LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Adesione UE e reati: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto pluriaggravato. Il ricorrente sosteneva che una precedente violazione, considerata per aggravare la pena, dovesse essere annullata a seguito dell’adesione UE del suo paese d’origine. La Corte ha rigettato questa tesi, stabilendo che l’adesione UE non rende retroattivamente non punibili i reati commessi prima dell’entrata in vigore del trattato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Adesione UE e Reati Precedenti: Un Principio Chiaro dalla Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 14270 del 2024, affronta una questione di notevole interesse: quali sono le conseguenze giuridiche dell’adesione UE di uno Stato sulla punibilità dei reati commessi dai suoi cittadini prima di tale evento? La Suprema Corte offre una risposta netta, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento penale.

I Fatti del Caso: Dal Furto al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per furto pluriaggravato emessa dal Tribunale di Rovigo e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Venezia. L’imputato, ritenuto penalmente responsabile, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

Il primo motivo contestava la determinazione della pena, ritenendola viziata. Il secondo, e più rilevante ai fini della nostra analisi, sollevava una complessa questione legata all’applicazione dell’art. 99 del codice penale e a una precedente violazione della normativa sull’immigrazione (art. 13, D.Lgs. 286/1998). Tale violazione era avvenuta in un’epoca in cui il paese di origine dell’imputato, la Romania, non era ancora membro dell’Unione Europea.

I Motivi del Ricorso e la questione dell’Adesione UE

La difesa sosteneva, in sostanza, che la successiva adesione UE della Romania avrebbe dovuto neutralizzare gli effetti di quella precedente violazione, rendendola irrilevante ai fini del trattamento sanzionatorio per il nuovo reato. L’argomento si basava sull’idea che il cambiamento dello status giuridico del cittadino, divenuto cittadino europeo, potesse avere un effetto retroattivo, cancellando la rilevanza penale di una condotta passata strettamente legata al suo status di cittadino extracomunitario.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, dichiarando l’appello inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo alla determinazione della pena, i giudici hanno semplicemente osservato che la decisione della Corte d’Appello era sorretta da una motivazione sufficiente, logica e basata su un adeguato esame delle argomentazioni difensive. Non vi era, quindi, spazio per una censura in sede di legittimità.

Il cuore della decisione risiede però nell’analisi del secondo motivo. La Corte ha demolito la tesi difensiva richiamando un suo precedente consolidato (Sez. 1, n. 12918 del 13/03/2015). Il principio affermato è chiaro e inequivocabile: l’adesione di uno Stato all’Unione Europea non determina la non punibilità dei delitti commessi anteriormente alla data di entrata in vigore del trattato di adesione. Si tratta di una diretta applicazione del principio generale ‘tempus regit actum’ in materia penale, secondo cui la legge applicabile è quella in vigore al momento della commissione del fatto. Il cambiamento di status giuridico internazionale di uno Stato non opera retroattivamente per abolire la rilevanza penale di condotte passate.

Le Conclusioni: Il Principio di Irretroattività e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame riafferma un caposaldo del diritto penale: la stabilità e la certezza del diritto. Un fatto, se costituisce reato nel momento in cui viene commesso, rimane tale indipendentemente da successivi cambiamenti geopolitici o normativi che non riguardino direttamente la norma incriminatrice. L’adesione UE è un evento che modifica lo status dei cittadini e le relazioni tra Stati, ma non agisce come un’amnistia retroattiva per reati legati allo status precedente. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

L’ingresso di un Paese nell’Unione Europea cancella i reati commessi in precedenza dai suoi cittadini, in particolare quelli legati alla normativa sull’immigrazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito, basandosi su precedenti, che l’adesione di uno Stato all’Unione Europea non determina la non punibilità di un delitto commesso prima dell’entrata in vigore del trattato di adesione.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati giudicati manifestamente infondati. Nello specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello sulla pena fosse adeguata e che l’argomento sull’effetto retroattivo dell’adesione all’UE fosse giuridicamente errato.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, fissata equamente dal giudice (in questo caso 3.000 euro), in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati