LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Art. 388 cod. pen.: quando la violazione è reato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una parte civile contro una sentenza di assoluzione per il reato previsto dall’art. 388 cod. pen. La Corte chiarisce che la violazione di un’ordinanza di assegnazione del credito, essendo un atto esecutivo e non una misura cautelare, non integra la fattispecie penale. L’impugnazione è stata inoltre respinta perché basata su una mera rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 388 cod. pen.: Non ogni Ordine del Giudice è Uguale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un’importante precisazione sui limiti di applicazione del reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, disciplinato dall’art. 388 cod. pen. La decisione chiarisce che non tutte le violazioni di ordini giudiziari integrano automaticamente questa fattispecie criminosa, tracciando una distinzione fondamentale basata sulla natura del provvedimento eluso. Il caso riguarda il ricorso di una parte civile avverso l’assoluzione di due soggetti accusati di aver ignorato un’ordinanza di assegnazione di un credito.

I Fatti di Causa

Una parte civile, creditrice in un procedimento, aveva ottenuto un’ordinanza di assegnazione di somme che un terzo doveva al suo debitore. A seguito del mancato pagamento, la parte civile aveva accusato i responsabili di aver violato l’art. 388 del codice penale. Tuttavia, sia in primo grado che in appello, gli imputati erano stati assolti. La parte civile ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel valutare i fatti e nel motivare la decisione di conferma dell’assoluzione.

L’Applicabilità dell’art. 388 cod. pen. all’Ordinanza di Assegnazione

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte riguarda la natura del provvedimento giudiziario violato. I giudici hanno stabilito che l’ordinanza di assegnazione del credito non rientra tra i provvedimenti la cui violazione è penalmente sanzionata dall’art. 388 cod. pen., in particolare dal suo secondo comma. Quest’ultimo si riferisce specificamente a provvedimenti cautelari o a ordini che impongono obblighi di fare o non fare.

L’ordinanza di assegnazione, al contrario, ha natura di atto esecutivo. È uno strumento del processo di esecuzione forzata che serve a soddisfare un credito, ma non ha la funzione cautelare di preservare un bene o un diritto in attesa della decisione finale. Pertanto, la sua elusione non integra la fattispecie penale contestata, in quanto manca uno degli elementi oggettivi richiesti dalla norma.

I Limiti del Ricorso per Cassazione e il Ruolo della Parte Civile

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Corte è di natura processuale. Il ricorso della parte civile è stato dichiarato inammissibile perché basato su ‘mere doglianze in punto di fatto’. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio nel merito, ma di controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Non può, quindi, riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente motivata, dei giudici di merito.

La Corte ha inoltre sottolineato l’elevato standard richiesto alla parte civile per ottenere un ‘overturning’ (una riforma) di una sentenza di assoluzione. Non è sufficiente proporre una ricostruzione alternativa dei fatti; è necessario dimostrare che la propria versione abbia una ‘forza persuasiva superiore’, tale da dissolvere ogni ragionevole dubbio che ha portato all’assoluzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto ineccepibile e completa la motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva escluso non solo la rilevanza penale della violazione dell’ordinanza esecutiva, ma anche la presenza di condotte simulate o fraudolente da parte degli imputati. Il ritardo nel pagamento del credito, secondo i giudici di merito, aveva trovato una ‘giustificazione, quanto meno formale, nella documentazione acquisita’. Di fronte a queste conclusioni, congrue e ben argomentate, il tentativo della parte civile di offrire una diversa lettura dei fatti è risultato inidoneo a scardinare il verdetto di assoluzione.

Conclusioni

L’ordinanza consolida due principi fondamentali. Primo, delimita con chiarezza il campo di applicazione dell’art. 388 cod. pen., escludendo atti meramente esecutivi come l’ordinanza di assegnazione del credito. Secondo, rafforza i paletti procedurali per l’impugnazione in Cassazione, specialmente per la parte civile che contesta un’assoluzione, ribadendo che il ricorso non può trasformarsi in un pretesto per ridiscutere il merito della vicenda. La decisione invita quindi i creditori a perseguire i propri diritti attraverso gli strumenti dell’esecuzione civile, senza poter ricorrere automaticamente alla sanzione penale per ogni inadempimento.

La violazione di un’ordinanza di assegnazione del credito integra il reato previsto dall’art. 388 del codice penale?
No. Secondo la Corte, l’ordinanza di assegnazione del credito è un atto del processo esecutivo e non rientra tra i provvedimenti cautelari o di altra natura la cui violazione è sanzionata penalmente dall’art. 388, comma 2, del codice penale.

È possibile per la parte civile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti del processo?
No. Il ricorso per cassazione deve basarsi su vizi di legittimità, ovvero sulla violazione della legge o su difetti di motivazione. Non è consentito proporre ‘doglianze in punto di fatto’, cioè chiedere una nuova e diversa valutazione delle prove e della ricostruzione degli eventi già effettuata dai giudici di merito.

Quale onere probatorio ha la parte civile per ottenere la riforma di una sentenza di assoluzione in appello?
La parte civile deve offrire una ricostruzione dei fatti dotata di una ‘forza persuasiva superiore’ a quella accolta nella sentenza assolutoria. Una mera diversa valutazione del materiale probatorio, con plausibilità pari o inferiore, non è sufficiente per far venir meno ogni ragionevole dubbio e giustificare una condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati