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Accordo ex art. 599-bis: ricorso inammissibile

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo ex art. 599-bis in appello per la ridefinizione della pena, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione sulla mancata assoluzione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’accordo comporta la rinuncia a tutti i motivi relativi alla responsabilità, limitando la cognizione del giudice e precludendo successive impugnazioni su tali punti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accordo in Appello (ex art. 599-bis): Quando il Ricorso in Cassazione è Precluso

L’istituto dell’accordo ex art. 599-bis del codice di procedura penale, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di concordare una soluzione condivisa nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, questa scelta strategica ha conseguenze significative sulla possibilità di impugnare successivamente la sentenza. La Suprema Corte ha infatti ribadito che la stipula di tale accordo preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative alla responsabilità penale.

Il Contesto: dalla Condanna all’Accordo in Appello

Il caso in esame ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Napoli per il reato previsto dall’art. 473 del codice penale. In sede di appello, la difesa dell’imputato e il Procuratore generale hanno raggiunto un accordo ex art. 599-bis c.p.p., concordando una riforma della sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio. Elemento cruciale di questa procedura è stata la rinuncia da parte della difesa a tutti gli altri motivi di appello, in particolare quelli che contestavano la responsabilità dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione e la Lamentela per Vizio di Motivazione

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa ha successivamente proposto ricorso per cassazione. Il motivo principale del ricorso era un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello. Secondo il ricorrente, la Corte territoriale avrebbe omesso di motivare le ragioni del suo mancato proscioglimento, ovvero non avrebbe spiegato perché non lo avesse assolto nel merito, nonostante l’accordo sulla pena.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità e l’Accordo ex art. 599-bis

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13818/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile la natura e gli effetti dell’accordo ex art. 599-bis. L’adesione a questa procedura comporta una rinuncia volontaria e consapevole ai motivi di appello non inclusi nell’accordo stesso. Di conseguenza, la cognizione del giudice d’appello viene limitata esclusivamente ai punti concordati tra le parti.

Nessun Obbligo di Motivazione sul Proscioglimento

Un punto fondamentale chiarito dalla Corte è che, a differenza di altri istituti processuali, l’accoglimento della richiesta di accordo non impone al giudice d’appello un dovere specifico di motivare il mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. La radicale diversità di questo istituto rispetto, ad esempio, all’applicazione della pena su richiesta delle parti (il c.d. ‘patteggiamento’ classico), fa sì che, una volta accettato l’accordo, il giudizio sulla responsabilità si consolidi sulla base della decisione di primo grado. Pertanto, lamentare in Cassazione la mancata motivazione su un punto a cui si è rinunciato in appello costituisce un motivo non consentito dalla legge.

Le motivazioni

La Corte Suprema fonda la sua decisione sul principio secondo cui l’accordo ex art. 599-bis c.p.p. rappresenta un patto processuale che cristallizza il giudizio sui punti oggetto di rinuncia. L’imputato, accettando di concordare la pena e rinunciando ai motivi sulla responsabilità, compie una scelta difensiva che preclude la possibilità di rimettere in discussione tali aspetti in una sede successiva. L’ordinanza sottolinea che il ricorso per cassazione diventa inammissibile per tutte le questioni, anche quelle rilevabili d’ufficio, alle quali l’interessato ha espressamente rinunciato in funzione dell’accordo sulla pena. La logica del legislatore è quella di incentivare la definizione concordata del processo in appello, garantendo al contempo la stabilità delle decisioni prese su base consensuale.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione rafforza un orientamento giurisprudenziale consolidato e offre un importante monito per la prassi forense. La scelta di aderire a un accordo ex art. 599-bis c.p.p. deve essere attentamente ponderata, poiché se da un lato può portare a un esito sanzionatorio più favorevole, dall’altro preclude definitivamente la via del ricorso in Cassazione per contestare la colpevolezza. La rinuncia ai motivi di merito non è un atto formale, ma una scelta sostanziale con effetti processuali irreversibili che definisce l’ambito del giudicato.

È possibile presentare ricorso in Cassazione per motivi di responsabilità dopo aver concluso un accordo ex art. 599-bis in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo implica la rinuncia a tutti i motivi di appello diversi da quelli sul trattamento sanzionatorio. Di conseguenza, un ricorso basato su questioni di responsabilità è inammissibile.

Se le parti raggiungono un accordo in appello, il giudice è tenuto a motivare il mancato proscioglimento dell’imputato?
No. L’ordinanza chiarisce che, nel caso dell’accordo ex art. 599-bis, non sussiste un dovere di motivazione circa il mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 cod. proc. pen., a differenza di altri istituti processuali.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in un caso come questo?
Come previsto dall’art. 616 cod. proc. pen., la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in Euro 4.000,00.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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