiche sono notevoli: si afferma con chiarezza che non ogni violazione commessa da un soggetto “avvisato oralmente” assume rilevanza penale ai sensi del Codice Antimafia. È necessaria la violazione di una prescrizione specifica contenuta in una misura di prevenzione formalmente applicata. La sentenza rafforza così il principio di legalità e tassatività della norma penale, evitando interpretazioni estensive che potrebbero ledere le libertà personali.

Guidare dopo aver ricevuto un ‘avviso orale del questore’ è un reato ai sensi del Codice Antimafia?
No. Secondo questa sentenza della Cassazione, la sola guida di un veicolo da parte di chi ha ricevuto un semplice avviso orale non integra il reato di cui all’art. 73 d.lgs. 159/2011. Tale reato si configura solo se si viola una specifica prescrizione imposta da una misura di prevenzione, che l’avviso orale di per sé non è.

Qual è la differenza tra un ‘avviso orale’ e una ‘misura di prevenzione’ secondo la Corte?
L’avviso orale è un mero monito del Questore a tenere una condotta conforme alla legge e non comporta limitazioni dirette alla libertà personale. Una misura di prevenzione, invece, è un provvedimento che impone obblighi e divieti specifici (es. divieto di guidare, obbligo di soggiorno) per prevenire la commissione di reati.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza un nuovo processo (‘senza rinvio’)?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché la questione era puramente di diritto e non richiedeva ulteriori accertamenti sui fatti. Avendo stabilito che il comportamento contestato non costituisce reato per la legge, la Corte ha potuto decidere il caso in modo definitivo, assolvendo l’imputato perché “il fatto non sussiste”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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