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Affidamento in prova terapeutico: quando è negato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l’affidamento in prova terapeutico. La decisione si basa sulla mancanza del requisito fondamentale dell’attualità dello stato di tossicodipendenza, come certificato dal Serd, rendendo impossibile l’applicazione della misura alternativa.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova Terapeutico: La Cassazione Sottolinea l’Importanza dello Stato di Dipendenza Attuale

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sui presupposti per la concessione della misura alternativa dell’affidamento in prova terapeutico. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile un ricorso, ha ribadito un principio cardine: senza un’attuale e certificata condizione di tossicodipendenza, la porta a questo specifico percorso di recupero alternativo al carcere rimane chiusa. Analizziamo i dettagli della vicenda e le motivazioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per essere ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova terapeutico, disciplinata dall’art. 94 del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990). Questa misura consente a persone con problemi di dipendenza di scontare la pena attraverso un programma terapeutico e socio-riabilitativo, anziché in un istituto penitenziario.

Il Tribunale di Sorveglianza di Firenze, tuttavia, respingeva la richiesta, dichiarando l’istanza inammissibile. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe valutato solo parzialmente gli elementi emersi dall’istruttoria, ignorando prove che avrebbero dimostrato lo stato di dipendenza del suo assistito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno qualificato le doglianze come mere critiche di fatto, non idonee a costituire un valido motivo di ricorso in sede di legittimità. Il ruolo della Cassazione, infatti, non è quello di rivalutare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione del giudice di merito.

Le Motivazioni: Requisito Indispensabile per l’Affidamento in Prova Terapeutico

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui la Cassazione ha confermato la correttezza dell’ordinanza impugnata. Il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza aveva evidenziato, sulla base di una certificazione del Serd (Servizio per le Dipendenze), l’assenza del cosiddetto ‘elemento soggettivo’ necessario per l’applicazione della misura.

In termini chiari, mancava la prova di uno stato di dipendenza attuale. L’articolo 94 del d.P.R. 309/1990 è finalizzato a favorire il recupero di chi è attualmente tossicodipendente. Se questa condizione non sussiste, viene meno il presupposto logico e giuridico per avviare un programma terapeutico in alternativa alla detenzione. La Corte ha sottolineato che la motivazione del Tribunale era logica, coerente e priva di contraddizioni, e pertanto non censurabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con forza un principio fondamentale: l’accesso all’affidamento in prova terapeutico non è automatico ma è subordinato alla rigorosa verifica di specifici presupposti. Il requisito dell’attualità dello stato di tossicodipendenza è un pilastro della norma, poiché la finalità è curare una patologia in corso, non una condizione passata. La decisione serve da monito: le istanze per l’ottenimento di misure alternative devono essere fondate su prove concrete e attuali, specialmente su certificazioni mediche aggiornate che attestino la sussistenza della condizione di dipendenza e la conseguente necessità di un percorso terapeutico. In assenza di tale presupposto, il ricorso non solo verrà respinto, ma potrà essere sanzionato con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché è stato negato l’affidamento in prova terapeutico in questo caso?
È stato negato perché, secondo la certificazione del servizio pubblico per le dipendenze (Serd), non sussisteva l’attualità dello stato di dipendenza del richiedente. Questo requisito è considerato indispensabile per poter accedere alla misura.

Qual è il requisito soggettivo fondamentale per ottenere l’affidamento terapeutico?
Il provvedimento evidenzia come requisito soggettivo necessario l’attualità dello stato di dipendenza da sostanze stupefacenti. Da questa condizione deriva la necessità di un programma terapeutico, che è il cuore della misura alternativa.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le critiche mosse all’ordinanza precedente erano aspecifiche e si limitavano a contestare la valutazione dei fatti senza sollevare valide questioni di diritto. Le argomentazioni non erano supportate da ragioni giuridiche o fattuali idonee a sostenere le richieste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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