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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue

Gli eredi di un ex collaboratore linguistico universitario hanno fatto ricorso in Cassazione per ottenere differenze retributive. Durante il giudizio, hanno presentato una rinuncia al ricorso, accettata dall’università. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo, ponendo fine alla controversia senza una decisione nel merito e chiarendo quando non è dovuto il doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi dell’Ordinanza 11335/2024

La rinuncia al ricorso è uno strumento processuale che consente di porre fine a una controversia legale in modo definitivo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 11335 del 29 aprile 2024, ci offre un esempio pratico di come questo istituto funzioni e quali siano le sue conseguenze, in particolare riguardo all’obbligo del versamento del doppio contributo unificato. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per comprendere meglio le dinamiche processuali.

I Fatti di Causa: Una Lunga Controversia Retributiva

La vicenda trae origine dalla domanda presentata dagli eredi di un ex collaboratore linguistico di un’importante Università italiana. Essi richiedevano il pagamento delle differenze retributive maturate dal loro dante causa tra il 1994 e il 2007. La richiesta si basava sulla pretesa di equiparare il trattamento economico del collaboratore a quello di un professore associato a tempo definito, un diritto che era già stato riconosciuto per un periodo precedente da una sentenza passata in giudicato.

Tuttavia, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. I giudici di merito avevano osservato che, per il periodo in questione, la normativa era cambiata (in particolare con il D.L. n. 2/2004), parametrando la retribuzione dei lettori a quella del ricercatore confermato e non più del professore associato. Inoltre, una conciliazione giudiziale avvenuta nel 1999 aveva definito ogni pendenza fino al febbraio 1994, e il successivo contratto come collaboratore esperto linguistico era stato interpretato come una rinuncia a ulteriori pretese basate sul precedente inquadramento. Di fronte a queste decisioni sfavorevoli, gli eredi avevano deciso di presentare ricorso in Cassazione.

L’Ordinanza della Cassazione e la Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena è avvenuto durante il giudizio di legittimità. Le parti ricorrenti hanno depositato una formale dichiarazione di rinuncia al ricorso. Questo atto è stato a sua volta accettato formalmente dall’Università controricorrente.
Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito delle questioni sollevate (come l’applicabilità del precedente giudicato o l’interpretazione della normativa sui lettori universitari), ma si è limitata a prendere atto della volontà delle parti di porre fine al contenzioso. In applicazione dell’art. 390 del codice di procedura civile, che disciplina appunto la rinuncia, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente processuale e si fonda su due punti cardine:
1. L’Estinzione del Processo: L’articolo 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso. Se la controparte, che ha depositato un controricorso, accetta tale rinuncia, il processo si estingue. Nel caso di specie, essendo state soddisfatte entrambe le condizioni (rinuncia e accettazione), la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare formalmente la fine del giudizio.
2. L’Assenza del Doppio Contributo Unificato: Un aspetto di grande interesse pratico è la decisione della Corte riguardo al cosiddetto “doppio contributo unificato”. L’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002 prevede che la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha specificato che questa sanzione non si applica in caso di estinzione del processo. Citando precedenti consolidati (Cass. n. 3688/2016; Cass. n. 23175/2015), i giudici hanno ribadito che la norma sanzionatoria si riferisce esclusivamente agli esiti negativi nel merito o per ragioni procedurali, e non alla chiusura del processo per volontà delle parti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è emblematica perché illustra chiaramente il funzionamento e le conseguenze della rinuncia al ricorso. Questo strumento permette alle parti di terminare una lite, spesso a seguito di un accordo transattivo extragiudiziale, evitando così i tempi e le incertezze di un giudizio di Cassazione. La decisione della Corte chiarisce inoltre un punto fondamentale per gli avvocati e i loro assistiti: la rinuncia, se accettata, non comporta il rischio di dover pagare il doppio contributo unificato, rendendola una via d’uscita processualmente ed economicamente vantaggiosa quando si vuole porre fine a una controversia in modo consensuale.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione non decide sul merito della questione, ma si limita a dichiarare la fine del procedimento giudiziario, come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato sorge solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del processo per rinuncia accettata.

Una precedente sentenza favorevole garantisce lo stesso trattamento economico per il futuro?
Non necessariamente. Come emerge dalla ricostruzione dei fatti nei gradi di merito, una sentenza passata in giudicato su un determinato periodo non si estende automaticamente a periodi successivi, specialmente se intervengono nuove leggi o nuovi accordi contrattuali tra le parti che modificano la situazione giuridica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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