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Soglia minima concordato: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21336/2024, ha confermato che la proposta di concordato preventivo liquidatorio deve garantire inderogabilmente il pagamento di almeno il 20% ai creditori chirografari. La Corte ha rigettato il ricorso di un consorzio la cui proposta, offrendo solo il 14%, era stata dichiarata inammissibile, portando alla dichiarazione di fallimento. È stato chiarito che la soglia minima concordato è un presupposto di ammissibilità della domanda, che non può essere sanato da successive argomentazioni, come la presunta prescrizione di alcuni debiti. La decisione ribadisce la rigidità di tale requisito a tutela dei creditori.

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Soglia Minima Concordato: Il 20% è un Requisito Invalicabile

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto fallimentare: la soglia minima concordato del 20% per i creditori chirografari non è una mera indicazione, ma un requisito di ammissibilità inderogabile per le proposte di concordato preventivo liquidatorio. Questa pronuncia chiarisce che una proposta non conforme a tale soglia deve essere dichiarata inammissibile sin dall’inizio, senza possibilità di sanatorie basate su argomentazioni future. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla decisione del Tribunale di dichiarare inammissibile la proposta di concordato preventivo liquidatorio presentata da un consorzio. La ragione principale del rigetto era che il piano prevedeva di soddisfare i creditori chirografari in una misura del 14%, palesemente inferiore alla soglia legale del 20% fissata dall’art. 160 della legge fallimentare. Conseguentemente, il Tribunale aveva dichiarato il fallimento del consorzio.

La società aveva impugnato tale decisione, sostenendo che la percentuale reale di soddisfacimento sarebbe stata superiore al 20%. A suo dire, una parte consistente dei debiti indicati nel piano era in realtà prescritta e quindi non più esigibile. Escludendo tali debiti dal calcolo, la percentuale offerta ai restanti creditori sarebbe risultata conforme alla legge. Inoltre, i giudici di merito avevano riscontrato l’esistenza di atti di depauperamento del patrimonio, come pagamenti preferenziali a società riconducibili agli amministratori del consorzio e la cessione dell’intera struttura aziendale senza un’apparente contropartita.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le argomentazioni del consorzio, confermando l’inammissibilità della proposta e lo stato di insolvenza. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la soglia minima concordato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del consorzio, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo chiarimenti definitivi sulla natura della soglia minima concordato.

Il punto centrale della decisione è che il requisito del pagamento di almeno il 20% dell’ammontare dei crediti chirografari costituisce un presupposto di ammissibilità della domanda di concordato. Non si tratta di un elemento da verificare in un secondo momento o da rinegoziare, ma di una condizione che deve sussistere fin dalla presentazione della proposta.

La Corte ha specificato che la proposta deve essere formulata in modo coerente, indicando una percentuale di soddisfacimento non inferiore al 20% sulla base dell’elenco dei creditori presentato dal debitore stesso. L’argomentazione secondo cui alcuni di questi crediti potrebbero essere prescritti è stata ritenuta irrilevante in questa fase. La possibilità che un debito si estingua per prescrizione non può sanare una proposta che, al momento della sua formulazione, è palesemente contraria a una norma imperativa di legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la norma introdotta nel 2015 (art. 160, ultimo comma, legge fall.) ha implicitamente qualificato la soglia del 20% come un vero e proprio “requisito di accesso” alla procedura. Il giudice, già in fase di ammissione, è tenuto a verificare il rispetto di questa condizione.

Una proposta che non assicuri tale pagamento minimo è inammissibile ai sensi dell’art. 162 della legge fallimentare. Questo controllo di legalità formale spetta al giudice e precede la valutazione sulla convenienza economica della proposta, che è invece riservata ai creditori.

La Cassazione ha inoltre ritenuto inammissibili gli altri motivi di ricorso, in particolare quelli relativi alla presunta erronea valutazione dello stato di insolvenza. I giudici hanno confermato che l’insolvenza era stata correttamente desunta dal grave squilibrio tra un passivo di oltre 1,2 milioni di euro e un attivo quasi inesistente (immobilizzazioni per soli 3.500 euro), oltre che dalla cessazione di ogni attività operativa dell’impresa sin dal 2016.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: la soglia minima del 20% nel concordato liquidatorio è un paletto normativo non aggirabile. Le imprese in crisi che intendono accedere a questa procedura devono strutturare il loro piano in modo da garantire, con un grado di certezza sufficiente, il rispetto di tale percentuale fin dal principio. Non sono ammesse proposte condizionate o basate su eventi futuri e incerti, come l’accertamento della prescrizione di un debito. Questa pronuncia rafforza la tutela dei creditori chirografari, assicurando loro una soddisfazione minima come condizione per l’accesso stesso alla procedura concorsuale alternativa al fallimento.

È possibile presentare un concordato preventivo liquidatorio che offre ai creditori chirografari meno del 20%?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la proposta deve assicurare il pagamento di almeno il 20% dell’ammontare dei crediti chirografari. Una percentuale inferiore rende la proposta inammissibile sin dall’inizio.

Se alcuni debiti inseriti nel piano sono prescritti, si può considerare rispettata la soglia del 20% anche se la proposta iniziale indicava una percentuale inferiore?
No. La Corte ha chiarito che il rispetto della soglia del 20% deve emergere dalla proposta stessa, basata sull’elenco dei creditori. L’eventuale prescrizione di alcuni debiti è un fatto che non può sanare l’originaria inammissibilità di una proposta non conforme alla legge.

Il giudice può dichiarare inammissibile una proposta di concordato per il mancato rispetto della soglia del 20% senza attendere il voto dei creditori?
Sì. Il rispetto della soglia minima del 20% è un presupposto di ammissibilità che il giudice deve verificare in via preliminare. Se questo requisito non è soddisfatto, il giudice dichiara l’inammissibilità della proposta senza che questa venga sottoposta alla valutazione dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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