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Selezioni interne pubblico impiego: le regole giuste

Una dipendente pubblica impugnava l’esito di una procedura selettiva interna per un ruolo di coordinamento, lamentando la mancata predeterminazione dei criteri di valutazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo un principio fondamentale: le selezioni interne pubblico impiego, finalizzate a progressioni di carriera, sono disciplinate esclusivamente dalla contrattazione collettiva e non dalle norme generali previste per i concorsi pubblici di assunzione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Selezioni Interne Pubblico Impiego: Comanda la Contrattazione Collettiva

Le regole per le selezioni interne pubblico impiego sono spesso fonte di dubbi e contenziosi. È comune confondere queste procedure con i concorsi pubblici per l’assunzione, ma la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9644/2024, ha tracciato una linea netta: per le progressioni di carriera all’interno di un’area o fascia, la fonte normativa di riferimento è la contrattazione collettiva, non la legge sui concorsi. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una dipendente di un’Azienda Ospedaliera partecipava a una selezione interna per il conferimento di funzioni di coordinamento. All’esito della procedura, risultata vincitrice un’altra candidata, la lavoratrice decideva di impugnare gli atti, sostenendo l’illegittimità della selezione. Il motivo principale della contestazione era la mancata predeterminazione dei criteri di valutazione delle prove e dei titoli da parte dell’amministrazione, una violazione che, a suo dire, avrebbe leso la par condicio tra i candidati. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della lavoratrice, ma con una motivazione diversa rispetto a quella dei giudici di merito. Pur riconoscendo l’ammissibilità del ricorso, ha ritenuto i motivi infondati nel merito. La Corte ha operato una distinzione cruciale che costituisce il cuore della decisione.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Concorsi e Selezioni Interne Pubblico Impiego

La Corte ha spiegato che l’errore fondamentale della ricorrente è stato quello di fondare le proprie doglianze su norme applicabili ai concorsi pubblici finalizzati all’assunzione (come il d.P.R. 487/1994), e non alle selezioni interne per progressioni di carriera.

Nel contesto del pubblico impiego privatizzato, la disciplina delle procedure selettive interne, finalizzate alla mera progressione economica o professionale all’interno della stessa area o fascia, è affidata in via esclusiva alla contrattazione collettiva. Quest’ultima, infatti, può derogare alle disposizioni previste per i concorsi pubblici.

Citando un proprio precedente (Cass. n. 214/2018), la Corte ribadisce che la materia degli inquadramenti e delle progressioni interne rientra nella competenza della contrattazione collettiva. Le normative invocate dalla ricorrente, che impongono obblighi stringenti come la predeterminazione dei criteri di valutazione, si applicano ai concorsi per l’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro, non a procedure che gestiscono lo sviluppo di carriera di personale già in servizio. Pertanto, il richiamo a tali norme era inconferente e il ricorso, basato su questo presupposto errato, non poteva che essere rigettato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza fornisce un’indicazione chiara per amministrazioni e dipendenti pubblici. Nelle selezioni interne pubblico impiego per progressioni di carriera, il faro normativo è il contratto collettivo di comparto (CCNL). Qualsiasi contestazione sulla legittimità della procedura deve essere valutata alla luce delle regole stabilite in quella sede.

In sintesi:
1. Fonte Primaria: La contrattazione collettiva disciplina le progressioni di carriera interne.
2. Inapplicabilità delle Norme sui Concorsi: Le regole rigide previste per i concorsi di assunzione non si estendono automaticamente a queste selezioni.
3. Verifica Necessaria: Per valutare la correttezza di una procedura interna, è indispensabile analizzare il CCNL di riferimento e gli eventuali atti regolamentari aziendali conformi ad esso.

La decisione rafforza l’autonomia delle parti sociali nel definire i percorsi di carriera, distinguendoli nettamente dal momento dell’accesso al pubblico impiego.

Quali regole si applicano alle selezioni interne nel pubblico impiego privatizzato?
Secondo la Corte di Cassazione, a queste procedure si applicano le regole stabilite dalla contrattazione collettiva, la quale può prevedere norme diverse e in deroga a quelle vigenti per i concorsi pubblici di assunzione.

La mancata predeterminazione dei criteri di valutazione rende sempre illegittima una selezione interna?
Non necessariamente. Diventa illegittima solo se la contrattazione collettiva, che disciplina quella specifica procedura, lo impone come un obbligo. Il principio non deriva automaticamente dalle norme generali sui concorsi pubblici.

È corretto basare un ricorso sulle norme dei concorsi pubblici (es. d.P.R. 487/1994) per contestare una progressione di carriera interna?
No, la Corte ha chiarito che questo è un errore giuridico. Le procedure per progressioni economiche o professionali interne sono una materia distinta, la cui disciplina è demandata alla contrattazione collettiva, non alle leggi sui concorsi pubblici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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