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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Una società di servizi idrici propone ricorso per cassazione contro una sentenza. Successivamente, deposita un atto di rinuncia al ricorso, dichiarando di non avere più interesse. La Corte Suprema, pur in assenza di accettazione della controparte, dichiara l’estinzione del giudizio e condanna la società rinunciante al pagamento delle spese legali sostenute dalla parte avversa.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Conseguenze e Condanna alle Spese

L’ordinanza n. 10003/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali ed economiche derivanti dalla rinuncia al ricorso. Questo atto, apparentemente semplice, chiude una controversia ma attiva precisi meccanismi in merito alla ripartizione delle spese legali. L’analisi di questo caso, che ha visto contrapposte una società di servizi idrici e una cittadina, ci permette di comprendere come il Codice di procedura civile gestisce la fine anticipata del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore idrico aveva impugnato con ricorso per cassazione una sentenza del Tribunale di Genova. La controparte, una cittadina, si era costituita in giudizio depositando un controricorso per difendere le proprie ragioni.

Tuttavia, prima che la Corte si riunisse per discutere il caso, la società ricorrente ha cambiato strategia. Ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, ai sensi dell’art. 390 del Codice di procedura civile, motivandola con la sopravvenuta carenza di interesse alla prosecuzione della causa. È importante notare che la controparte non ha formalmente accettato tale rinuncia.

La Rinuncia al Ricorso e la Decisione della Corte

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della controversia originaria. Il suo compito si è limitato a prendere atto della volontà della parte ricorrente di abbandonare l’impugnazione.

La rinuncia al ricorso è un atto unilaterale che non richiede l’accettazione della controparte per produrre il suo effetto principale: l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si chiude definitivamente. La sentenza impugnata, quindi, diventa definitiva, come se il ricorso non fosse mai stato presentato.

La Corte ha quindi applicato l’art. 391 c.p.c. e ha dichiarato formalmente l’estinzione del giudizio.

Le Motivazioni della Condanna alle Spese

Il punto cruciale della decisione riguarda la gestione delle spese legali. Sebbene la rinuncia estingua il processo, non cancella i costi che la parte resistente (la controricorrente) ha dovuto sostenere per difendersi. Il Codice di procedura civile, all’art. 391, stabilisce una regola chiara: il rinunciante deve rimborsare le spese alla controparte, salvo che non vi sia un diverso accordo tra di loro.

Nel caso in esame, non essendoci alcun accordo, la Corte ha agito di conseguenza. Ha condannato la società ricorrente al pagamento di tutte le spese del giudizio di cassazione sostenute dalla cittadina. L’importo è stato quantificato in complessivi € 1.800,00, di cui € 1.600,00 per onorari, oltre a spese generali e accessori di legge. La motivazione è lineare: la parte che ha dato inizio a un’azione legale e poi vi rinuncia deve farsi carico dei costi che la sua iniziativa ha generato per la parte avversa.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la scelta di rinunciare a un’impugnazione è legittima e porta all’estinzione del giudizio, ma comporta quasi sempre una conseguenza economica. Chi rinuncia deve essere consapevole che, in assenza di un patto contrario, sarà tenuto a pagare le spese legali della controparte. Questa regola garantisce un equilibrio, evitando che una parte possa avviare un procedimento giudiziario e poi abbandonarlo a cuor leggero, lasciando l’avversario con il peso dei costi di difesa sostenuti inutilmente.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, il che significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Secondo quanto stabilito nell’ordinanza, la parte che effettua la rinuncia è condannata a pagare le spese legali sostenute dalla controparte, a meno che non sia stato raggiunto un diverso accordo tra le parti.

L’accettazione della controparte è necessaria per l’efficacia della rinuncia?
No, l’ordinanza dimostra che la Corte dichiara l’estinzione del giudizio basandosi sulla sola dichiarazione di rinuncia del ricorrente, anche se la controparte non ha manifestato la propria accettazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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